Dal loro pensiero a favore dell’integrazione razziale, dell’incontro tra varie etnie e di scambi tra culture e tradizioni, gli ‘O Rom realizzano il loro secondo album, dal titolo Napulitan Gipsy Power, una cornucopia di linguaggi musicali e ritmi del mediterraneo.
Napulitan Gipsy Power, il vostro secondo disco, è un intreccio tra la musica tradizionale napoletana e quella rom, gipsy e balcanica. Come è sorta la curiosità di approfondire la conoscenza della musica zigana?
«La musica zingara è una sorta di blues europeo che ha influenzato molto la musica degli ultimi anni, è figlia di una cultura nata nel nord dell’India e che è cresciuta, si è arricchita e contaminata, grazie al lungo e bellissimo viaggio che i rom e i sinti hanno intrapreso più di mille anni fa per arrivare in Europa. Napulitan Gipsy Power è un disco più zingaro di quanto possa sembrare, perché, a parte le melodie orecchiabili e i ritmi trascinanti (che la cultura rom e quella napoletana hanno in comune); l’elemento centrale è proprio la contaminazione tra diversi generi musicali. C’è il jazz, con il sax di Daniele Sepe e il piano di Aldo Fedele, l’hip-hop, con Speaker Cenzou, i suoni elettronici che incontrano trombe e fisarmoniche balcaniche e la lingua napoletana che si intreccia con quella romanì. La dimostrazione che la contaminazione tra diversi generi musicali è possibile ce la forniscono proprio i rom che, stanziandosi nelle diverse regioni dell’Europa, hanno assimilato, assorbito e trasformato le tradizioni musicali dei luoghi stessi, come è successo nella ex Yugoslavia per la musica balcanica, in Spagna per il Flamenco, in Europa centrale con il Jazz Manouche, ed in Italia con la pizzica scherma in Salento, la tarantella calabrese e la tammurriata in Campania».
Shukar drom, ossia “Bel viaggio” in romanì, il singolo anteprima dell’album, incoraggia a vivere con spensieratezza, assaporando i giorni, senza fermarsi di fronte alle insidie. Il video è stato girato a Scampia, in cui risiede una vasta comunitá rom. Shukar drom, quindi, è anche la metafora dell’incontro tra due culture diverse?
«Shukar Drom prova a dare un consiglio agli ascoltatori e cioè di godersi il viaggio, un invito ad intraprendere il percorso migliore per raggiungere la meta che non sempre è quello più breve. La strada migliore è quella più bella, quella che permette di ampliare il proprio bagaglio culturale ed arricchire la propria esperienza. Shukar Drom è una metafora della vita e si ispira ad “Itaca”, la bellissima poesia di Costantino Kavafis, ma è anche metafora della contaminazione che avviene quando due culture si incontrano e convivono arricchendosi e completandosi reciprocamente».
Napulèngre omaggia Napoli, terra in cui nei secoli si sono incrociate razze, lingue, tradizioni. Il brano esorta al dialogo e all’accoglienza, lanciando un messaggio profondo. Ma gli episodi di intolleranza razziale non mancano nelle altre cittá d’Italia.
«I Napulengre sono i rom napoletani, quelli che ormai sono napoletani a tutti gli effetti perché vivono a Napoli da diversi secoli. L’Italia è un paese ricco di minoranze etniche, rom napoletani, abruzzesi, salentini e calabresi, agli arbëreshë (albanesi), greci, giusto per citarne alcune, siamo un popolo meticcio grazie proprio alla nostra posizione geografica, e questo rappresenta una grande ricchezza culturale, ma dubitiamo che, coloro che a Casal Bruciato e a Torre Maura sono scesi in strada in difesa della “razza italiana”, ne siano al corrente. Napulèngre è un gioco di parole, una citazione, «Napul’è mille culure» perché Napoli è sempre stata un grande porto del Mediterraneo, crocevia di culture diverse, e per sua natura accogliente ed aperta».
Scampia Felix esterna la propria determinazione nel voler restare e lottare per la propria città. È il legame indissolubile con le vostre radici un’altra fonte d’inspirazione artistica?
