Simone Vignola torna sulle scene con “Naufrago” (Black Cavia Records), il nuovo album, il sesto della sua carriera, in cui ancora una volta il “bassautore” si immerge in una scrittura che coniuga facilità d’ascolto e cantabilità alla ricercatezza di suoni, sfumature, elementi tecnici da addetti ai lavori, groove e dinamismo. Molto apprezzato anche all’estero – dove spesso è presente sia in concerto che come autore di masterclass e workshop – Simone anche per questo nuovo disco veste un ruolo da regista, curando tutto dalla composizione alla produzione.
Naufrago è il tuo sesto album, un lavoro che tu stesso definisci un’evoluzione del precedente “Vivere e basta”. Ce ne vuoi parlare?
«Nel 2016 con “Mi sento meglio” e soprattutto nel 2017 con “Vivere e basta” ho iniziato un percorso verso la canzone pop contaminata. Tecnicamente anche “Love Song”, il mio primissimo singolo, attinge da questa missione. Stilisticamente trovo “Naufrago” è assimilabile un po’ a tutta la mia discografia, è sicuramente più maturo nelle soluzioni poetiche ma consequenziale dal punto di vista del sound. L’idea di arrangiamento e il modo in cui è stato realizzato l’album è sicuramente molto più vicino a “Vivere e basta”, registrazioni fugaci, playing funzionale, un modo di parlare schietto e ironico».
Sono tue l’etichetta, la produzione, la firma in calce alle nuove canzoni, la scrittura, gli arrangiamenti, la voce e gli strumenti. Cosa rappresenta per te questo nuovo disco?
«Anche in altri lavori precedenti mi sono cimentato con la totale self-production e ho sentito l’esigenza di tornare indietro e rianalizzare alcuni modi di arrangiare, diciamo loop-based, e mixarli con strutture più costruite e testi meno superficiali, che è poi la mia attuale concezione artistica. Già nel titolo è chiaro che “Naufrago” non sia un punto di arrivo, è una nuova strada lungo una nuova terra da affrontare sempre con le medesime convinzioni».
Questo disco ti vede in veste di producer, ma anche un regista di te stesso. Come descriveresti questa nuova fase di vita della tua carriera artistica?
«Questo disco per me è un punto di ripartenza, credo sia un lavoro più maturo e spero di approdare presto su nuove spiagge, naufragare per poter ripartire. Sicuramente è una fase in cui vorrei esplorare nuovi contesti. Una fase in cui cerco di non arrendermi alle difficoltà che affronta un artista indipendente».
L’album ha visto la luce grazie ad un fund raising sostenuto dai tuoi fan. Come è nata l’idea?
«Essendo “Naufrago” un lavoro self-made ho pensato potesse essere rappresentativo auto finanziarlo insieme a chi da sempre mi supporta e mi sostiene. Tante persone hanno acquistato l’album in pre ordine, a scatola chiusa, e questo mi ha impartito una buona dose di fiducia, che fa sempre bene».
Che rapporto hai con il tuo pubblico?
«Diciamo che non sono molto social, ma cerco di rendermi disponibile ed esempio se qualcuno mi chiede consigli sul live-looping o sul basso elettrico. Il pubblico che mi segue è per la maggiore un pubblico che lo fa da diverso tempo, quindi quasi con tutti loro ci siamo conosciuti e spesso siamo diventati amici nel corso del tempo».
Il basso elettrico è il tuo strumento per eccellenza. Come e quando è nata la passione per questo strumento?
«Il basso predomina la mia scena anche quando si limita alla tonica. È un naturale modo di pensare questo strumento come elemento chiave di un discorso loop-based, un background musicale tessuto spesso con armonie cicliche che vengono colorate a seconda di dove il basso si muove. Pur avendo iniziato a studiare chitarra suono il basso dai 12 anni. Divento bassista per caso, per potermi inserire in una band di amici dove mancava il bassista. D’altro canto quando metti su una band manca sempre il bassista».
Come e quando sono nati questi 13 brani?
«Sono brani scritti nel tempo, alcuni sono più recenti, altri più datati. Quando ho scritto “Naufrago” però sapevo che sarebbe stata la title-track del disco, è la canzone che mi ha ispirato a dare vita a questa idea. La scelta, la selezione dei 13 brani ne è derivata di conseguenza».
Questo nuovo album è di facile ascolto e molto immediato. Sei soddisfatto del risultato?
Credo che “Naufrago” sia un album che mi rappresenta nel complesso della mia idea musicale, sono soddisfatto del lavoro svolto in fase di “assemblamento”, del lato tecnico-produttivo, che rende giustizia alla scrittura e dona la giusta leggerezza alle canzoni».