Patrizio Rispo sta affrontando il periodo di quarantena stando sempre in contatto con i numerosi fan, per rasserenarli, incoraggiarli. Cosa possono afre gli artisti in questa emergenza?
«Direi che il nostro è un ruolo di pubblica utilità perché bisogna incoraggiare e soprattutto far mantenere la calma; ora la situazione è tranquilla e tutti, o quasi, hanno capito ed accettato lo stato delle cose, ma non vorrei che situazione degenerasse come è successo in altri paesi. La popolarità deve servire a questo».
Si è prestato per fare appelli per donare il sangue e per aiutare campagne di donazione, è vero?
«Si ho voluto fare un messaggio per invitare le persone a donare il sangue, in particolare per il Santobono, anche per aiutare il Pascale ed altri. Gli appelli sono serviti moltissimo ed ora ne voglio fare uno per invitare tutti a non abbassare la guardia, a continuare ad andare a donare il sangue, è fondamentale.
Per molti l’interruzione di Un posto al sole è stato un ulteriore campanello d’allarme, cosa è successo?
Siamo andati avanti fino a quando è stato possibile con le riprese, girate in sicurezza, con le distanze consigliate, senza comparse, senza scene di massa ma quando abbiamo finito gli ultimi blocchi ci siamo fermati. In molti chiedevano di fermarci ed è stato giusto così. Ci eravamo dati un appuntamento per ricominciare le riprese al 6 di aprile, ma credo che non sarà una cosa fattibile».
Da qualche girono circola l’ipotesi che a Bergamo la situazione sia così drammatica anche a causa della partita Atalanta Valencia di Chanpions league, seguita da cinquantamila persone, che si è giocata in tempi già sospetti. Può il calcio essere più importante della vita?
«Ho letto questa cosa e credo che sia stata una cosa grave e superficiale fare giocare la partita, il calcio non deve comandare la vita, nonostante i forti interessi, tra l’altro non si hanno tempi certi di ripresa delle attività, quindi anche del calcio, stanno parlando di ripresa degli allenamenti ma senza certezze, credo, che tutto debba essere fermato».
Come membro del Cda del teatro Mercadante è impegnato in prima linea per sostenere i lavoratori dello spettacolo; nel concreto il Governo sta pensando anche a questa categoria?
«L’IMAIE, (Istituto mutualistico per la tutela degli artisti interpreti ed esecutori), ha stanziato 5 milioni per venire incontro alla categoria, bisogna solo vedere in che modo ricevere il contributo e, a giorni, spero che lo sapremo».
Come trascorre le giornate?
«Come detto sono impegnato in diverse dirette, mi sembra quasi di avere più impegni sociali ora che in altri tempi».
Come giudica la reazione della città?
«Sono orgoglioso dei miei concittadini, ma me lo aspettavo siamo dei combattenti, capaci di respingere ogni sorta di nemico, la storia ce lo insegna. Rigore e severità ci stanno caratterizzando».
Delle tante iniziative spontanee sorte in città, penso alle canzoni e ad altro, che ne pensa?
«Fanno parte del nostro modo di essere, mi sembra che ci sia una presa di coscienza del problema ed ognuno vuole affrontarlo sentendosi anche vicino agli altri. Il messaggio che ci ha mandato la natura è fortissimo, nulla potrà essere più la stessa cosa. La natura si sta riprendendo i suoi spazi ma anche noi stiamo rallentando e riassaporando antichi sapori».
A proposito di sapori, che sta cucinando?
«Io sono l’addetto ai fornelli e devo dire che non è facile farlo tutti i giorni, a un certo punto sembra che la fantasia si esaurisca, ma poi mi metto sotto e sforno pasta al forno, genovese, e tanto altro, Addà passà a nottata».