Napoli piange un altro mostro sacro dell’arte. Dopo la scomparsa improvvisa di Pino Daniele, artista musicale, stavolta è toccato al cinema perdere un grande figlio. È scomparso a Roma, all’età di 92 anni, il regista Francesco Rosi nato a Napoli, ma trasferitosi nella capitale da molti anni.
Conosciuto per i suoi film-inchiesta, Francesco Rosi piaceva molto al mondo cinematografico. Tantissimi i suoi successi. Rosi, nel corso della sua lunga carriera, ha firmato capolavori come Le mani sulla città e Cadaveri eccellenti. Lunghissima la lista dei premi e riconoscimenti ricevuti: Leone d’oro alla carriera nel 2012, già Leone d’oro (Le mani sulla città), Palma a Cannes (Il caso Mattei), Legion d’onore, e tributi alla carriera a Locarno e Berlino, per non parlare di Grolle, David, Nastri.
Nel 1946 Francesco Rosi, inizia la sua carriera artistica come assistente di Ettore Giannini. Sulle orme di Visconti e Rossellini segna la storia del cinema italiano con Carlo Lizzani e Franco Zeffirelli.
Suo il capolavoro “Le mani sulla città” in cui racconta l’Italia del dopoguerra e che gli regalò la vittoria del Leone d’oro e “Il caso Mattei” che gli valse la Palma d’oro al Festival di Cannes. Sempre dietro la macchina da presa, instancabile osservatore della realtà italiana ma non solo, gira negli anni ’90 “Dimenticare Palermo”. Nel 2012 fu insignito del Leone d’oro alla carriera. Al Museo del Cinema di Torino, nel 2008, Rosi donò il suo immenso archivio attraverso numerosi incontri con il pubblico e gli amici di Torino e grazie alla grande mostra fotografica “Immagini di una vita: Francesco Rosì” che, sempre nel 2008, il Museo torinese presentò prima a Berlino, poi alla Mole Antonelliana. Sempre nel 2008 il Museo del Cinema e il Teatro Stabile di Torino omaggiarono Francesco Rosi, programmando spettacoli e proiezioni dei capolavori del maestro.
Francesco Rosi è stato uno dei registi più indipendenti, disinvolti e, per giunta, professionalmente realizzati che ci sono stati nel nostro cinema. È un uomo che ha saputo sottomettere la macchina da presa alla sua narrazione, facendo dell’Italia la nemica giurata di sé stessa. Il suo modo di fare cinema, era mirato ad una ricerca sfrenata di verità, di un’Italia migliore.
A spingerlo a compensare con il cinema le voragini di realtà.
Durante la sua carriera cinematografica, Rosi diventa amico di Aldo Giuffré, Raffaele La Capria e Giuseppe Patroni Griffi, con i quali collaborerà molto spesso in ambito teatrale. Dopo aver ricoperto qualche ruolo in ambito teatrale, scopre che la scrittura cinematografica è la sua strada. Nel 1948, Luchino Visconti lo assume come assistente per La terra trema. Arriva la svolta. Visconti lo coinvolge nella scrittura di film come Bellissima (1951) con Anna Magnani. I due torneranno a lavorare insieme un’ultima volta con il capolavoro Senso (1954), dove Visconti dirigerà Alida Valli. A queste esperienze si sommano quelle di aiuto regista in melodrammi come Tormento (1950) con Amedeo Nazzari, in film più d’autore come I vinti (1953) di Michelangelo Antonioni e Proibito (1954) firmato da Mario Monicelli. Da non dimenticare i lavori come assistente di Luciano Emmer che avevano solitamente Marcello Mastroianni come protagonista (Domenica d’agosto, Parigi è sempre Parigi, Il bigamo). Rosi è stato sposato con Giancarla Mandelli, unico amore della sua vita, sorella della celebre stilista Krizia, deceduta in seguito a ustioni di 3° grado sul 100% del suo corpo. Rimane la figlia, l’attrice Carolina Rosi.