Tra i diversi artisti presenti alla quarta edizione dell’European Soap Fan Day, anche Roberto Alpi, che nella soap opera Centovetrine interpreta il versatile personaggio di Ettore Ferri. L’attore e doppiatore, nell’ambito della rassegna giunta alla quarta edizione, ha ritirato il premio come Miglior attore italiano per Centovetrine. Roberto Alpi racconta in questa intervista i suoi impegni con la serie televisiva ambientata in un centro commercial di Torino – che lo vede tra i protagonisti dal 2001 – e di altri progetti al di fuori della soap.
Sei entrato nel cast di Centovetrine dal 2001, anno di nascita della soap, nel ruolo di Ettore Ferri. Possiamo dire che sei un po’ il padrone di casa di questa grande realtà televisiva. Cosa rappresenta per te la serie?
«Centovetrine è diventata ormai una casa, un luogo dove ritrovi i tuoi colleghi, dove quotidianamente si prepara una fiction gradita dal pubblico. A volte il tuo ruolo è più interessante, più presente, altre volte meno, lasciando spazio ad altre storie, ad altri personaggi. È un luogo dove s’impara a lavorare quotidianamente, cosa che non sempre capita agli attori, un’ottima esperienza.»
Ci sono stati dei periodi in cui il tuo personaggio si assentato dalla soap…
«In quei periodi mi sono dedicato ad altri progetti tra cinema, teatro e televisione. L’anno scorso ho portato in scena una commedia con Paola Pitagora, Viola Graziosi e Evita Ciri, diretta da Franco Però, dal titolo “Honour”. Quest’anno non sono riuscito ancora ad organizzarmi, ma ci sto lavorando in questi giorni. Appena saprò con esattezza gli spazi in cui non sono impegnato con Centovetrine, mi dedicherò ad un altro progetto a cui sto lavorando da tempo. Si tratta di un monologo, una cosa abbastanza vecchia che credo sia l’ideale quando non hai molto tempo a disposizione. Mettere su uno spettacolo con una compagnia diventa più difficile. Se gli spazi saranno più ampi mi dedicherò ad uno spettacolo come “Honour” o comunque sono sempre sulla piazza qualora ci fossero altre proposte. Anche il venditore porta a porta se è necessario (ride n.d.r)»
Il personaggio di Ettore Ferri, dal 2001 ad oggi, ha avuto varie trasformazioni, cambierà ancora?
«Diciamo che gli autori si sono divertite a fare questo tipo di trasformazioni, d’altro canto gli avvenimenti accaduti nella vita di Ettore Ferri sono talmente tanti, drammatici sotto certi versi, che era inevitabile che lasciassero una traccia nella psicologia di questo personaggio. Ha iniziato con i capelli scuri, con il ruolo del cattivo, mentre adesso ha i capelli molto più chiari (ride n.d.r) ed è più dolce, comprensivo e saggio. Credo che ci saranno ancora cambiamenti. Nel momento in cui un uomo viene chiamato a dover agire con una certa perentorietà non si tira certo indietro laddove deve difendere i suoi più intimi interessi, da quelli strettamente economici a quelli familiari, credo che sia capace di ritrovare l’energia di un tempo o se vogliamo anche la durezza.»
Cosa pensa del fatto che in Italia cerchiamo di pubblicizzare e dare più valore alle soap straniere, rispetto a quelle che sono le nostre produzioni?
«Questo è un fenomeno presente anche in altri paesi anche se in Italia è molto più forte. Ci sono questi prodotti comunemente chiamati soap opera in cui c’è questo rapporto di identificazione, ma soprattutto di fidelizzazione con i personaggi, con i volti, con le voci, situazioni, che portano il pubblico a seguire indefessamente. Qualsiasi cosa accada, anche perché non sempre il livello può essere al top, né nella scrittura, né nell’interpretazione, regia e quant’altro. Diciamo che per quanto concerne Centovetrine questa fedeltà ce la siamo guadagnati sul campo da parte dello zoccolo duro che è il nostro pubblico e ci viene mai a mancare. Poi ci sono tante persone che attraverso questi prodotti domestici ricevono molta compagnia, diventiamo una parte della giornata. Siamo un motivo di riposo prima di lavare i piatti, dopo averli lavati, siamo un motivo di riposo per chi è nella pausa lavorativa, o per chi è appena rientrato da scuola.»
In Italia molto spesso, a differenza di altri paesi, si tende a differenziare l’attore che lavora per il cinema da quello che invece, pur svolgendo la stessa professione, viene ghettizzato poiché svolge il suo lavoro sul set di una soap opera…
«Per fortuna credo che questo tipo di pregiudizio stia cambiando. Nel mio caso posso dirti che ho avuto l’opportunità di lavorare anche per il cinema e il teatro. Certo la situazione è ancora in una fase di cambiamento, questo perché molti attori che arrivano a lavorare in una soap, sono agli inizi della loro carriera, hanno un rapporto occasionale con il mondo della recitazione, dell’interpretazione, e questo comporta che se un attore con una carriera avviata da anni entra a far parte della stessa realtà è giudicato male, facendo di tutta un’erba un fascio. Quindi molti pensano che tutti gli attori che fanno questo mestiere siano delle facce e nulla più. Mentre dietro c’è uno studio e tantissime ore di lavoro con dei tempi strettissimi.»