Con “Napucalisse” il drammaturgo Mimmo Borrelli ritorna in scena fino al 19 gennaio alla Sala Assoli Casa del Contemporeneo di Napoli. “Napucalisse” è uno degli spettacoli più innovativi degli ultimi anni, un oratorio in musica dedicato alla città di Napoli con tre personaggi emblema che dialogano tra di loro: il Vesuvio, un vecchio Pulcinella, l’assassino di cartone. Il titolo “Napucalisse” rappresenta appieno la complessità del popolo napoletano, figlio di una millenaria stratificazione di popoli, con le sue complesse problematiche mai risolte. Napoli come il Vesuvio inafferrabile, maestosa, fiera della sua identità ,attira per la sua bellezza e allo stesso tempo respinge per la sua indecifrabilità.
«Il Vulcano è un creatore e un distruttore allo stesso tempo – ha sottolineato Mimmo Borrelli – paragonabile al popolo napoletano che si muove in questa apparente contraddizione. Il mio compito, attraverso l’impegno e la creatività, è quello di aprire uno spiraglio nelle coscienze individuali incoraggiando la reazione civica. Napoli è un Purgatorio in terra, un luogo di transizione ed espiazione dei propri peccati reiterato e continuo, dove un popolo vinto e stanco, che non ha più memoria storica, non riesce ad avere neanche un futuro. Ci sono dei tentativi di cambiamento dove vengono meno i principi della sopravvivenza, ma il cammino da percorrere è ancora irto di ostacoli».
L’autore nel rappresentare i mille chiaroscuri di Napoli si affida a un vortice tumultuoso di parole che sgorgano rapide, ardite, a tratti blasfeme, sfacciate, eccessive, intense, discutibili ma vere. In un epoca di crisi di mezzi e risorse, il suo Teatro ci dimostra che si possono raccontare grandi storie con pochi mezzi e l’uso sapiente della parola. L’autore dà al testo un ritmo incalzante, esasperando in maniera esponenziale l’interpretazione dei personaggi, non dando scampo e travolgendo il pubblico come la terra che ci ospita. Borrelli da generoso animale da palcoscenico, desideroso di sperimentare nuove frontiere del linguaggio teatrale più comunicative e vere, vuole riaffermare l’alto valore sociale del teatro che sta perdendo la sua essenza, incentrando la sua drammaturgia sul ritmo, il suono e gli atteggiamenti corporei. L’uso del dialetto flegreo antico, dopo attente ricerche sul territorio, nasce dalla necessità di conservare la memoria storica dei luoghi. I suoi personaggi sono decisamente lontani dall’immaginario collettivo, da una iconografia discutibile, stantia e superata. La drammaturgia di Mimmo Borrelli si intreccia in “Napucalisse” con il suono e la musica di Antonio Della Ragione, mentre lo spazio spoglio e astratto evoca scenari inquietanti. I 57 minuti di Napucalisse rappresentano uno scambio empatico non simulato tra spettatore e attore, con la finale consapevolezza e la gioia di essersi sentiti appieno, facendo vibrare le corde più profonde dell’animo. Il finale è di lieta speranza affidato all’innocenza dei bambini.