Fede’n’Marlen due musiciste napoletane talentuose che hanno stravolto la nuova scena musicale underground, ai live suonano in acustico, Marilena Vitale alla voce e chitarra e Federica Ottombrino alla voce, fisarmonica e chitarra. La primavera scorsa è uscito il loro primo ep, Stalattiti, prodotto dalla Ikebana Records, cinque brani con una musicalità che ricorda i Sud del Mondo, ma anche i vicoli affollati di Napoli o l’andalusa Granada con i suoi ritmi gitani.
Fede’n’Marlen si definiscono, il suono gitano di una fisarmonica, il legno duro del folk di una chitarra, che racchiude la vera essenza delle due cantautrice, la forma giusta della nuova musicalità tutta partenopea, e a breve pubblicheranno un cd live, la loro giusta vera dimensione.
Come e quando vi siete conosciute?
M: «Ci siamo conosciute all’Università a Napoli nel 2006. Entrambe parlavamo che, vicendevolmente, suonassimo in maniera amatoriale, e scrivevamo anche. È stato un rapporto conflittuale di gelosia, perché ognuna di noi pensava, io suono meglio di lei. Poi due o tre anni fa, ci siamo rincontrate in un teatro, dove Federica lavorava, e così abbiamo deciso di fare musica insieme per unire le forze.»
Ma avevate già suonato con qualche band o da sole prima?
M. – Sì, ma cose di poco conto.
F: «Io avevo un grande terrore di suonare, avevo appeso la chitarra e la voce al chiodo. Presa da un’ansia indescrivibile, poi ci siamo conosciute, all’inizio c’era questo fastidio reciproco, un odio veramente eccessivo, però capita che persone che ti sono antipatiche, in realtà, ti attirano perché riconosci in loro un qualcosa, e, quindi, quell’antipatia era un’attrazione, rivelatasi vincente dopo otto anni. Ora riesco a suonare solo con lei, quando faccio altre cose no, lei mi da un grande sostegno.»
Federica da quando hai scoperto la fisarmonica?
F: «La fisarmonica me la sono fatta regalare per la mia laurea, mi attira molto la donna che suona la fisarmonica, uno strumento bello e complesso e molto femminile perché ricorda un po’ un pancione. È da un anno che la suono, ora sto studiando, ma è molto difficile.»
M: «È un enfant prodige, non so come fa, è difficilissima, l’ho avuta a casa una settimana, ma non riuscivo nemmeno a posizionarla.»
Com’è nata la passione per la fisarmonica?
F: «Amo una musicista napoletana, Dolores Melodia e vederla suonare la fisarmonica e cantare in napoletano, con un atteggiamento molto da femmina, mi ha attratta molto.»
Il fil rouge delle canzoni di Stalattiti è l’amore?
M: «Il fil rouge delle nostre canzoni in genere è la vita. Può sembrare una risposta banale, tutti scrivono quello che gli capita e lo scrivere per noi è legato all’esperienza. Quello che può succederti la mattina quello riversi sia nella composizione musicale che nei testi. Il tutto è legato all’emozionalità delle cose che viviamo, ecco perché parla della vita, anche con storie d’amore che non riesci a capire se sono finite bene o male, o se continuano, se ci sono delle aspettative.»
C’è qualche messaggio che vorreste passasse?
F: «L’aspetto del messaggio mi piace molto. Ho sempre immaginato alle canzoni a come delle frecce, per me ogni canzone deve arrivare, mi dispiace quando si perdono. L’ultimo pezzo che adesso abbiamo arrangiato, Elogio alla lentezza, ha un tema che si distacca dai precedenti e dall’amore. Oltre alle canzoni, anche il nostro modo di fare musica è il riflesso delle nostre idee.»
