Il suo sogno di avere uno spazio a Napoli si è realizzato ma con molti sacrifici, come è perché ha pensato al Nuovo Teatro Sanità?
«Il teatro Sanità, è stato un sogno realizzato dai ragazzi del Rione Sanità. Un luogo costruito materialmente da loro, io sono arrivato per trasformare la struttura in un pensiero artistico. Il mio compito da fratello maggiore è stato quello di dare uno stile, degli scopi, delle linee guida in cui ci siamo ritrovati tutti. Volevo dare una casa a una generazione di giovani che vedessero nel teatro una prospettiva di vita, un luogo dove poter portare le proprie idee, le proprie storie».
Una fucina di artisti, un luogo dove tanti nomi amano approdare, ma anche un teatro dove si valorizzano i giovani. Ci parla della parte laboratoriale del teatro?
«La parte di formazione è fondamentale per noi, siamo l’unico ente formativo riconosciuto dal MIBAC in Italia per i giovani drammaturghi. In pochi anni abbiamo portato al debutto molti giovani autori che ci hanno dato bellissime soddisfazioni, vincendo premi e partecipando ad accademie prestigiose. I nostri giovani attori, cresciuti sulle tavole del palco del nuovo teatro sanità, hanno partecipato a serie e film importanti. Chi è cresciuto da noi non se ne va più, sa che può trovare sempre un ascolto artistico e formativo, perché la formazione per un attore non finisce mai».
Tanti artisti importanti sono vicini alla vostra realtà ma con chi condividere in maniera continuativa il vostro progetto?
«Siamo stati molto fortunati, nel corso degli anni numerosi artisti si sono innamorati del nostro progetto fino a realizzare spettacoli con noi, penso a Luciano Saltarelli, Emanuele Valenti, Lino Musella, Michele Danubio, Rosario Sparno. Ma anche artisti come Lalla Esposito sempre molto generosa con il nostro teatro. Fino ad arrivare ai nostri formatori, come Costantino Raimondi, Riccardo Ciccarelli, Gennaro Maresca, Annalisa Direttore. Abbiamo avuto l’onore di ospitare colonne del teatro come Toni Servillo, Marina Confalone, Gea Martire, Nello Mascia, Cesar Brie, autori internazionali come Philippe Lhole, Josep Maria Mirò, Helena Tornero, quest’anno abbiamo ospitato il premio Ubu Sergio Blanco».
State lavorando ad un suo spettacolo ce ne parla?
«Stiamo lavorando da molti mesi a una co produzione con il teatro Stabile di Napoli, La peste al rione sanità, uno spettacolo che affronta il tema del contagio e dell’isolamento che, improvvisamente, è diventato di drammatica attualità. Ci auguriamo tutti che questo momento di crisi finisca presto e che si possa arrivare alla realizzazione di questo progetto».
Come il quartiere ha accolto il vostro teatro?
«All’inizio con diffidenza, ora siamo il “loro teatro”, il teatro dei figli, delle madri, dei bambini e dei ragazzi del rione sanità, un teatro aperto tutti i giorni, tutto il giorno. Siamo alla fine del Rione e da qui guardiamo al mondo».
Ha recentemente pubblicato un libro che contiene sue opere teatrali, ce ne parla?
«É stato molto emozionante per me vedere sei delle mie opere pubblicate da editoria e spettacolo. Ho chiamato la raccolta “imperfezioni” perché credo che il teatro trovi la sua giusta misura quando passa dalla carta scritta alla scena. Ho voluto mettere insieme sei fasi della mia scrittura, le recensioni sono state davvero molto belle».
Come si può entrare a far parte della stagione del Nuovo Teatro Sanità?
«Abbiamo un modo molto lineare e trasparente, per chi non è di Napoli può mandare una e mail a: direzione@nuovoteatrosanita.it, chi invece preferisce può chiedere un appuntamento. É importante che si conosca il teatro a cui si fa la proposta, siamo un teatro di 90 posti, con il teatro contemporaneo pe vocazione e preferiamo spettacoli inediti a Napoli».
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