Il Cortile Centrale della Reggia di Capodimonte ha ospitato per il Napoli Teatro Festival Italia lo spettacolo in prima assoluta L’estate perduta Ballata per Cesare Pavese con Alessio Boni, Marcello Prayer e i musicisti Francesco Forni e Roberto Aldorasi.
A settant’anni dalla scomparsa di Cesare Pavese, morto suicida a soli 42 anni, il 27 agosto 1950 nell’albergo Roma di Torino, lo spettacolo vuole essere un omaggio al grande scrittore di Santo Stefano Belbo (CN) proponendo al pubblico brani della sua produzione letteraria in versi e in prosa. Le canzoni in lingua inglese che fanno da contrappunto ai passi recitati sono tratte da alcuni suoi scritti e musicate per l’occasione.
Lo spettacolo inizia citando le parole che Pavese scrisse sulla prima pagina dei Dialoghi con Leuco’, ritrovato sul tavolino della camera d’albergo: ”Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate pettegolezzi” e prosegue in un racconto a due voci e a due chitarre sulla vita e l’anima del grande letterato mettendo a nudo le sue fragilità e la sua sete d’amore e di tenerezza perché orfano di padre in tenera età e dominato da una madre severa ed autoritaria. E Pavese cerca invano nelle donne che ha frequentato quell’amore o meglio quell’idea di amore che non ha potuto sperimentare nella sua infanzia, fatto di slanci, comprensione, complicità. Molte le donne che egli ha amato, non corrisposto: Tina Pizzardo, Fernanda Piovano, Bianca Garufi e l’attrice Constance (Connie) Dowling contesa col regista Elia Kazan.
L’ultimo pensiero lasciato scritto da Pavese, meritò una breve lettera di Fernanda Piovano che esprime così lo stupore e forse anche la prevedibilità del suo gesto insano: ”Quella sera aveva inghiottito la sua polvere assassina; nessuno di noi gliela aveva tolta dalle mani.Ci ha perdonato,ci ha chiesto perdono. Di che cosa Pavese? Che cosa le avevo fatto, che cosa mi aveva fatto,che cosa ci aveva fatto dopo aver aiutato decine di scrittori a farsi conoscere,con quel suo viso tragico che aveva dimenticato il sorriso, quella sua vita segreta che non aveva svelato a nessuno, quella sua infinita conoscenza del mondo che non le è bastata per sopportarlo”.
Il dialogo a due voci e la musica continuano in modo incalzante perché non manca mai a nessuno una buona ragione per uccidersi e niente è più inabitabile di un luogo dove abbiamo creduto di essere felici.
Alessio Boni e Marcello Prayer, autori del testo, si sfidano in una prova attoriale complessa ed intensa che parla della vita e dell’anima di Pavese dall’infanzia all’età matura,dal desiderio di essere amati e la solitudine quotidiana che pesa come un macigno, dall’impegno civile dimostrato nel dopoguerra nelle file del partito comunista, del sogno americano lontano ed irraggiungibile,nato dalle traduzioni di autori quali Steinbeck, Morley, Faulkner. Un dialogo profondo e commovente, una giostra di contrari in un giorno di festa,una ballata tra gioia e dolore, sofferenza e speranza, oblio e memoria.
Non è stato facile dare voce ad un poeta e a uno scrittore che non aveva alcuna certezza o speranza. Non è stato facile fare una cernita tra le sue produzioni che vanno dal 1936 con la pubblicazione postuma di alcuni racconti scritti in quegli anni dal titolo Notte di festa fino al 1950 con la vittoria del Premio Strega con La bella estate. Ci è voluta una buona dose di coraggio nel proporre uno spettacolo incentrato su una personalità unica e contorta ed ancora allo studio dei critici letterari.
Un silenzio quasi irreale accompagna le parole pronunciate e le note nel Cortile della Reggia di Capodimonte,luogo ideale per uno spettacolo così intimo e suggestivo.