Lucas Lynggaard Tønnesen è il giovanissimo attore di Copenaghen che ha raggiunto la sua popolarità grazie a Rasmus, il personaggio interpretato in “The Rain”, la prima serie danese prodotta da Netflix. Di recente Lucas è stato in Italia, ospite della decima edizione del Social World Film Festival. Per l’occasione abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui.
“The Rain” tratta una tematica molto particolare, molto vicina alla situazione che attualmente stiamo vivendo con questa emergenza sanitaria. Cosa pensi a tal proposito?
«In realtà c’è una differenza tra quello che è successo nella serie e quello che stiamo vivendo, poiché questo è reale. Il periodo del lockdown è stato molto difficile e ora sembra che la situazione stia precipitando di nuovo, quindi è importante di non sottovalutare quello che sta succedendo e di prendere questa situazione molto seriamente.
Nella tua giovanissima carriera è hai fatto già diverse esperienza sia nel cinema che nel mondo delle serie televisive. Cosa delle due esperienza ti piace particolarmente?
«Sono due esperienze completamente diverse, ma se dovessi scegliere, sinceramente preferirei lavorare per il cinema, dove tutto accade più velocemente a differenza delle serie dove un personaggio cambia da stagione a stagione».
C’è qualcosa del tuo personaggio in The Rain che ti è rimasto?
«Sono cresciuto con Rasmus e quello che porto con me è sicuramente il legame, l’amicizia con gli altri attori del cast, siamo diventati una famiglia».
In The Rain qual è stata per te la scena più faticosa?
«Sicuramente il tempo meteorologico è stato uno dei fattori più difficile perché in Danimarca e in Svezia fa molto freddo e piove spesso, quindi dover girare in quelle condizioni e poco coperti non è stato per nulla facile».
A cosa stai lavorando in questo periodo?
«Al mento non posso dire molto, tutto è molto segreto. Sto lavorando ad un altro progetto e sono molto fiero di poter interpretare personaggio diverso, ma non posso dire altro».
Come ti sei avvicinato al mondo della recitazione? C’è stato qualcosa o qualcuno che ti ha spronato?
«Ho iniziato a recitare all’età di dieci anni interpretando il ruolo di Buster in “Cirkus Summarum”, un ragazzino che riusciva cambiare la mente alle persone attraverso la sua immaginazione. Questa interpretazione è stata molto importante per me perché mi ha portato ad amare questo lavoro».
Cosa valuti quando ti viene sottoposta una sceneggiatura?
«Sono diverse le cose che prendo in considerazione, come la storia, il personaggio, se nel cast ci sono attori con cui mi piacerebbe lavorare e soprattutto se la mia interpretazione può dare un contributo al personaggio».
È la prima volta che vieni in Italia?
«Non è la prima volta che vengo in Italia, sono già stato a Milano e Roma, ma è la mia prima volta a Napoli. In compagnia della mia fidanzata abbiamo visitato diversi posti e siamo rimasti colpiti dai bellissimi paesaggi e dal numero di scale. Qui è tutto molto bello ed è diverso da Copenaghen».