Sabato 8 febbraio 2020. È finita, è finalmente finita la 70esima edizione del Festival di Sanremo. Un’edizione che in moltissimi momenti mi ha fatto credere di aver sbagliato canale, di essermi sintonizzata su La7 per una nuova maratona Mentana.
È finita abbastanza bene però: finalmente Fiorello ha presentato con Amadeus delle gag divertenti (che sembravano improvvisate e per questo riuscite ancor meglio) e, ancora, Tiziano Ferro ha fatto capire quanto la sua presenza sia davvero stata un valore aggiunto. «A 40 anni so che nessuno può vedere quanto è bello l’amore se non condividi col mondo il tuo sorriso da innamorato. Ci ho messo 40 anni, ma adesso so che il brutto tempo non esiste. È tutto un susseguirsi di stagioni. Solo questione di ripararsi o scoprirsi al momento giusto. A 40 anni guardo il mondo attraverso il filtro delle mie cicatrici. E grazie a loro curo le ferite che arriveranno. Ho 40 anni e voglio dire al mondo che nessuno dovrebbe mai decidere di vivere soffrendo. E nessuno dovrebbe mai voler morire. Perché subire non è una disgrazia, è una scelta». Il cantante di Latina continua definendosi «maniacalmente innamorato delle persone, tutte. Estremista da sempre dalla parte dei deboli. Dio non commette errori. E non credo abbia iniziato il 21 febbraio 1980. Non sono sbagliato. Nessuno lo è. Non accetto speculazioni sul tema. Non provateci nemmeno. Ho 40 anni ormai».
Ha poi salutato il pubblico visibilmente emozionato dedicandogli “Non me lo so spiegare”, “Ed ero contentissimo” e “Per dirti ciao”. Bentornato Tiziano e arrivederci.
La parte iniziale di questa finale ha miracolosamente rispettato le tempistiche sanremesi. Abbiamo potuto rivedere tutti e 23 i cantanti in gara prima di mezzanotte, le esibizioni son state notevoli, fra tutte vincitore indiscusso il performer Achille Lauro che per l’occasione si è presentato sul palco vestito da Elisabetta I. I problemi e le vere assurdità sono iniziate proprio allo scoccare della mezzanotte. La carrozza di Cenerentola di ritrasforma in zucca, il palco dell’Ariston si trasforma nel nono cerchio dell’inferno, quello in cui si trovano i “Traditori della patria”. Gli italiani si son fidati di te Amadeus, han sopportato pure i carabinieri a inizio kermesse, han cercato di non ridere quando hai affermato che avevi proprio questo sogno di iniziare con la fanfara e tu? Come li hai ricompensati? Con due ore di attesa per proclamare un vincitore? Erano rimasti in tre, avete fatto fare il conteggio al maresciallo? Perché non avete chiamato la guardia di finanza per quest’operazione? Ah già…
In gara, ad orari umani, erano rimasti solo Gabbani, Diodato e i Pinguini Tattici Nucleari. Dalla mezza però, Sanremo ha iniziato una seconda finale. Sul palco è successo di tutto, l’unica presenza accettabile è stata quella di Biagio Antonacci. Assurda Diletta Leotta che ha cercato di rappare, tardiva e ingiusta l’esibizione di Ivan Cottini e Bianca Maria Belardi, immotivata la presentazione del cast La mia Banda suona il Pop, osceno l’omaggio di Edoardo Pesce a Alberto Sordi, doppiamente osceno Vittorio Grigolo che ha fatto rivoltare i Queen nella tomba. Sono le 2.21 e da dietro le quinte si sente chiaramente un Fiorello che, pensando di avere il microfono spento, urla: “Ragazzi basta”. Nessuno lo ascolta, ecco che si esibisce il duo Gente de Zona. Da Sanremo a Cuba: ma perché? Cosa abbiamo fatto di male?
Finalmente, alle 2.33 Amadeus svela il vincitore: terzo posto per I Pinguini Tattici Nucleari, secondo per Gabbani e primo per il cantante tarantino.
Si conclude così questa lunga ed estenuante edizione in cui sembra di essere stati spettatori di 70 festival messi insieme. Insomma, una cifra tonda che ci ha fatto un sedere quadrato: sempre sia Diodato.