Nasce e si sviluppa musicalmente da un progetto di condivisione, tra musicisti e compositori eclettici, Paz il nuovo album dei Babil On Suite, prodotto da Puntoeacapo / A1 Entertainment. Il titolo Paz, che vuol dire pace in portoghese, si ispira all’idea di una pace artistica che i Babil On Suite raggiungono attraverso la musica, intrecciando stili e generi musicali. Nel disco il pop incontra la musica elettronica, il funky, il rap, l’electronic dance music e la world music. I due brani Agora e Paz, tra gli altri, impreziositi dagli strumenti etnici si distinguono per sonorità e ritmi afro e afro samba che si fondono con i campionatori.
La band Babil On Suite è composta da musicisti, dj e compositori catanesi. Caterina Anastasi, la prima voce, ha inaugurato la carriera del gruppo. Manola Micalizzi, voce e percussioni, si distingue per la passione per la samba e la bossa nova. Geo Johnson, cantante e rapper, miscela il black soul e il funk. Gli altri componenti sono Manuele Doca (drum), Giuseppe Di Stefano (Piano, Organ), Elisa Messina (Guitar), Marina Latorraca (Trumpet e Trombone), Salvo Dub (Bass, Synth, Keyboard and Elettronic Drum programming).
I Babil On Suite hanno collaborato con grandi artisti, tra cui Lucio Dalla, Nouvelle Vague, Carl Graig, Max Gazzè, Samuele Bersani, Eugenio Bennato, Mario Venuti, Roy Paci, 99 Posse, Gaben. Insieme a Lucio Dalla nel 2009 realizzano l’ep Roulette, gli anni successivi pubblicano gli album La scatola e Safari Now. La rivisitazione del brano Contessa dei Decibel, riceve gli apprezzamenti di Enrico Ruggeri. Con il terzo album Paz, anticipato dal singolo Boa Babil on feat Mario Venuti, i Babil on Suite celebrano i primi dieci anni del loro cammino artistico.
“Paz”, il vostro nuovo disco, è il frutto della commistione tra stili e generi variegati, il risultato delle vostre conoscenze artistiche e musicali acquisite. La collaborazione tra musicisti crea sempre progetti di elevato spessore culturale.
«Sì, in questo album soprattutto. Tra il primo e quello attuale c’è sempre stata la costante della contaminazione, l’ingresso dei nuovi elementi nella band ha portato nuova linfa al nostro approccio alla scrittura. La nostra collaborazione è frutto del confronto e delle nostre singole esperienze, è il nostro punto di forza e speriamo di non perdere mai la voglia di scoprirci in nuovi stimoli musicali».
Call another boy è un pezzo elettro-pop che ha anticipato l’uscita di Paz. Qual è il suo significato chiave?
«La leggerezza del pianoforte alla Praise You di Fatboy Slim e le percussioni di Rapper’s Delight dei Sugarhill Gang tratteggiano il sound del brano. Di base c’è l’idea del cambiamento come “via di esodo”, per staccarsi da un passato che a volte non ci vuole lasciare e ci tiene come un palloncino legati a un sasso. Finché non senti quella vocina impertinente che ti suggerisce … Call Another Boy».
Call another boy e From the distance richiamano lo stile elettro-pop dance degli anni ’80…
«Gli ‘80 sono stati di ispirazione, potremmo dire che è una sorta di omaggio a Giorgio Moroder arrangiatore Italiano immenso, che con il synth arpeggiato di I feel love di Donna Summer ha dato il via alla musica elettronica, o quantomeno è stato un pioniere dei nuovi suoni».
Paz il brano che intitola il disco è una samba elettro-pop che parla di pace. È il messaggio di speranza dei Babil on suite?
«Sicuramente non abbiamo la ricetta per la pace universale, ma attraverso la nostra musica riusciamo ad avere una “pace artistica”, che cerchiamo anche noi attraverso le arti, ed è il modo più immediato per avvicinarsi a se stessi. La pace non è semplicemente assenza di guerra, è equilibrio interiore, è serena condivisione, è dialogo. Per nostra fortuna c’è la musica».
Il canto e il ritmo della danza africana risuonano nei brani Paz, Little lamb e Agorà in cui suonate alcuni strumenti etnici. Come è iniziata la passione per la musica etnica?
«Non siamo cultori della musica etnica, ma ci piace il ritmo, afro, afro samba, quello viscerale che vibra spesso come un mantra, quando questo accade ne prendiamo spunto e viene fuori un beat o una song, vivendo poi in Sicilia è quasi inevitabile creare una sinergia con il resto del mondo».
In my cinema è l’omaggio al grande Lucio Dalla in ricordo della vostra intesa artistica. Cosa vi ha trasmesso questo indimenticabile cantautore?
«Lo conoscemmo molti anni fa, al Festival Lucio Dalla and Friends e, neanche a dirlo, in un porto, fumava una sigaretta seduto in una panchina di fronte al mare, è stato come vedere una copertina dei suoi album. Nel nuovo album il brano “In my cinema” è una citazione che vuole rendergli omaggio: come i lunedì sera degli anni ’80 quando a fare da apripista prima di gustare le anteprime internazionali sul piccolo schermo arrivava la sigla di Lunedì Film, scritta e cantata da Lucio Dalla. Lo ricordiamo così, con la nostra musica».
Come sarà il tour dei Babil on suite?
«A metà strada tra un live e un dj set, con tanti strumenti: batteria acustica, chitarra, percussioni, fiati, basso, sintetizzatori, organo, drum machine e theremin, sul palco proviamo ad essere sempre con la band al completo, tutti e otto i componenti. Parte da un mood più funk e arriva alla cassa in quattro, ma in mezzo c’è tanta energia; per noi il palco è terapeutico, e la musica è sincera, quando ti diverti mandi una frequenza, una vibrazione che in qualche modo ti può influenzare, ci piace pensare che il pubblico si diverta insieme a noi».