Nel 1823 Stendhal, nel dedicarsi alla scrittura di un’opera autobiografica su Gioachino Rossini, pubblicata poi col titolo “Vie de Rossini“, affermava: «È difficile scrivere la storia di un uomo ancora vivo. Lo invidio più di chiunque abbia vinto il primo premio in denaro alla lotteria della natura: a differenza di quello, egli ha vinto un nome imperituro, il genio e, soprattutto, la felicità». Proprio il genio di Rossini è protagonista di “Rossini Ouvertures”, omaggio al compositore da parte del coreografo di danza contemporanea Mauro Astolfi e della sua compagnia, la Spellbound Contemporary Ballet, in scena fino al 24 febbraio al Teatro Bellini di Napoli per la prima regionale.
Lo spettacolo, nato nel 2018, intende celebrare la vita e l’arte del compositore pesarese. Dal 2016 al 2019, infatti, cadono ben 14 ricorrenze rossiniane, come il 20 febbraio, data della prima rappresentazione de Il Barbiere di Siviglia, avvenuta nel 1816 al Teatro Argentina di Roma, o il 29 febbraio l’anniversario della sua nascita, avvenuta nel 1792. Il punto di partenza per il coreografo è stata la lettura dell’analisi di Rossini da parte di Augusto Benemeglio, il quale definisce il compositore bipolare, ma dalla “follia organizzata”. Astolfi scrive: «Sono sinceramente stato sedotto in 24 ore di ascolto continuo e ripetuto dal mondo Rossiniano, da questa genialità così prorompente e inebriante ma che al tempo stesso viveva camminando a braccetto con tante macchie, dilaniato da un profondo mal di vivere che, attraverso una fortissima ed energetica personalità, al limite del bipolarismo, ha creato opere musicali di una grazia assoluta ed eterna».
“Rossini Ouvertures” presenta nove ballerini sulla scena – i bravissimi Lorenzo Capozzi, Alice Colombo, Maria Cossu, Pablo Girolami, Mario Laterza, Giuliana Mele, Caterina Politi, Aurora Stretti e Giacomo Todeschi – a interagire fra loro, prima in maniera più pacata, per poi aumentare la vivacità dei movimenti in armonia con i ritmi delle melodie rossiniane. Queste interazioni creano degli incontri energici e briosi, che riescono con grande successo ad accompagnare la musica senza tempo attraverso coreografie meravigliose, dinamiche e spesso – in linea col genio del compositore – anche ironiche. Gli aspetti ironici e seduttivi della coreografia riescono a diventare addirittura onirici, nel caso del sogno del protagonista, che dà luogo ad una scena cupa ma allo stesso tempo capace di incantare lo spettatore, il quale resta affascinato dall’avvolgersi dell’enorme lenzuolo intorno ai corpi dei danzatori. Un plauso particolare va, infatti, alle scenografie, realizzate da Filippo Mancini e ai costumi, disegnati da Verdiana Angelucci e Mario Laterza.