Una notizia che non avremmo mai voluto dare: Diego Armando Maradona è morto.
El Pibe de Oro, come veniva soprannominato dai tifosi, si è spento nella sua casa di Buenos Aires oggi pomeriggio in seguito ad un arresto cardiaco. La notizia è stata data dal quotidiano Clarin, una delle testate più autorevoli dell’America Latina. L’ex attaccante del Napoli aveva compiuto da poco 60 anni, precisamente lo scorso 30 ottobre e recentemente si era sottoposto ad un delicato intervento di neurochirurgia per eliminare un esteso ematoma subdurale al cervello nella prestigiosa Clinica Olivos di Buenos Aires. L’intervento, secondo i bollettini medici diramati, era stato eseguito senza complicazioni di sorta e Maradona era stato dimesso facendo tirare un respiro di sollievo ai suoi sostenitori . Evidentemente il suo fisico debilitato non ha retto questa ulteriore prova.
Diego Armando Maradon non è stato un semplice calciatore. Ha incarnato il sogno di tutti quelli che vogliono riscattarsi da una condizione di vita misera, di quelli che attendono giorno dopo giorno il loro momento di fortuna e di gloria, di quelli che con arroganza non si fanno da parte e urlano ancora più forte per farsi sentire, di quelli che arrivati, ostentano la loro ricchezza e diventano ingovernabili, capricciosi, arrabbiati come dei pugili sul ring con il naso e le sopracciglia spaccate. Estro, fantasia, forza, imprevedibilità la chiave del suo successo. Le corse a perdifiato per raccattare una palla fatta di stracci e compiacersi nel fare i palleggi,la consapevolezza di essere il migliore nel ricevere il Pallone d’Oro alla carriera nel 1995 e non ringraziare nessuno se non il proprio immenso talento. Un genio del calcio, un fuoriclasse assoluto che non temeva e non teme il confronto con un’altra leggenda vivente del calcio mondiale: Pelè.
Con l’Argentina vinse i mondiali del 1986 e con il Napoli due scudetti nel 1987 e nel 1990. Ma per descriverlo non bastano le partite giocate ed i suoi gol memorabili. Ci vorrebbero in questo momento le parole commosse di un tifoso del Napoli, le sue lacrime e forse anche i suoi silenzi. Nessun giocatore si è mai tanto identificato con una città e con i suoi abitanti. Maradona viene prima del Vesuvio e del mare, prima delle canzoni, prima del babà e della sfogliatella, della pastiera , dei colori e dei vicoli e forse anche prima di San Gennaro.
In un noto bar di Via Nilo nel centro storico, si conserva un capello di Maradona che è diventato una reliquia . La gente si segna con la croce, dopo aver preso un caffè.
Molti napoletani stasera sono tristi e ognuno di loro ricorderà a modo suo Maradona. Chi lo ha visto in campo ne tesserà le lodi di attacante, chi ha avuto la fortuna di incontrarlo le sue doti umane di scugnizzo argentino, chi non lo ha mai visto né in campo né di persona lo conosce ugualmente perché Maradona è uno di famiglia come Totò,Eduardo,Troisi.