Contrariamente a quanto pensiamo noi lettori, spesso gli scrittori vengono sollecitati dagli stessi protagonisti dei loro romanzi a “voler essere raccontati” e anche con una certa urgenza. È quanto capitato allo scrittore israeliano Amos Oz con Hannah Gonen, protagonista di Michael mio, scritto nel 1968. Nella prefazione Oz dice:“Il personaggio di Hannah mi sopraffaceva al punto che ho cominciato ad esprimermi con le sue parole e a fare i suoi sogni di notte. Per lei non mi sono ispirato a una persona reale. È venuta da non so dove, è entrata in me e non mi ha più lasciato”. E ancora: “Hannah non mi mollava. Ha portato con se’ nella mia vita, il suo Michael, i suoi genitori e quelli di lui, suo figlio Yair e i suoi vicini, l’intero quartiere, tutta la sua Gerusalemme …Ero costretto ad iniziare a scrivere il libro per potermi liberare di lei e tornare a fare la mia vita”.(pag.1) Ed ecco che Amos Oz, obbediente,narra dal punto di vista di una donna e in prima persona, le vicende di una studentessa ebrea nata in un kibbuz che si trasferisce a Gerusalemme per studiare letteratura e che in circostanze del tutto fortuite incontra Michael, uno studente di geologia che le evita una rovinosa caduta per le scale dell’università. Hannah rimane subito affascinata dai modi gentili di Michael, da quel suo sguardo serio, dal suo aspetto un po’ goffo e dalle sue mani “dalle dita corte e le unghie squadrate”. (pag.7).
I due decidono di sposarsi cosa poco gradita alla famiglia del ragazzo che avrebbe voluto vederlo prima laurearsi. La convivenza fa scoprire ad Hannah il carattere tranquillo e metodico del marito che poco si confà alle sue aspettative di una vita brillante e movimentata. La nascita del loro figlio Yair fa aumentare la distanza tra i due coniugi. Hannah si rifugia in un suo mondo fatto di sogni sempre più somiglianti ad incubi e Michael nella preparazione della tesi e nell’ accudire il bambino. Il tempo passa inesorabilmente ed il loro amore si trasforma in una serie di abitudini e in una monotona quotidianità. Di chi la colpa? Di entrambi perché nessuno dei due sa amare con passione e comprendere appieno i bisogni dell’altro.
Nel romanzo tutto avviene in modo pacato e lento in una Gerusalemme viva e pulsante nei suoi quartieri, nelle sue strade ricche e affollate da personaggi di varia umanità. “E il tempo esisterà sempre: una presenza enorme, agghiacciante, invisibile, che non promette nulla di buono”. (pag.205)
Sul volto di Michael, Hannah intravede le prime rughe. I capelli si diradano, gli occhi perdono vitalità. E le domande sono sempre le stesse: “Che cosa trovi in quest’uomo? Che ne sai tu di lui? E se fosse stato un altro ad afferrarti per un braccio quando sei scivolata sulle scale? …Non tento neppure di indovinare i pensieri di mio marito. Lo vedo tranquillo, come se ogni suo desiderio fosse stato esaudito”. (pag.107)
Nei suoi sogni allora Michail diventa Michele Strogoff e lei stessa Yvonne Azulai. Sogno e realtà si confondono per sopravvivere ad un ‘esistenza monotona, scontata, ripetitiva nei gesti e nei ricordi e per descrivere una quotidianità normale in ogni dettaglio ci vuole un grande scrittore come Oz.
Michael mio è un libro potente sul rapporto uomo-donna e su come essi vivono in modo differente il matrimonio e la nascita dei figli e quasi sempre nelle donne si riscontrano sofferenze e frustrazioni a cui nessuno può dare sollievo. “Addio Michael. Io rimarrò alla finestra a tracciare disegni sui vetri appannati. Se ti farà piacere, potrai pensare che io ti stia salutando. Non sarò certo io a disilluderti. Ma io non sono più con te. Siamo due persone non una sola”. (pag.248) Eppure il vecchio bibliotecario, con il suo inseparabile zucchetto, fu felice quando le disse: “Signorina Hannah Greenbaum-Gomen, le iniziali del suo nome in ebraico formano la parola FESTA; le auguro proprio che tutta la sua vita sia una lunga festa!”. (pag.53).
Amos Oz (forza in ebraico), nato Amos Klausner (Gerusalemme 4 maggio 1939- Tel Aviv 28 dicembre 2018), saggista e scrittore israeliano, è stata una delle voci più importanti della letteratura mondiale e più volte candidato al Premio Nobel. Numerose le sue opere, circa 450 tra articoli e saggi e 18 romanzi tradotti in 30 lingue. Tra essi ricordiamo: Una storia di amore e di tenebra (autobiografia 2002), Contro il fanatismo (2004), Giuda (2015). Notevole il suo impegno politico nella lotta tra Israele e Palestina auspicando una convivenza pacifica tra i due Stati e le altre nazioni confinanti.