Siete un duo minimalista, chitarra e fisarmonica, quasi il non volere ambire alle grandi folle…
F «Noi amiamo essere vere, adesso c’è questo, forse domani incontreremo un grande batterista e lo coinvolgiamo in questo progetto. Per ora abbiamo scritto queste canzoni e siamo in due, e il fatto di ambire a un grande pubblico, magari, ben venga.»
M: «Sicuramente i canali che vogliamo utilizzare ora non sono attuali, come il canale televisivo o internet.»
Non vi proporreste mai a un talent?
M: «No, non c’interessa. Sono dei circuiti molti pericolosi artisticamente. Noi siamo nate da un anno, la nostra pagina facebook funziona da otto mesi circa e abbiamo quasi duemila preferenze. A meno che non si faccia un talent per gente onesta, l’onestà è tutto, essere se stessi e non doversi per forza costruire.»
Come avete scelto questi cinque brani per l’ep, vi lega qualcosa?
F: «Scelgono loro di venire da noi, e poi perché li senti finiti, prendi Fragile, quella scritta da me fra queste cinque, per me è una canzone finita, è un punto. Ad altre senti manchi qualcosa, questi sono i pezzi più completi e sono tra quelli che non sono mai stati cambiati musicalmente durante i live. In questo cd, però, manca qualcosa, un nostro pezzo in spagnolo, molto importante, che ci consigliarono di non mettere, ma noi faremo un ep per il Sud America e lo inseriremo, a discapito di cosa diranno gli atri.»
La scelta di cantare anche in napoletano?
F: «Di getto mi viene molto scrivere in napoletano, senti che delle cose debbono essere dette e raccontate in questa lingua, non si possono tradurre in un’altra, tipo Fragile, il primo pezzo che ho scritto per mia mamma, quelle cose lì dovevo dirgliele per forza in napoletano.»
La copertina del disco è stata fatta su vostra indicazione?
F: «Abbiamo fatto una bella chiacchierata con Alice Schiavone, una grandissima artista napoletana, lei aveva già qualche idea, e la nostra era di un’immagine molto astratta ma che dovesse contenere anche la natura e, dopo che ci siamo incontrate, è nata questa cover street art, noi due sole su un pianeta che stiamo emergendo tra arcobaleni, fiori, colori e i nostri strumenti.»
Cosa succede durante i live?
M: «Ci prendiamo in giro tantissimo.»
F: «Dipende dove ci troviamo, non c’è niente di prestabilito, anche la scaletta stessa la cambiamo quasi ad ogni live, ci raffrontiamo con l’energia che c’è. Raccontiamo degli aneddoti, tipo Respiro, l’ultima traccia di questo ep, un brano che abbiamo scritto insieme, in realtà, lei aveva una strofa e io quel giorno avevo un ritornello, e quando ci siamo incontrate abbiamo unito il tutto.»
M: «Abbiamo scritto tutto il ritornello e la seconda strofa insieme. Musicalmente era completa, ma è stato divertentissimo, a questa canzone tutti si appassionano perché è molto melodica e struggente, ma l’abbiamo scritta tipo, io dicevo Resto e lei Sveglia.»
F: «Poi scrivevo una frase, e le chiedevo, secondo te cosa significa? E mi diceva cose tutte in altro modo, non come l’avevo interpretata.»
State già preparando un nuovo album?
F: «Abbiamo circa una cinquantina di brani nel cassetto, per ora abbiamo deciso di aspettare, migliorare e andare oltre. Io credo che c’è un modo per dire delle cose e utilizzare la musica per dirle, noi arriviamo a un certo punto, e non proseguiamo, quindi, stiamo cercando degli arrangiatori e delle persone che ci aiutino a dire delle cose ancora meglio, in verità, abbiamo già trovato qualcuno, un mio amico, Gianni Guarracino, un chitarrista famoso.»
M: «Vorremmo fare uscire, nel frattempo, un cd live di questo ep, con un bonus track, perché pensiamo che la nostra dimensione reale sia il live, ascoltarci nei cd ha un valore e nei live un altro.»