È online Promenade, album di esordio degli Aleph Trio, una delle cinque band finaliste del prestigioso Fara Jazz Festival 2020. La band è costituita da Antonio Cece, chitarrista e compositore, Daniele de Santo, contrabbassista e Marco Fazzari batterista.
Promenade, che è composto da sette brani tutti strumentali, è stato concepito come la storia di un viaggiatore che è alla ricerca di qualcuno o di qualcosa e che ama perdersi nelle culture dei Paesi che lo ospitano in modo da ritornare nella sua Terra con una nuova consapevolezza frutto degli incontri fatti.
Le sonorità presenti nell’album hanno la loro matrice in diversi generi musicali che vanno dal jazz alla musica classica, dal rock all’elettronica in un mix godibile e raffinato.
Il video del singolo omonimo è stato realizzato dall’artista visiva Ludovica Bastianini, molto apprezzata in Italia e all’estero per la sua ricerca fotografica. In esso si alternano fotografie dipinte a mano e in digitale con fotografie ready made prese dagli archivi personali dei musicisti. Questa combinazione rende il video originalissimo. Noi di Mydreams li abbiamo intervistati.
Quando, come e perché è iniziata la vostra avventura musicale?
Daniele De Santo & Antonio Cece: «La nostra avventura musicale è nata in seguito, come costola, di un altro progetto in quartetto con il quale abbiamo realizzato due dischi; gli SWUNK. Questa formazione, vedeva nella sezione ritmica Daniele De Santo al basso e Alfonso Donadio alla batteria che poco dopo la realizzazione del primo disco “Swunk Infusion” lascia la band per trasferirsi a Milano. Subentra in gran stile e amore per il progetto Marco Fazzari sponsorizzato dallo stesso Alfonso. E’ stato amore a prima vista, e c’è stata coesione musicale che ha portato poi, dopo il secondo disco “SoundScapes”, ad assecondare l’estro compositivo di Antonio Cece dando vita ad un trio, che ora potete sentire in questo disco ” Promenade”.
Insomma ne abbiamo attraversate tante colonizzando ogni casa che Antonio ha cambiato nel tempo».
Perché nasce Aleph Trio?
«Il principio di necessità che anima il desiderio di creazione è alla base del tutto. Promenade è stato concepito come la storia di un viaggiatore che esplora curiosamente il legame e lo sforzo tra l’atto di partire e di tornare. Lo storytelling di Promenade, inizia come al solito: cercando qualcosa o qualcuno. E finisce come altre storie: tornando a casa, con una consapevolezza acquisita».
Potete spiegarci la scelta Aleph per il nome della band?
Antonio Cece: «Consapevole dell’esistenza di un altro celebre “Aleph Trio” quello di John Zorn, è stato l’amore profondo per il romanzo di Jorge Luis Borges “El Aleph” che con la sua retorica mi accompagna dall’adolescenza, che mi ha portato a sentire universale il concetto che si cela dietro l’Aleph. In Promenade ci sono rimandi alla poetica di J.L.Borges quali gli specchi,la moltitudine e il doppelganger di Mirrors.
L’ảleph è la prima lettera dell’alfabeto fenicio e la prima lettera dell’alfabeto ebraico,ha come corrispondente greco l’alfa, e da questa lettera si è originata anche la A latina.
Aleph è il simbolo dell’unità, del principio, e per questo motivo della potenza, della continuità, della stabilità, dell’equanimità. Esso è anche il centro spirituale da cui irradia il pensiero, stabilendo un collegamento tra i mondi superiori e quelli inferiori».
Quale musica ascoltavano e ascoltano gli Aleph Trio?
Daniele De Santo: «Inostri ascolti sanno essere molto simili e al contempo disparati, ma solo in ordine temporale,veniamo tutti dalla nostra adolescenza rock passando per la musica Progressive ed il Funk che incontra la classica ad ampio spettro e i grandi cantautori. Metti che Il nonno di Antonio era un grande compositore…e nella sua chitarra si sente! Abbiamo studiato e amatoil jazz, e continuiamo a farlo…immaginate voi da tutto questo come potevamo non confonderci tra le nostre radici viaggiando insieme in lunghe…PROMENADE (ehehehe) Ascoltiamo tutto ciò che ci fa vibrare puramente l’anima».
Antonio Cece: «Sono cresciuto in una famiglia in cui l’approccio alla Musica, è stato favorito dalla presenza di un nonno titolare della cattedra di composizione al Santa Cecilia di Roma. Questo mi ha fatto avvicinare giovanissimo alla musica Classica, e a 4 anni il primo CD che chiesi in regalo è stato il Greatest Hits II dei Queen. Per quanto riguarda i riferimenti chitarristici e compositivi, sono un amante dei grandi giganti quali Pat Metheny, Julian Lage, Bill Frisell, Nir Felder, Jimi Hendrix, Jeff Beck, Brad Mehldau, Aaron Parks, The Bad Plus, Radiohead».
