Presentato il primo romanzo di Manlio Santanelli “Una furtiva lacrima” edito da GM Press, presso la Sala della Loggia del Castel Nuovo (Maschio Angioino) di Napoli. Sono intervenuti l’editore della GM Press, Matteo Palumbo (docente della Federico II), la giornalista Luciana Libero, Raffaella Tramontano (moderatrice), Nello Mascia (attore-regista), Manlio Santanelli. Il romanzo ci racconta del rapporto amicale instauratosi tra il maestro (Tarquinio) e il suo allievo (Giorgio), che gli è a tal punto riconoscente per gli innumerevoli insegnamenti ricevuti, da decidere di accompagnarlo in una clinica della Provenza e di assisterlo nell’ultimo “viaggio della speranza”. Il maestro Manlio Santanelli, da sapiente burattinaio, pur affrontando temi forti quali la morte, il dolore, sorprende il lettore con impensabili associazioni, astraendosi dalla norma e dalle convenzioni, creando personaggi inusuali che si prendono gioco della vita con ironia e humor nero. “Una furtiva lacrima è una sorta di filo conduttore del romanzo – ha sottolineato Matteo Palumbo -, in quanto sottolinea il racconto, che il maestro fa al suo allievo, dei momenti salienti della sua movimentata esistenza. E’ un viaggio nei sentimenti: l’autore, come ardito esploratore, dà ai suoi lettori la possibilità di immergersi, travolgendoli, in un flusso continuo di emozioni, dove la parola ci restituisce appieno il significato profondo dell’esistenza. Altre storie si intrecciano alla storia principale, creando un edificio narrativo accattivante e giocoso”.
“La scrittura del maestro Santanelli – ha dichiarato la giornalista Luciana Libero- ci conduce lontano in un mondo fantastico, animato da personaggi disneyani e pirandelliani, deformati e fuori dal coro, che si prendono gioco della vita e delle sue regole precostituite. Allo stesso tempo strizza l’occhio ai film di Mario Monicelli (Amici miei), al cinema di Michelangelo Antonioni, di Federico Fellini, di Luchino Visconti“.
Nel romanzo “Una furtiva lacrima” ci sono tutti gli elementi che caratterizzano la scrittura visionaria del maestro Santanelli: la forza dello stile unico, il linguaggio ricercato, l’ironia sferzante e mai banale, l’uso del grottesco. “L’urlo “ dipinto dal pittore norvegese Edvard Munch esprime appieno la proiezione dell’esperienza psicologica che Tarquinio sta vivendo in questo particolare momento della sua vita. “Il romanzo nasce dall’idea di confrontare due generazioni apparentemente lontane tra di loro, – ha ribadito Manlio Santanelli – accomunate dall’impossibilità di comunicare per evidenti motivi anagrafici. La mia scrittura, ispirata dal teatro dell’assurdo di Samuel Beckett e di Harold Pinter, è “una emorragia del pensiero “che posso tamponare solo mettendola su carta nel più breve tempo possibile. E’ un flusso continuo torrenziale-alluvionale come la città di Napoli, caratterizzata da un caos continuo e inarrestabile, che le permette miracolosamente ancora di restare in piedi dopo tanti secoli di disordine e anarchia. Il silenzio e il clamore impersonano bene le due anime di Napoli apparentemente opposte ma allo stesso tempo complementari”.