Dal 2 al 29 Ottobre 2019 LA Artcore di Los Angeles ospita “Fluxus”, la mostra di Max Coppeta a cura di Cynthia Penna. Il vernissage si terrà il giorno 6 Ottobre dalle ore 15:00 alle alle ore 17:00.
La mostra di Max Coppeta si ispira al testo di Italo Calvino: “Le città invisibili”.
Cosa sono le “città” di Coppeta cui l’artista dedica un intero corpus di opere e un massiccio sforzo di produzione? Più che elementi di staticità del vissuto sono elementi di dinamicità, di trasformazione, di modifica interiore dove la memoria del passato (come afferma Calvino), già di per sé trasformata presente e futuro. Più che città strutturate esse rappresentano quindi un viaggio intorno all’uomo.
Coppeta “racconta” una sua storia tra il surreale e il metafisico dedicata alle città ed ai suoi abitanti che porta a suddividere l’intera mostra in capitoli che parlano di flussi, di tensioni e di trasformazioni. Le sue opere sono scenografie teatrali ridotte in pochi centimetri di materia. La città descrive l’uomo, le sue passioni, le sue paure in un continuo rincorrersi di storie, di pezzi di vita raccontati o taciuti, ma comunque vissuti.
Ineludibile, inconsapevole, trascinante, inaccessibile ad una comprensione più profonda, questo flusso inarrestabile di vita ci travolge quotidianamente e noi lo viviamo nella “normalità” delle nostre esistenze all’interno delle città.
Max Coppeta nasce a Sarno nel 1980, vive e lavora a Bellona (Ce). Nel 2002 si laurea in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Napoli, con una tesi sul teatro multimediale. Lo stesso anno gli viene assegnata una borsa di studio dall’Istituto Superiore di Design di Torino. È insignito di numerosissimi premi nazionali ed internazionali. Ha esposto a Houston, Los Angeles, Lancaster, Singapore, Tokyo, Caracas, Valencia, Napoli, Milano, Torino, Venezia. Ha collaborato con l’Università di Salerno, il Politecnico di Milano e il Dams di Torino. La sua attività di ricerca, in costante evoluzione, viene monitorata dalla Fondazione Filiberto Menna di Salerno e dalla Fondazione D’Ars di Milano.