L’ultimo lavoro discografico del trio Canto Antico, “South Beat” è uno di quei cd che prendono a primo ascolto. Le tracce sono un ritorno alle origini, un modo per viaggiare da nord a sud, tra presente e passato. Le origini partenopee di questi tre artisti trapiantati a Milano si fanno spazio nella loro musica. Queste stesse origini Canto Antico le condivide diffondendo la tradizione popolare, inserendo suoni antichi nei ritmi urbani e frenetici delle città che abitano e in quelle che li ospitano per corsi di strumento e danze e, soprattutto, concerti. Per riscoprire le origini ho avuto l’opportunità di parlare con uno dei tre componenti, il cantante Armando Ilardo.
Quando avete scelto di iniziare a portare avanti questo tipo di progetto musicale?
«Non essendo milanese, ma un napoletano che da piccolo è arrivato a Milano con i suoi genitori, ho voluto fortemente recuperare la cultura della terra da cui sono venuto.»
Io credo fortemente nella lingua madre e nelle potenza delle ninne nanne cantate in questa lingua, per cui ti chiedo: in casa si continuava a parlare dialetto napoletano?
«Certo e lo parlano tutt’ora! Le famose ninne nanne che più ci influenzano erano e sono napoletane quindi. Inoltre, personalmente sono cresciuto immerso nella cultura tradizionale: mio padre suona e canta e poi ha fatto teatro popolare negli anni ’70.»
Com’è nato il trio?
«Ci siamo incontrati a Milano. Io ho studiato in conservatorio, ma poi alla fine degli anni ‘90 mi sono avvicinato alla danza popolare. E così che ho incontrato Francesca, io non ero ancora in Canto Antico. Era iniziata come una proposta “senza impegno”, mi faceva semplicemente piacere scoprire qualcosa sulla cultura venivo, alla fine sono diventato uno dei promotori più impegnato.»
Quando avete poi scelto di proporre anche vostri brani oltre a quelli tradizionali?
«È stato sempre per caso, per incontri. Volevamo legare i nostri progetti alla musica della tradizione e presentarci agli altri con qualcosa che fosse più nostro sia come contenuti che come sound, un qualcosa che tra l’altro si aprisse al moderno… E questo è stato il risultato!»
Ho notato che dal 2012 ad oggi avete fatto tutte date al nord, c’è qualche motivo in particolare?
«No, nessun motivo. Noi ovviamente operiamo nei territori che più sono vicini Milano che poi è la nostra base territoriale. Non facciamo solo concerti tra l’altro ma anche corsi di tarantella, pizzica, tammurriata. Il nostro progetto coinvolge molte più persone e ha come obiettivo diffondere la cultura musicale del sud Italia. Per un periodo abbiamo fatto anche l’arte territoriale, grazie anche a un amico architetto. Nel corso degli anni abbiamo organizzato rassegne e ben sette festival.»
Operate nella realtà multitasking come quella di Milano insomma. Quali sono le reazioni su questo territorio?
«I fan che ci seguono sono entusiasti, hanno imparato nel tempo ad apprezzare le nostre proposte. Noi diamo colori e vestiti nuovi alla vecchia tradizione e questo piace alle persone. Non è stato facile all’inizio perché siamo andati a rompere schemi tradizionali, ma oggi tutti si fidano di noi.»
State pensando a qualche tappa più a sud, intendo quindi da Roma in giù?
«Ci piacerebbe tanto, ma abbiamo bisogno di lavorarci. Al sud ci sono realtà simili alla nostra eventi e situazioni varie… Vedremo come andranno le cose insomma.»
Date più a nord nell’immediato invece?
«Il 21 novembre saremo a La Spezia, il 22 a Bologna. Canteremo la tradizione del Sud Italia all’arci Bellezza di Milano il 3 dicembre e, una delle date a cui teniamo molto, sarà quella del 13 dicembre a La Schigera di Milano in cui avremo l’onore di dividere il palco con Biagio De Prisco e presentare “La Tammurriata nei Cortili”. Per il resto basterà consultare il nostro sito ufficiale.»