È disponibile in libreria e negli store digitali Adelaide, il nuovo romanzo di Antonella Ferrari pubblicato da Castelvecchi. Colonna portante della nobile e potente famiglia Mayo di Chieti, la protagonista vive nell’Ottocento con la mentalità e la spregiudicatezza di una donna di oggi. Libera di agire e di pensare come desidera, insieme ai suoi fratelli e amici, aderisce alla Carboneria, gettandosi nella lotta politica. Nubile per scelta, vive godendo di tutti i privilegi che la sua condizione sociale le offre. Il romanzo è un intrigante intreccio di amori proibiti, di vizi e di virtù nonché di rivolte politiche sullo sfondo della provincia abruzzese di due secoli fa.
Antonella Ferrari è nata a Chieti. Laureata in Giurisprudenza è stata Professore a Contratto presso l’Università Gabriele D’Annunzio di Chieti. Ha già pubblicato il romanzo autobiografico Nessun dolore e nel 2018 Un Amore di Città. Noi di Mydreams l’abbiamo intervistata.
Cosa l’ha spinta ad intraprendere la carriera di scrittrice?
«La passione per la scrittura,quello che ho da dire lo scrivo. Scrivere è una necessità, è un rifugio perfetto. Anche il caso mi ha aiutato, in questi anni di economia instabile, nessun lavoro si è rivelato una sicurezza per me e nell’incertezza del quotidiano, ho avuto modo di assecondare i miei sogni».
Ha delle abitudini particolari durante la scrittura?
«Scrivo fuori al balcone, al sole. Vado ad energia solare che mi carica e ispira. Scrivo a penna su un quaderno piccolo e poi batto al computer».
Quando scrive un nuovo libro ha già tutta la storia in mente o la elabora strada facendo?
«Il più delle volte ho in mente una prima metà, poi l’ispirazione mi viene andando avanti. Rielaboro sogni e pensieri che di notte si affollano nella mia testa. Al mattino li sviluppo, traggo il meglio, anche poche righe e in questo modo proseguo».
Quali scrittori l’hanno ispirata e continuano ad ispirarla?
«I grandi scrittori come Balzac, Jane Austen,Sandor Marai, Garcia Marquez, Andrea De Carlo. Sono lo specchio in cui amerei riflettermi, irraggiungibili».
Ci racconta un po’ la genesi del suo ultimo romanzo Adelaide, ambientato alla fine dell’Ottocento?
«La famiglia Mayo è stata importante nella storia di Chieti,la mia città di origine. Da tutti i discorsi sentiti in famiglia e in centro, è nata l’idea di scrivere questo libro. Poi, spulciando tra le pergamene, ho scoperto Adelaide, mi ha colpito questa donna avanti di un secolo e da lì è nato il romanzo»
Ci può descrivere i tratti salienti della protagonista del romanzo?
«Adelaide è una donna forte ed indipendente,era realmente la colonna portante della famiglia, fatto insolito in quell’epoca in cui le donne contavano zero. Su quel poco che ho trovato negli archivi ho plasmato questa figura indomita, senza paura e senza bisogno di avere un uomo accanto per sentirsi completa».
C’è nel personaggio poco o molto di Antonella Ferrari?
«Naturalmente qualcosa di me c’è, non mi sono mai sposata e non dipendo da nessun uomo. Un po’ di me c’è anche in suor Paola e la sua fede immensa, in Augusta, anche se non so fare i dolci e in tutte le donne positive che ho immaginato nel libro».
Quale messaggio ha voluto lanciare con il libro?
«Un messaggio d’amore universale a 360°. L’amore non fa mai del male anche se a volte può sembrare il contrario. Si ama sotto diverse forme: Amilcare che culla i neonati, suor Paola che ama la Madonna, Giacinta con Giuseppe».
Quali sono le caratteristiche del suo lettore ideale?
«Il mio lettore ideale è la persona semplice,quella che non legge mai. Riuscire ad intrigare chi non ama la lettura, che chiude un libro dopo due capitoli è il mio target. Avvincerlo fino all’ultima pagina, fargli trascorrere qualche oretta di serenità e dimostrargli che leggere distende, rasserena e ci rende migliori».
Lei ha scritto oltre Adelaide anche Nessun dolore e Un Amore di Città .A quale di questi tre romanzi si sente più legata e perché?
«Ogni libro ha una storia a sé: all’inizio si ama, poi a volte non si sopporta più, ma è una fase. Rimane qualcosa di profondo,una parte di te, il figlio di carta lo definiscono ed è un po’ così, una propria creatura. Oggi sono più legata ad Adelaide, domani lo sarò del nuovo libro, come in passato sono stata affezionata ai primi due».