Abbiamo ascoltato l’album con grande attenzione e ci è molto piaciuto per la sua originalità ed eleganza nella ricerca di sonorità pulite nonostante la mescolanza di generi diversi tra loro quali il jazz, la musica classica, il rock e l’elettronica. Quali difficoltà avete incontrato per realizzare questo mix affascinante ?
Daniele De Santo: «Molte idee musicali presenti poi sottoforma di brani nel disco nascono intensamente dal periodo “Matteo Renato Imbriani…”, ci piace ricordare così il periodo in cui Antonio abitava al centro Storico di Napoli, erano i giorni in cui si frequentava spesso il Conservatorio di Napoli.
Si provava al sesto piano di un palazzo antico (immaginate salire un contrabbasso….e una batteria!!!), sforzi fisici e amore hanno trovato in quella casa il nido perfetto per la creazione. Antonio sfoggiava le sue sfavillanti idee armoniche e senza nessuna spiegazione razionale, succedeva che giravano su di un groove che sembrava da sempre essere scritto per quell’idea. Da li ci siamo detti ben poco…e non abbiamo mai smesso. Tante serate insieme a suonare, musica nostra e non, feste e luoghi sacri, piazze e club…terraferma e non!».
Il bellissimo e suggestivo video del singolo Promenade che dà titolo all’album è stato realizzato dall’artista Ludovica Bastianini. Come è avvenuto il vostro incontro?
Antonio Cece: «Il primo incontro con Ludovica risale a quasi ventanni fa! Siamo amici di lunga data, e la nostra prima collaborazione artistica è avvenuta suonando standards jazz in chiave manouche, e da tre anni la nostra relazione si è evoluta in un rapporto d’amore e di coppia. Il nostro sodalizio artistico è sinergico ed ambivalente, prima di Aleph Trio abbiamo collaborato assieme per le musiche del cortometraggio REVE con la bravissima performer di Burlesque Fanny DAmour. Half of A Second, un brano presente nell’album di Aleph Trio, il video è l’ultima creazione visiva di Ludovica dopo quello di Promenade. Attraverso una combinazione di best selling video collezionati in un anno dagli archivi di stock video online, il cortometraggio analizza le immagini commerciali che sono acquistate e vendute nel mondo sotto le keywords: uomo uomini donna donne. Abbiamo provato a rispondere alle domande: Cos’è un donna oggi, cos’è un uomo? Qual è il loro ruolo nella società contemporanea come creano una coppia, una famiglia una comunità? Come le pubblicità influenzano le nostre vite o rispondono ai nostri desideri? ».
Siete una delle 5 band finaliste del prestigioso Fara Jazz Festival 2020. Potete parlarci di questa esperienza?
Marco Fazzari: «L’esperienza al Fara Music è stata indimenticabile, soprattutto perché caratterizzata da un evento molto singolare. Infatti, fra le band concorrenti selezionate dalla giuria come finaliste, c’era anche Rog3, trio formato incredibilmente dalla stessa sezione ritmica (basso e batteria) di Aleph trio. Questo ha dato il La per vivere un’esperienza davvero eccezionale. Aleph Trio e Rog3 hanno condiviso amicizia, passione, trepidazione.. viaggio, emozioni, impressioni.. “ce simm spartut o suonn” (abbiamo condiviso il riposo notturno) come si suol dire nel nostro amato dialetto napoletano. Questo aspetto è stato impreziosito dall’accoglienza ricevuta da Enrico Moccia (direttore del festival) Francesco Lupi (sound engineer) e Marco Mari (video maker) che, oltre ad esprimere grande competenza e professionalità, ci hanno messo a proprio agio sin dal primo momento. Così, esibirsi, è stato come passeggiare sulla più dolce delle “Promenade”».
Quali caratteristiche deve avere chi ascolta la vostra musica e a chi,in particolare, dedicate l’album?
Marco Fazzari: «Beh.. Forse il nostro desiderio, nonché inclinazione, è sempre stato quello di assaporare ogni nota, ogni “colore”, che la nostra musica ci suggerisse, zampillando dall’atto della creazione. Questo profondo atto d’amore della nostra ricerca forse merita ascoltatori disposti a prendersi un grande rischio, oggi, per i tempi che “corrono”.. Ascoltatori disposti a fermarsi, che sappiano tirare i remi in barca per un attimo, quel tempo sufficiente per cui si può contemplare un’opera, dando ristoro alla propria anima e soprattutto significato alla virtù dell’artista. A tutti costoro va la nostra dedica».
Antonio Cece: «Dedico l’album ai viaggiatori, a chi crede nell’ascolto del sé e del prossimo, a chi crede nell’anima, a chi ha necessità di ascoltare storie. E infine una dedica alle persone che hanno saputo credere in questa Promenade, ai quali non posso che dire Grazie!».