‘Nino!’ è il titolo della mostra al Museo di Roma Palazzo Braschi (13/11 – 6/1) con lo scopo di accompagnare lo spettatore attraverso un viaggio alla riscoperta dell’artista che ha regalato al mondo del cinema e dello spettacolo interpretazioni memorabili. Eduardo De Filippo gli disse: “Tu puoi essere il mio erede”. Lui rispose: “Non solo non posso essere il tuo erede ma non sarò mai grande come te”. Eduardo in realtà ha avuto ragione in primo luogo perché un grande fa sempre un passo indietro rispetto al proprio maestro, e in secondo luogo perché come Eduardo ha dato il senso della napoletanità in tutto il mondo, così ha fatto Nino con la romanità. Era attacatissimo a Roma. Nino Manfredi è stato un attore, regista, sceneggiatore, doppiatore, scrittore e cantante italiano.
Interprete versatile e incisivo, tra i più validi del cinema italiano, nel corso della sua lunga carriera ha alternato ruoli comici e drammatici con notevole efficacia, ottenendo numerosi riconoscimenti. Con Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Marcello Mastroianni e Vittorio Gassmann fu uno dei “mostri” della commedia all’italiana. Lui è più romano di tutti i romani. Una città che ha conosciuto dalle più disparate zone, quando era giovane, periodo in cui cambiò molte case, prima del successo. Di Roma ha avuto modo di percepire tutte le atmosfere. Artefice di una mimica unica ed inimitabile. Nino Manfredi, a 10 anni dalla sua scomparsa viene ricordato con foto, testimonianze compreso un super 8 girato in famiglia, una esposizione multimediale che offre foto di set, di famiglia altro. Ma anche ricostruzioni di ambienti, e caroselli a cui ha fatto da testimonial. Dalla ricostruzione del salotto della casa romana dell’attore con l’amata poltrona, la tv e ai piedi il cavalluccio a dondolo in legno dei suoi figli quando erano bambini, alle foto e testimonianze dei suoi film più celebri a cominciare da quelle inedite delle avventure di Pinocchio di Comencini con una splendida Gina Lollobrigida (Fata turchina).
Dice la moglie Erminia: «Ho avuto la fortuna e il privilegio di vivere accanto a un grande attore ed essere testimone della sua ininterrotta ricerca espressiva per quasi mezzo secolo. Oggi sono felice che a quasi 10 anni dalla sua scomparsa, vi sia la possibilità di condividere la memoria di Nino con questa mostra inedita per la quale ho messo a disposizione con gioia molto di quanto ha lasciato all’archivio privato della sua famiglia. Mi auguro che grazie a questo anche i più giovani possano conoscere il lavoro di mio marito, un uomo e un grandissimo artista che ha segnato la sua epoca con tante indimenticabili interpretazioni, con la sua ironia, il suo umorismo e la sua umanità. Le persone ritrovavano in loro Nino. Rappresentava la gente e lui diceva che bisognava parlare senza paroloni perché altrimenti si alza e se ne va. Ovviamente non voglio dire che oggi sia tutto finito, anzi, ci sono tanti attori bravi e bisogna saperli vedere perché oggi è diverso da ieri, come Servillo, Favino, Ghini. A Taromina c’è il premio Nino Manfredi e ogni anno premio un attore. Il bello è fatto da tante piccole sfaccettature. La sua assenza è pesante ma in questa mostra lo ritrovo.»
In sottofondo durante il percorso della mostra per la prima volta in esclusiva la canzone inedita che l’attore cantò prima della sua morte: nel dicembre del 1997 Nino Manfredi s’innamorò al primo ascolto della canzone “Non lasciare Roma” e volle inciderla. Grazie al produttore e musicista Claudio Zitti questo fu possibile. Gli autori sono due colonne portanti nel panorama della musica italiana: Mario Panzeri e Franco Fasano. Una rassegna fotografica e multimediale suddivisa in 10 sale, ad ognuna delle quali il compito di raccontare una delle tante sfaccettature di questo artista e arricchita dalle testimonianze di personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo come Gianni Canova, Enrico Brignano, Ornella Vanoni, Alessandro Benvenuti, Lina Wertmuller, Giuliano Montaldo, Pietro Abate e Alberto Panza insieme a quelle dei figli Roberta e Luca. L’esposizione presenterà anche il documentario realizzato da Willy Colombini durante la tournée americana del Rugantino del 1964.
Il figlio Luca che ha realizzato il documentario ‘Ottant’anni da attore spiega «è un viaggio a ritroso nella carriera di Nino Manfredi: attore, doppiatore, soggettista, sceneggiatore, regista, autore di commedie teatrali e cantante, partendo dai festeggiamenti per i suoi ottant’anni, nel marzo del 2001. Il film è stato realizzato con l’amichevole partecipazione di Massimo Ghini -nella funzione di intervistatore- e del critico Gianni Canova, che mi hanno aiutato a compiere un’ “esplorazione” nella memoria artistica di mio padre, arricchita da testimonianze, contributi d’archivio, filmati e racconti inediti. Se dovessi trovare un termine che lo definisca come uomo di spettacolo, direi che Nino era un “artigiano”, innamorato del suo lavoro per il grande impegno che metteva in tutto quello che faceva».