“Diverso” (MaxSound rec.) è il primo lavoro discografico dei SoulFtaara. L’Ep d’esordio si compone di quattro tracce, tra queste anche il singolo “Banalità”, un brano dal mood vaporwave ricco di contaminazioni jazz arricchite da arrangiamenti dal sound elettronico. Gli altri brani che compongono la tracklist dell’EP sono un concentrato di sperimentazioni sonore legate alla musica d’oltreoceano ma cantante in lingua italiana. Con questo disco, la band vuole dare voce a tutti quei “diversi” criminalizzati nella loro innocenza ed emarginati per la loro mancanza di conformità.I SoulFtaara sono: Letizia Vitagliano (voce), Lorenzo Catocci (tastiere), Lorenzo Zollo (chitarra e tastiere), Pietro Scalera, (basso e synth) e Cristiano Caiazzo (batteria e drum pad).
Cosa rappresenta per voi questo primo lavoro?
«Per noi è come un primo figlio! Ci abbiamo messo tempo a capire bene che strada intraprendere e molto probabilmente ancora non abbiamo trovato quella giusta. Ma è il nostro primo traguardo, sudato, sacrificato e tanto desiderato».
Avete scelto “Diverso” come titolo da dare al vostro Ep d’esordio, una parola che spesso non si vuole usare per non etichettare, anche se voi la intendete in altro modo. Ci spiegate come?
«Diverso è una qualità. È la possibilità di poter guardare il mondo da un altro punto di vista. La diversità esiste, da sempre, in tutto. Noi non abbiamo fatto una grande scoperta, un’innovazione, e non crediamo di essere i primi ad aver parlato di questo tema, ma con il nostro lavoro cerchiamo di assecondare ciò che già esiste da sempre. E non riusciamo ancora a capire il motivo di tanto odio e paura nei confronti della diversità, ancora oggi tabù, ancora oggi ghettizzata. Il “diverso” è ovunque, siamo tutti noi, nessuno escluso!».
Il disco propone brani dalle sonorità funk, jazz e soul arricchite con arrangiamenti dal sound elettronico. Quali artisti musicali hanno influenzato ed ispirato la vostra musica?
«Sicuramente chi ha cambiato ogni nostro punto di vista è la band australiana “Hiatus Kaiyote”, ma abbiamo assorbito tanto anche da altre band come i Moonchild o artisti come Thundercat, The Internet, Robert Glasper e Yussef Days. In Italia abbiamo assecondato il nuovo panorama che continua ad espandersi grazie ad artisti come Ghemon, Willie Peyote, Ainè e Serena Brancale».
Banalità, il singolo che anticipa l’uscita del disco, incita a non farsi condizionare dagli altri. È un messaggio incisivo in una società che spinge a non dare ascolto alla propria coscienza?
«È un grido di libertà! Ci sentiamo spesso intrappolati in molti schemi imposti anche indirettamente dalla società in cui viviamo. Scrivere “facile” è una chiave d’accesso al mondo discografico e in questo modo ci si sente poco liberi nella scrittura e nella composizione. ” Banalitá ” per noi è la voglia di scrivere quello che ci pare, al di là di quello che è giusto dire o fare. Ascoltare quello che abbiamo dentro e dirlo con sincerità in base al proprio percorso è forse il modo migliore per comunicare e arrivare a chi ti ascolta in modo onesto!»
Come avete scelto i quattro brani da inserire in questo primo lavoro? Avete già altro materiale in archivio per un album?
«Abbiamo avuto molte difficoltà nella fase di composizione inizialmente. È difficile seguire un percorso omogeneo e anche noi ci siamo trovati a dover affrontare delle problematiche riguardo a come scrivere, cosa scrivere, e a pensare tanto a cosa ci unisse, a cosa fosse più “giusto”. Quando abbiamo iniziato a seguire l’istinto e a lasciarci andare abbiamo deciso di mettere questi quattro brani insieme e creare “diverso”. Abbiamo qualche brano su cui stiamo lavorando in prospettiva del nostro futuro album, ma ne abbiamo di strada da fare!»
La vostra band si è formata nel 2017, ma quando è scaturita in voi l’idea di unirvi a livello artistico?
«La band nasce all’interno delle mura del Conservatorio di Napoli, il tutto è partito come un tentativo, non sapevano nemmeno dove arrivare e che cosa suonare. La via ancora più definita, ed è diventato un percorso naturale, abbiamo iniziato ad ascoltare la stessa musica, ad avere la stessa voglia di sperimentare ritmicamente, inserendo anche l’elettronica come valore aggiunto. Siamo ancora in fase di sperimentazione, ma stiamo trovando pian piano la nostra identità».