Dalla considerazione che l’amore sia l’unica forza nell’attuale società afflitta dalla totale incapacità di comunicare e da nuove solitudini, il cantautore toscano Marcello Parrilli partorisce il suo quarto album intitolato “Moderne solitudini”, pubblicato da RadiciMusic. Il disco, anticipato dal singolo La resa e accompagnato dal video ufficiale per la regia di Lucio Lepri, raccoglie dieci canzoni d’amore che rivelano sentimenti profondi in chiave pop rock. “Moderne solitudini” vanta la produzione artistica di Gianfilippo Boni e la partecipazione al basso di Lorenzo Forti e alla batteria di Fabrizio Morganti.
È l’amore il filo conduttore del tuo disco “Moderne solitudini”. L’amore come ragione di vita in un’epoca in cui i sentimenti sembrano aver perso il loro valore…
«L’amore è il motore che muove il mondo. Senza di esso e senza la musica saremmo veramente finiti».
La resa il singolo che ha anticipato l’uscita dell’album si sofferma sulla difficoltà di relazionarsi. Molto spesso all’interno di una coppia, un partner prevarica sull’altro. È l’egoismo una delle cause?
«Sicuramente siamo diventati una società più egoista e questo può influire, il bisogno di apparire prevale su quello dell’essere, ma in questa canzone in particolare, si vede la resa come unica via d’uscita, come unico modo per non farsi del male».
Moderne solitudini il brano che dà il titolo al disco parla della solitudine del nostro tempo. È la conseguenza dell’incapacità di comunicare i propri sentimenti?
«Direi che è la conseguenza dell’incapacità di comunicare in generale, non solo i sentimenti».
Perso nei tuoi occhi è una dichiarazione d’amore alla donna amata. Da quali emozioni è scaturita?
«È una canzone che parla di un amore mai vissuto realmente ma solo sognato, mi piace molto perché si muove in bilico tra sintetizzatori e chitarre e spero che anche nell’ascolto riescano a trasmettere questo senso di sospensione che esiste tra sogno e realtà».
Quali artisti ha ascoltato e apprezzato negli anni della sua formazione musicale ed artistica?
«Direi che ho ascoltato di tutto…Quando mi sono laureato al D.A.M.S. scrissi una tesi in estetica musicale su Philip Glass e il minimalismo, ascolto moltissimo la musica elettronica, il mio gruppo preferito sono i Depeche Mode, ma mi piacciono molto anche Sakamoto, David Silvian, i Cure, i Radiohead, ecc… Ovviamente mi piace anche la musica classica e il cantautorato italiano, Dalla, De Gregori, Battisti, Tenco e su tutti De Andrè».
Come polistrumentista quale strumento le regala maggior gratificazione?
«Mi piace suonare tutto, la chitarra è sicuramente lo strumento che uso di più sia per questioni pratiche che lavorative, e direi anche compositive, ma quando posso adoro suonare i sinth e il piano, ultimamente uso molto anche l’ukulele perché mi diverte moltissimo e lo sto usando anche per alcuni setting di musicoterapia, il violino invece lo sto suonando poco e quando lo suono ho un senso di frustrazione, perché è uno di quegli strumenti che per suonarlo decentemente dovresti dedicarti almeno un paio d’ore al giorno».