Il 28 aprile scorso è uscito il video del singolo Aeroplani di Matteo Fiorini, in arte MH. Il video ha una storia un po’ particolare in quanto l’artista l’ha caricato in maniera totalmente indipendente sulle piattaforme digitali ed il brano ha raggiunto in pochi giorni oltre mezzo milione di stream su Spotify. È un pezzo molto introspettivo per un rapper quale è appunto MH e parla di una storia d’amore molto intensa e ricca di emozioni forti e contrastanti tra loro. «Il video rappresenta il contenuto del brano nella maniera più genuina e semplice possibile. È la storia di due ragazzi, di un amore adolescenziale che si consuma velocemente portando i protagonisti dall’amore all’odio. Si compone di pochi elementi ma soprattutto sguardi e gesti. Sullo sfondo i suggestivi palazzi del centro di Modena che creano un’atmosfera alla quale lo spettatore non può sottrarsi e la canzone diventa un tutt’uno con le immagini rappresentate».
MH nasce nel 2018 dalla necessità di Matteo Fiorini, classe ’99, di esternare la parte più intima ed emotiva di sé. Il rap diventa così il mezzo preferito per liberare ciò che rimane intrappolato all’interno del suo carattere esuberante ma al tempo stesso introverso e spesso troppo orgoglioso per lasciarsi andare alle debolezze. Comincia a scrivere a 17 anni e pubblica i primi pezzi a 19. Prima di Aeroplani l’artista compare nell’EP Meltin Pot dell’amico e produttore Hotsteppa.
Il tuo nome all’anagrafe è Matteo Fiorini. Quali ragioni ti hanno spinto a scegliere il nome d’arte MH?
«È una storia abbastanza complicata. Quando ho iniziato a scrivere, a 15 anni circa, scelsi come nome d’arte Messiah, non ricordo nemmeno il motivo, ero abbastanza immaturo e non capivo neppure cosa stessi facendo. Essendo la M e la H, la prima e l’ultima lettera di questo primo nome d’arte, prima di iniziare le strofe mi taggavo sempre dicendo MH. La gente ha iniziato a chiamarmi così e mi ci sono affezionato e adesso non lo cambierei per niente al mondo».
Ci racconti la genesi del brano Aeroplani e del video che l’accompagna?
«La storia in realtà è molto semplice. La canzone parla di una relazione con una ragazza con la quale sono cresciuto. Purtroppo non è andata bene e come spesso succede in questo tipo di rapporti, non siamo riusciti a gestire la cosa senza farci del male a vicenda. La canzone l’ho scritta per me, per esigenza personale e il video è stato girato quasi un anno dopo l’uscita per chiudere il cerchio di un progetto che meritava di avere una rappresentazione visiva all’altezza».
Il brano ha totalizzato oltre mezzo milione di stream su Spotify. Ti aspettavi questo risultato?
«Assolutamente no, io la canzone non volevo nemmeno farla uscire, sono stati i miei amici che mi hanno convinto ed hanno avuto ragione. Sinceramente non ho mai dato troppo peso ai numeri però è una gran bella soddisfazione sapere che c’è moltissima gente che si è immedesimata in quello che ho scritto. Sono riuscito a parlare al cuore delle persone».
Pensi che il genere rap abbia esaurito la sua forza rivoluzionaria o continuerà a sorprenderci con nuovi sviluppi?
«Io penso che l’esplosione del genere abbia alzato il livello medio ma allo stesso tempo abbia fatto sentire tutti quanti legittimati a fare musica. Per me la musica è una cosa seria. Ci sono tantissimi giovani come me che hanno davvero qualcosa da dire e che vogliono farsi sentire. Sono convinto che chi vale davvero riuscirà ad arrivare dove merita. La musica comunque è sempre in continua evoluzione quindi penso che ci sarà sempre spazio per sorprendere ed innovare. Se ci si pensa dal 2015 al 2020 sono cambiate un sacco di cose e sono usciti tantissimi artisti molto validi».
Quali progetti in un prossimo futuro? A quando l’uscita del tuo primo album?
«Ho tantissimi progetti, so di avere un team che funziona e sono molto positivo per il futuro. All’album sto lavorando, spero di farlo uscire il prima possibile, perché sono convinto di fare un bel lavoro. C’è anche l’idea di fare uscire un ep con 6 tracce che ho prodotto insieme ad uno dei miei migliori amici e collaboratori durante la quarantena».