Se oggi qualcuno scrivesse di un uomo che adotta una bambina e la alleva solo per sposarla una volta cresciuta, cosa succederebbe? Ne nascerebbe sicuramente una polemica, come quando nel 1662 Molière scrisse “La scuola delle mogli” trovandosi ad affrontare non pochi problemi di censura. Nonostante ciò, questa pièce resta uno dei migliori capolavori teatrali e oggi Arturo Cirillo, lo ha diretto e interpretato.
Lo spettacolo prodotto da Marche Teatro, Teatro dell’Elfo e Teatro Stabile di Napoli, ha debuttato il 22 luglio 2018 al Festival Teatrale di Borgio Verezzi in Liguria. Ieri 20 Marzo, dopo le date di Milano, “La scuola delle mogli” è arrivato sul palco del Teatro Mercadante di Napoli. La commedia diretta da Arturo Cirillo, è stata interpretata dal regista stesso (nelle vesti di Arnolfo, alias Signor Del Ramo) e da Valentina Picello (nei panni di Agnese, fanciulla allevata da Arnolfo), Rosario Giglio (interprete di Crisaldo amico di Arnolfo e Alain il servo), Marta Pizzigallo (era Georgette, la serva) e Giacomo Vigentini (ha interpretato Orazio, innamorato di Agnese).
Il testo tradotto da Cesare Garboli racconta di un uomo maturo, Arnolfo, che è terrorizzato dall’idea delle “corna”. Arnolfo infatti è uno spietato cinico ma anche un innamorato ossessivo, un indefesso fustigatore delle debolezze altrui come anche una fragilissima vittima del proprio gioco pienamente convinto che «sposare un’oca non ti renderà cornuto». Al centro una giovane, Agnese, donna cavia di un esperimento che solo una mente maschilista e misantropica poteva escogitare: è stata presa da bambina, orfana, e poi lasciata nell’ignoranza di tutto per poter essere la moglie ideale, vittima per non dire schiava, del futuro marito che vuole dominarla su tutti i piani, economici, culturali, psicologici. Buona parte del testo è un inno alla sottomissione, all’ignoranza, al rispetto di grottesche regole da “buona moglie” che risulteranno inutili quando Agnese incontrerà un giovanotto, Orazio, che le farà battere il cuore. Il gioco del teatro si dipana così tra intrighi, segreti, doppiezze, gioco delle parti, battibecchi, fino al lieto fine che vede trionfare l’amore tra i due giovani.
La messa in scena di Dario Gessati è colorata, dinamica e suggestiva, con una casa lineare ed essenziale che ruota su se stessa, una vera e propria “casa delle bambole”, una lunga scala di ferro che porta al primo piano dove si accede con una botola, ed è la stanza-prigione della povera Agnese.
I costumi a cura di Gianluca Falaschi sono lontani dagli stereotipi settecenteschi e giocano con ironia, tra parrucche sempre storte e sacche della spesa da ipermercato. Anche le luci (curate da Camilla Piccioni) e la musica di Francesco De Melis hanno un ruolo importante, regalando a Cirillo l’opportunità di esibirsi in assoli a passi di danza.
Una sala strapiena, tante risate e lunghi applausi hanno premiato un lavoro godibile, accurato e ottimamente recitato.
Lo spettacolo sarà in scena fino a domenica 31 marzo alle ore 21.00 il martedì e il venerdì; alle 17.00 il mercoledì e il giovedì, mentre il sabato l’appuntamento sarà alle 19.00 e la domenica alle 18.00.