Gregorio Rega in arte Greg Rega, nato a Roccarainola (Napoli) torna sulle scene con il nuovo singolo “Dint’all’anema”. Il soul-singer campano si avvicina al mondo della musica all’età di 20 anni esibendosi nei locali campani, collaborando e partecipando in diverse produzioni dello scenario rap campano e italiano come quelle con Clementino, Paura e dj Tyone.
Nel 2015 arriva la svolta della sua carriera quando partecipa alla terza edizione di “The Voice of Italy” nel team di Noemi. Terminata l’esperienza televisiva, la stessa Noemi offre a Greg Rega l’opportunità di fare da Back Vocalist durante i suoi concerti. Nello stesso aano pubblica il suo primo singolo “Sempre così” e nel 2016 rilascia un altro singolo dal titolo “Paura d’o mare“. Il sound acid jazz e funky-soul sono le coordinate musicali di questo talentuoso cantante partenopeo, che di recente è uscito con “Dint’ all’anema”, un brano autobiografico dal testo intenso e scuro che racconta di una tragedia, una perdita imprevista di quelle che arrivano come un fulmine a ciel sereno.
“Dint’ all’anema” è il tuo nuovo singolo. Ci vuoi parlare di questo brano?
«“Dint’all’anema” è un brano nato in seguito ad una vicenda biografica; una persona a me cara è venuta a mancare prima di poter conoscere il figlio che stava per nascere. Per questo, forse, non ho avuto bisogno di mettermi a tavolino a scrivere … le parole sono venute fuori da sole così come la melodia».
Nel videoclip si sei tu legato ad una sedia, con accanto due donne in attesa, bendate vestite di bianco e una che rappresenta il diavolo. Ce lo spieghi?
«Nel videoclip i lacci rappresentano l’impossibilità di ribellarsi al demone della morte che danza intorno a me, che mi sta col fiato sul collo, mentre le due donne incinte si contrappongono a questo destino di morte perché sono portatrici di una nuova vita, pura e candida così come i loro vestiti».
A quando un album?
«Spero di rilasciare al più presto l’album a cui sto già lavorando. La fase di arrangiamento e produzione è davvero delicata; bisogna liberarsi da ogni preconcetto e pensare solo alla musica, solo a ciò che ci rappresenta. Alla fine, credo, le canzoni devono esprimere una verità su se stessi per poter emozionare gli altri».
Vanti svariate collaborazioni e partecipazioni in diverse produzioni dello scenario rap campano e italiano come quelle con Clementino, Paura e dj Tyone. In cosa hanno arricchito il tuo bagaglio culturale questi incontri?
«Tutti gli artisti rap con cui ho collaborato mi hanno insegnato la potenza del loro linguaggio nell’ambito di un genere che, confesso, io non masticavo molto. Inoltre ho avuto modo di comprendere, fin dai primi approcci, quanto la nostra terra sia fertile e suscettibile all’arte. Non devo guardare troppo lontano per vedere colleghi, artisti, amici che hanno scelto di restare in provincia o a Napoli per continuare a fare il loro lavoro e credo che questa appartenenza alla propria terra, con tutte le sue problematiche, sia sullo sfondo di ogni prodotto artistico».
Nel 2015 arriva la svolta della tua carriera quando partecipi alla terza edizione del talent canoro “The Voice of Italy” superando le selezioni iniziali ed entrando nel team di Noemi. Cosa ricordi a distanza di anni?
«Dell’esperienza a The Voice ricordo l’emozione, l’ansia di salire sul palco dal quale poi sarei arrivato nelle case di tutta Italia. Sicuramente bisogna essere molto saldi per reggere il contraccolpo, per dare la giusta importanza all’impatto mediatico che deriva da questo tipo di esperienza. Io per fortuna, ho sempre mantenuto i piedi ben piantati a terra … io volevo solo cantare bene e arrivare alla gente e, a distanza di anni, posso dire di esserci riuscito!»
La partecipazione a The Voice ti ha dato l’opportunità di fare da Back Vocalist durante i concerti di Noemi, un’esperienza che ti ha visto esibire ad alcune delle manifestazioni musicali più importanti in Italia.
«Grazie a The Voice ho conosciuto Noemi, un’artista che stimo molto anche dal punto di vista umano, con cui ho collaborato per circa un anno e con la quale ho avuto la fortuna di vivere delle esperienze pazzesche: il concerto del Primo Maggio a Roma, il Coca-Cola Summer Festival, Fronte del Palco per Radio Italia, Musicultura… e poi tanti concerti in giro per l’Italia. Ho condiviso il palco con musicisti fortissimi da cui ho imparato come si lavora a certi livelli e soprattutto che quando si sta di fronte dal pubblico, ogni nota va suonata per il pubblico e non per se stessi».
Nel 2017 hai dato vita al progetto “Greg Rega Electro Soul Experience”, lo porterai ancora avanti?
«Il progetto “Greg Rega Electro Soul Experience” nasce come Sound System, ovvero con l’idea di essere un collettivo di artisti che, in formazioni e combinazioni diverse, si incontrano e suonano insieme. È un progetto con cui io e i miei musicisti abbiamo suonato parecchio in giro per la Campania e sicuramente a breve torneremo a farlo in primis perché tengo molto all’idea di condivisione e scambio che c’è dietro agli Electro Soul e poi perché cantare e suonare dal vivo resta la mia linfa vitale.