Reno Brandoni fa il suo ritorno sulle scene con il libro per ragazzi Filastrocche Per Sentirsi Grandi, disponibile in tutte le librerie. Il nuovo lavoro del musicista, compositore e scrittore è un romanzo di formazione, scritto e pensato in modo originale, la cui mission è sensibilizzare e educare i ragazzi all’ascolto della musica, omaggiando le figure leggendarie della musica rock degli anni ’60 e ’70.
Filastrocche Per Sentirsi Grandi contiene all’interno 9 brani-filastrocche, scritte da Maria Elena Rosati e musicate da Reno Brandoni e Stefano Nosei, che presta anche la sua voce. Le due tracce “Il sole nasce per tutti” e “Filastrocca alla rovescia”, vedono inoltre la partecipazione speciale di Paolo Fresu alla tromba. Ciascun brano-filastrocca è ascoltabile online mediante la scansione di QR code nascosti fra le pagine del libro.
Come è nata l’idea di realizzare Filastrocche Per Sentirsi Grandi?
«Quasi per caso, avevo da tempo voglia di raccontare la storia di Sara, mancava lo spunto per iniziare la narrazione. Un giorno, durante un laboratorio in una libreria, Maria Elena mi ha chiesto se potevo aggiungere un sottofondo ad alcune sue filastrocche e cosi ricevute le strofe, ho cominciato a lavorarci con curiosità. Erano nove filastrocche non correlate tra di loro . Iniziavo a pensare a un sottofondo musicale e mi tornava sempre la cantilena con cui leggevo il testo che dava alla filastrocca uno spirito profondamente infantile. Quella sera era a cena da me Stefano, un mio caro amico, e gli ho chiesto di provare a cantarne una su un tema musicale alla Crosby. L’effetto è stato sorprendente, le filastrocche perdevano la loro caratteristica infantile per diventare delle vere e proprie canzoni».
I 9 brani-filastrocche sono state scritte da Maria Elena Rosati e musicate da Reno Brandoni e Stefano Nosei, che presta anche la sua voce. In “Il sole nasce per tutti” e “Filastrocca alla rovescia” troviamo la partecipazione speciale di Paolo Fresu. Come mai la scelta è caduta su di loro?
«Come dicevo prima Stefano Nosei è un caro amico con cui mi confronto spesso sui miei progetti. L’idea di portare un linguaggio infantile in una canzone d’adulti mi ha permesso di iniziare il mio racconto. Senza dire nulla a Maria Elena Rosati ho costruito una storia inventando dei collegamenti tra le varie filastrocche e ho chiesto a Stefano di aiutarmi nella stesura della parte musicale e nella esecuzione vocale. Le registrazioni sono durate un paio di mesi, mentre intanto andavo avanti col romanzo. Arrivato all’ultimo pezzo e anche alla conclusione del racconto, ho scritto un tema sulla chitarra baritona che abbiamo deciso di tenere senza nessun altro strumento… anche se ci mancava il finale. E qui entra in scena Paolo Fresu. Stefano ha avuto l’idea di fargli ascoltare il brano e lui si è manifestato disponibile a fare un “solo” con la tromba. Quando Paolo è venuto a casa mia a registrare “Filastrocca alla rovescia” ha sentito anche “Il sole nasce ogni giorno” su cui avevo scritto l’intro dei fiati con il Midi e ha deciso di offrirmi anche quella parte».
Un romanzo di formazione per ragazzi incentrato sulla musica rock e le figure leggendarie che ne hanno scritto la storia. Precedentemente hai già scritto “Il Re del Blues”, “La notte in cui inventarono il rock” e “Una classica serata jazz”. Come mai hai deciso di scrivere libri per ragazzi?
«I ragazzi, per quanto travolti dalla tecnologia e distratti dai social, continuano a manifestare curiosità ed entusiasmo. Ho iniziato con il blues a raccontare le origini della musica e ho visto in giro nelle scuole un grande interesse sia da parte degli alunni che degli insegnanti. Così la collana ha preso corpo e continuo a produrre libri dedicati alla musica e a portare in giro i laboratori per le scuole e le librerie».
Quali sono i punti che vuoi evidenziare in questo nuovo libro?