«Scampia Felix nasce per la colonna sonora dell’omonimo docufilm prodotto dal Gridas con la regia di Francesco Di Martino. Sia la canzone che il film stesso provano a raccontare “l’altra faccia” di un quartiere, un tempo piazza di spaccio più grande d’Europa, che non è più quello narrato da Gomorra. Scampia è attraversata da tante belle realtà associative e comitati che fanno un grande lavoro culturale e di lotta, sul territorio, Chi Rom e…chi no, il Mammut, il Comitato Vele, il Gridas stesso con il bellissimo carnevale, e queste sono solo alcune. È proprio in questo quartiere che è nato Napulitan Gipsy Power, al Drom Music Lab, il nostro laboratorio che è studio di registrazione, sala prove e scuola di musica, ubicato all’interno dell’Officina delle Culture “Gelsomina Verde”. Il legame con il nostro territorio è per noi una delle fonti d’ispirazione artistica, crescere ed evolversi in un territorio in cui per avere i più basilari diritti devi alzare la voce e non mollare mai, ti dà sicuramente una marcia in più».
Quando vi siete avvicinati allo studio della lingua romanì, quella parlata dai rom?
Il repertorio di musica rom e balcanica ci è stato insegnato da Adnan Hozic, cantante e chitarrista Bosniaco scomparso nel 2009, è stato il leader negli anni ’90 della band Balkanija, di cui il nostro Carmine Guarracino faceva parte. Ci siamo avvicinati alla lingua romanì grazie alle canzoni e per il primo disco “Vacanze Romanes” la nostra voce, Carmine D’Aniello, ha studiato e approfondito questo linguaggio con Andrea Stevic, un caro amico rom che vive nel campo di Scampia».
Cosa hanno rappresentato per gli ‘O Rom le collaborazioni artistiche con l’Agusevi Dzambo Orchestra e Jovica Jovic?
«Tutte le collaborazioni per noi hanno rappresentato un momento di crescita importante, da Daniele Sepe ai Terroni uniti, ci siamo confrontati con grandi musicisti provenienti da diversa formazione musicale. Con l’Agusevi Dzambo Orchestra e Jovica Jovic è stato un momento importantissimo, grazie al concerto “Me sem rom” fatto insieme a loro per il Forum delle culture nel 2014, prodotto dal Centro di Cultura Popolare, abbiamo avuto la possibilità di misurarci con artisti provenienti da altri paesi (Macedonia e Serbia) e dotati di una tecnica formidabile, virtuosi della tromba e degli ottoni nel primo caso, e della fisarmonica nel secondo».
Nel corso della vostra avventura artistica avete preso parte a concerti e festival. Di quale conservate un ricordo speciale?
«In quasi undici anni di attività abbiamo avuto la fortuna di girovagare tanto e di portare i nostri ritmi e le nostre melodie in molte piazze, da Catania a Bolzano, da Lecce alla Val di Susa, abbiamo attraversato tutto lo stivale. Emozionante è stato il concerto ad Ancona per “Adriatico Mediterraneo” quando il pubblico, che riempiva il teatro in ogni suo posto, ha applaudito in piedi per dieci minuti dopo la fine del concerto. Indimenticabile il concerto di Capodanno a Napoli, Piazza del Plebiscito, con i Terroni uniti e Daniele Sepe, quando abbiamo suonato davanti ad oltre centomila persone. Il 9 maggio scorso abbiamo suonato a Roma per cinquecento persone rappresentanti delle comunità rom di tutta Italia, i loro applausi rappresentano per noi un importante riconoscimento di cui andiamo fieri».
Come saranno i vostri prossimi concerti e quali musicisti saliranno sul palco?
«Il 2 giugno saremo all’ “Atellana sound circus” a Succivo (Ce), mentre il 22 giugno saremo in provincia di Siena per il “Terrarossa etnofestival” e saranno con noi anche Daniele Sepe e Carmen Famiglietti. Anche luglio ed agosto ci vedranno impegnati in diverse piazze italiane, i concerti saranno annunciati man mano sulle nostre pagine social».