La serie televisiva “Snowpiercer”, distribuita a maggio da Netflix, è una delle sorprese televisive più piacevoli di questo strano 2020. Ideata da Graeme Manson sulla base della graphic novel “Le Transperceneige” e del film del 2013 di Bong Joon-ho, “Snowpiercer” si ambienta in un futuro postapocalittico, in cui una glaciazione artificiale ha costretto quel che rimane dell’umanità a vivere su un treno di 1001 carrozze che si sposta in moto perpetuo intorno alla Terra.
Nel treno, passeggeri più ricchi sono saliti a bordo muniti di biglietto, mentre i meno abbienti hanno assalito le carrozze e si sono accaparrati un posto sfidando i proiettili del personale preposto alla sorveglianza. Le due categorie vanno a costituire rispettivamente la prima classe, dotata di mezzi e risorse in abbondanza, e il cosiddetto Fondo, i cui abitanti vivono – e muoiono – di ristrettezze e di stenti, ammassati come capi di bestiame e vessati da una sicurezza che reprime con la forza ogni tentativo di ribellione. Nel mezzo, a completare un quadro che è specchio della piramide sociale eretta dal capitalismo, gli impiegati della seconda classe e i proletari della terza, il cui lavoro è indispensabile al funzionamento del treno. A tenere le fila del microcosmo su rotaie è Melanie Cavill, capo dell’accoglienza e voce di quell’altoparlante tramite cui vengono dispensate volontà e disposizioni del signor Wilford, fantomatico creatore del treno che non si mostra ai passeggeri dal giorno della partenza.
Molti sono i temi affrontati all’interno di queste prime dieci puntate: dalle questioni ambientali che affliggono la nostra realtà alle strutture sociali in cui solo un’esigua parte della popolazione detiene potere e ricchezza, la serie propone una vasta gamma di problematiche estremamente attuali, presentandosi come uno specchio deformante del mondo in cui noi tutti viviamo. Gli orrori che di solito percepiamo come molto distanti, perpetrati in qualche angolo remoto del pianeta, qui si condensano nello spazio dei vagoni del treno, con le sue rigide gerarchie e i crudeli provvedimenti volti a mantenere l’ordine.
Ogni personaggio della serie, che si tratti di Layton, Pike, Oz, Josie o LJ, non è classificabile né come eroe né come cattivo a tutti gli effetti, poiché tutti loro dimostrano (seppur in modi differenti) una capacità di rielaborare il contesto a seconda della propria condizione e della verità di fronte a cui vengono posti. Nel giudicarli, infatti, non dobbiamo mai dimenticare un fattore fondamentale: Snowpiercer è di uno di quegli scenari distopici in cui nessuno di noi vorrebbe mai vivere, e qui le regole del gioco cambiano completamente. Il treno ti priva dell’uguaglianza, della libertà, dell’anima; in cambio, ti concede la vita.