I grandi artisti salgono in cattedra con il primo MOOC (Massive Open Online Courses) in Italia sulla musica, proposto dall’Università degli Studi di Napoli Federico II, per l’anno accademico 2020/2021, intitolato “I linguaggi della creatività”.
Il progetto nasce come idea del prof. Lello Savonardo che ha deciso di riorganizzare le conversazioni universitarie, tenutesi negli ultimi 15 anni, con grandissimi artisti italiani come Ligabue, Jovanotti, Dalla, Britti, Bennato e Mango, creando un vero e proprio corso disponibile online sulla piattaforma Federica Web Learning dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.
L’università degli Studi di Napoli Federico II propone per l’anno accademico 2020/2021 il primo MOOC (Massive Open Online Courses) in Italia sulla musica. Il corso intitolato “I linguaggi della creatività” è un progetto da lei ideato e curato, che sarà accessibile a tutti. È un’iniziativa lodevole!
«Il corso online “I Linguaggi della Creatività” rappresenta una esperienza unica in Italia nel suo genere e si propone di divulgare teorie e riflessioni sociologiche attraverso il punto di vista di artisti che, in quanto testimoni privilegiati del mutamento culturale, sono in grado di raccontare attraverso le loro canzoni e le loro riflessioni le principali trasformazioni sociali che hanno caratterizzato la storia del Paese, da angolazioni diverse rispetto all’approccio accademico tradizionale. Rappresenta una modalità inedita di trasmettere conoscenze anche grazie all’esperienza degli artisti. Una modalità che avvicina gli studenti – attraverso l’interpretazione dei cantautori protagonisti del MOOC – anche alle principali teorie dei sociologi contemporanei che studiano la tarda modernità con approcci scientifici e accademici. I risultati sono al di sopra delle aspettative, gli studenti sono entusiasti di avere docenti straordinari come gli artisti protagonisti del corso e si avvicinano alle teorie sociologiche con molta più curiosità e interesse».
Il MOOC ripropone le conversazioni universitarie degli scorsi anni tra lei e i grandi cantautori italiani. È previsto l’intervento attraverso la didattica a distanza anche di altri artisti?
«Il MOOC “I Linguaggi della Creatività” nasce dall’idea di realizzare un corso universitario online a partire dal ciclo di seminari omonimo che, dal 2005, ho coordinato all’Università Federico II di Napoli e che ha visto la partecipazioni di artisti come Mango, Lucio Dalla, Edoardo Bennato, Alex Britti, Luciano Ligabue e Lorenzo Jovanotti. I seminari si sono concentrati, oltre che sui linguaggi musicali e creativi, anche sui mutamenti culturali, sui processi comunicativi, sui i media e le tecnologie digitali ma soprattutto sulle culture giovanili e sulle nuove generazioni. Con il Direttore scientifico di “Federica Web Learning”, il portale di e-learning dell’Università di Napoli Federico II, abbiamo deciso di realizzare e pubblicare un corso online che ripropone le mie lezioni in video e alcuni dei passaggi più rilevanti delle conversazioni con gli artisti che hanno partecipato, in questi ultimi quindici anni, al ciclo di seminari, richiamando le loro dichiarazioni più significative sui temi trattati. In tal senso, gli artisti assumono il ruolo di testimoni privilegiati delle trasformazioni culturali e dei linguaggi creativi, attraverso un dialogo su temi sociologicamente rilevanti e integrando le forme di didattica tradizionale con un punto di vista “altro” rispetto a quello tipicamente accademico. Il corso coniuga le teorie e le conoscenze scientifiche del docente con il “sapere dell’esperienza” degli artisti protagonisti del MOOC. Nel corso degli anni ho avuto modo di promuovere diversi seminari con altri artisti anche in altri Atenei, come quello di Urbino o di Roma Tre: con Piero Pelù, Carmen Consoli, Subsonica, Planet Funk, Roy Paci, Almamegretta, 99Posse, Rocco Hunt, Anastasio e tanti altri. L’ultimo c’è stato prima dell’esplosione della pandemia alla Federico II di Napoli con Clementino. Ho intenzione di integrare il corso online con altre di queste esperienze e di realizzare altri incontri, superata l’emergenza sanitaria. Inoltre sto progettando un documentario sul tema a partire da queste esperienze».