«Per primo la “comunicazione”. Parlarsi è molto diverso dallo scrivere. I messaggini sui social non possono sostituire il rapporto umano e l’intonazione della voce. Così le filastrocche che vengono lette con cantilena diventano messaggi adulti grazie alla musica e all’espressività. Ho affrontato anche il tema della perdita. Quando una persona cara viene a mancare ti dicono che il tempo aiuterà a dimenticare. Io voglio invece spingere al ricordo. Solo ricordando i momenti più belli avrai la persona sempre vicina».
Filastrocche Per Sentirsi Grandi è un romanzo di formazione, scritto e pensato in modo originale, la cui mission è sensibilizzare i ragazzi all’ascolto della musica. Dall’uscita di questo nuovo lavoro ad oggi quali sono stati i commenti e le testimonianze che hai raccolto, da parte dei ragazzi ma anche degli adulti?
«Grande curiosità e interesse, soprattutto per la presenza dei QRCODE nel testo del libro. Man mano che la storia si svolge e Sara scopre le varie filastrocche e le musiche che le accompagnano, il lettore tramite il proprio smarthpone può ascoltarle e immergersi nel mondo della protagonista. La lettura del libro diventa così una esperienza multimediale».
Come mai hai scelto proprio di raccontare delle filastrocche?
«La filastrocca è la prima forma letteraria che si studia a scuola, di solito appartiene ai bambini, portarla agli adulti è stata una grande sfida».
Oggi la musica si ascolta in maniera passiva e superficiale, dando poca importanza a tutto quello che c’è dietro la realizzazione di un brano. Il tuo libro è anche uno sprone verso chi ha la curiosità di andare oltre e non soffermarsi al semplice ascolto. Ma non sarà un libro a cambiare le abitudini di una generazione. Quale sarà secondo te l’approccio all’ascolto della musica tra dieci anni?
«Chi può dirlo, mi sto impegnando per raccontare un certo tipo di ascolto, attento e meditato, che dia alla musica non solo il ruolo di commento quotidiano alle nostre attività ma che regali a questa importante forma d’arte, maggiore valore e interesse».
Quanto c’è di te in questo romanzo?
«Molto, avevo iniziato a scriverlo al maschile, ma ho dovuto cambiare il protagonista al femminile per non cadere nel totale coinvolgimento».
Oggi scrivi libri per cercare di educare i ragazzi all’ascolto della musica. Quali sono stati i tuoi riferimenti da ragazzo?
«Dylan prima di tutti, poi il blues e la musica per chitarra. La mia vicinanza a Stefan Grossman e John Renbourn mi ha permesso di crescere e di imparare il mestiere di musicista accanto a due persone fantastiche. Mi hanno coinvolto sin da quando avevo 18 anni portandomi in giro per il mondo a suonare. “Il re del blues”, che parla della vita di Robert Johnson è proprio dedicato a Stefan che mi ha fatto scoprire questo incredibile musicista».
Sulla scia delle grandi icone musicali del passato, oggi, secondo te, quali sono gli artisti che vale la pena ascoltare?
«Tutti quelli che fanno musica meritano di essere ascoltati, è un arte nobile a cui bisogna rivolgere sempre grande attenzione e rispetto. Il gusto personale può portare a preferire un artista piuttosto che un altro ma non si può, non si deve mai, esprimere un giudizio assoluto».
Oggi c’è molta diseducazione e superficialità, non solo in chi la musica l’ascolta ma anche in chi la fa. Quale potrebbe essere un giusto approccio alla conoscenza, alla storia, per i giovani musicisti?
«Ecco questo è il punto importante che si lega alla domanda precedente. I giovani musicisti dovrebbero essere più istintivi e non farsi travolgere dalle mode. Preferisco la sperimentazione e la rappresentazione del proprio essere piuttosto che il debole tentativo di seguire le mode. Osservando gli eroi del passato e conoscendo le loro storie , come racconto nei miei libri, voglio offrire uno stimolo a “osare” lasciandosi guidare dal proprio istinto».
Stai lavorando già ad un nuovo progetto?
«Si, a marzo uscirà un nuovo libro sulla storia di Billie Holiday. Visto la particolarità della vita della cantante è stato un lavoro lungo e complesso. Ho scritto un libro che può essere letto e riletto a ogni età e ogni volta con un significato o un approfondimento diverso. I genitori e le insegnanti avranno un bel da fare. Ma la musica vince sempre».