«Un milione di poesie nella sua voce» Jean Paul Sartre
Si è spenta a 93 anni nella sua casa di Ramatuelle in Provenza la cantante ed attrice Juliette Greco. Una carriera lunga quasi settant’anni, uno spirito indomito e ribelle, un anticonformismo ed un femminismo dichiarati, un’icona di talento e bellezza. La sua voce era pastosa, calda e velata, unica ed inconfondibile. Ha cantato brani scritti da Jacques Prèvert, Raymond Queneau, Lèo Ferrè, Serge Gainsbourg e si è esibita in tutti i teatri del mondo vestita quasi sempre di nero, le splendide e tumide labbra rosso fuoco, i capelli corvini lunghi o a caschetto, uno sguardo fatale con appena una linea di matita sugli occhi, un fascino unito ad una presenza scenica invidiabili. Dalle prime note dei suoi brani venivi trasportato a Pigalle o a Montmartre, in un bristrot a gustare un croissant fragrante o in una brasserie per ordinare un pastis e fumando Gauloises nel loro inconfondibile pacchetto azzurro. In primavera seduti sulle panchine dei Giardini del Lussemburgo vedevi attraverso le sue canzoni innamorati timidi che appena si sfioravano mentre in autunno le feuilles mortes dai colori cangianti venivano aspirate dalla sua voce e rinverdite tornavano a rinfoltire gli alberi dalle quali erano cadute. Sì perché la Greco dispensava emozioni, dava nuova linfa alle cose e ai sentimenti, suscitava empatia ed innamoramento. L unica rivale è stata Edith Piaf.
Quasi impossibile citare tutti i suoi brani famosi come pure i numerosi film ai quali ha partecipato, diretta da registi quali Julien Duvivier, Jean Cocteau, Jean Renoir, John Huston, Jacques Brel, Claude Barma nella serie TV trasmessa con grande successo anche in Italia dal titolo Belfagor ovvero il fantasma del Louvre.
Per le canzoni vi esortiamo ad ascoltare le seguenti anche se alcune di esse, diventate famosissime sono state riproposte da altri interpreti: Le feulles mortes di Jacques Prèvert, Si tu t’imagines di Raymond Queneau, La Rue des Blancs-Manteaux di Jean Paul Sartre, suo amico personale, Sous le ciel de Paris di Jèan Drèjac, Jolie Mome di Lèo Ferrè, La Javanaise di Serge Gainsbourg.
L’ultima volta in Italia al Teatro Manzoni di Milano il 13 luglio 2015, disse: «La morte? Ah non mi interessa , so che devo morire da quando ero piccola, ho fatto l’abitudine a questa idea. La morte è una cosa normale». E ancora: «Ho voglia di tutto quando vengo in Italia: tutte le scarpe e tutti i piatti ed anche un bel po’ di vestiti. Adoro l’Italia. E adoro gli italiani. Fareste credere alla donna più banale di essere la più bella del mondo». Per te Juliette qualsiasi altra frase sarebbe stata inutile. Adieu!!!