Tra le conversazioni universitarie ricordiamo quella con Lucio Dalla. Quali furono gli argomenti salienti di quell’intervento?
«Lucio Dalla è stato un grandissimo artista e uno straordinario intellettuale, capace di cogliere e interpretare i segnali distintivi dei mutamenti culturali o di anticipare le nuove tendenze e i linguaggi innovativi nella musica e non solo. Secondo Dalla la creatività è “un’anomalia dell’uomo”, una “patologia” che genera innovazione e che emerge dal Caos, dal disordine, da momenti di crisi che aprono a nuovi scenari e inedite visioni. Con lui ho avuto il piacere di promuovere due convegni, uno dei quali ha visto la partecipazione anche del guru della comunicazione digitale Derrick de Kerckhove. Un’esperienza di confronto scientifico e intellettuale indimenticabile, anche per gli studenti presenti».
Nelle varie lezioni online si sofferma ad esporre il tema della creatività, dei linguaggi creativi e della musica come forma d’arte. Ma com’è cambiato negli ultimi anni il ruolo sociale della musica?
«La musica è una straordinaria tecnologia della memoria, del ricordo, ma esprime anche una forte carica creativa e innovativa. Al tempo stesso assume una funzione di conservazione dell’esistente e può generare processi di innovazione. Con le tecnologie digitali, sia la produzione che la fruizione musicale stanno assumendo nuove connotazioni sociali, culturali e creative. In ogni caso la musica contribuisce alla costruzione sociale delle nostre identità individuali e collettive, oltre a favorire processi di aggregazione e coesione, da sempre».
Tra gli altri argomenti lei affronta il tema dei mezzi di comunicazione di massa e dei media digitali. L’innovazione ha apportato cambiamenti importanti nel mondo della musica. Qual è il suo pensiero a tal proposito?
«Nel 2013, ho pubblicato il volume “Bit Generation. Culture giovanili, creatività e social media” (FrancoAngeli) che si concentra sui mutamenti sociali e culturali generati dal passaggio dai vecchi ai nuovi media, con particolare riferimento alle nuove generazioni. Nel 2015, Bit Generation è diventato un concept album musicale in cui, come cantautore e con ospiti quali Edoardo Bennato, Almamegretta e tanti altri, ho raccontato in musica la generazione “Always on”. La Bit Generation crea, comunica, socializza attraverso i media digitali, alimentando nuovi linguaggi e inedite forme artistiche, grazie all’uso delle nuove tecnologie, così come in passato la Beat Generation degli anni Cinquanta e Sessanta ha utilizzato i media tradizionali per esprimere le culture giovanili e i linguaggi musicali dell’epoca».
Il MOOC verrà utilizzato anche da altri Atenei?
«Al momento, il MOOC è adottato nei miei corsi di “Comunicazione e culture giovanili” e di “Teorie e tecniche della comunicazione”, presso l’Ateneo Federico II, ma anche di “Storia e teoria dei nuovi media” presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli ed è disponibile per tutti i corsi di laurea dei diversi Atenei italiani nell’ambito dello studio dei processi culturali e comunicativi. Il corso è accessibile a tutti, studenti, docenti, ricercatori, esperti, appassionati di musica e fan. Credo che sarà utilizzato non solo per scopi didattici».
Per quanto riguarda gli altri impegni, in questo periodo è impegnato nella stesura di un nuovo libro?
«A breve sarà pubblicata dalla Bocconi University Press (BUP), per il mercato anglofono, la traduzione in inglese del mio volume “Pop music, media e culture giovanili. Dalla Beat Revolution alla Bit Generation” (Egea, 2017) con la prefazione di Derrick de Kerckhove e la postfazione di Luciano Ligabue. Mentre in Italia nelle prossime settimana sarà pubblicato da Egea il libro “GenerAzioni Digitali. Teorie, pratiche e ricerche sull’universo giovanile” che ho curato da coordinatore scientifico dell’Osservatorio Giovani dell’Università di Napoli Federico II».