Una poliedricità ad ampio contenuto è quella che possiamo riconoscere nella musica di Massimiliano Cusumano. Il chitarrista e compositore siciliano, che di recente ha pubblicato il suo ultimo lavoro discografico “Island Tales”, si afferma nel panorama musicale, portando in diffusione una spinta rock insieme all’estensione della black music, in tutte le sue espressioni. Una carriera che pian piano gli ha dato l’opportunità di condividere spazi musicali con artisti di spessore, tra questi Whitney Houston, Manhattan Transfer, Doobie Brothers, James Brown. L’acquisizione della caratterialità di compositore, arriverà presto con la produzione del disco di Daria Biancardi dal titolo omonimo. Il talento straordinario della sua voce soul, l’abbiamo apprezzato attraverso la partecipazione al talent televisivo The Voice Of Italy. Successivamente Massimiliano Cusumano ha vissuto un periodo di riflessione, in cui la conoscenza delle sonorità tipiche della cultura siciliana, si sono intrecciate alla sperimentazione di suoni moderni, divulgando un concept di piacevolezza ed innovazione. È così che nasce Island Tales. Un disco strumentale che si compone di dieci brani, dall’ascolto curioso e coinvolgente. “In un’epoca in cui basta un click per consolidare una qualsiasi relazione, su una qualsiasi piattaforma, senza dare attenzione a quanto abbiamo in comune con l’altra persona, ci pone di fronte ad un paradossale parallelismo. Quello dell’incontro con lo straniero. Un confronto di profonda rilevanza, che troppo spesso stride con la tanto ricercata, integrazione culturale”. È su questo contenuto che si possono sviscerare le timbriche musicali di Island Tales, in una concettualità fondata sull’osservazione degli usi, dei costumi e delle tradizioni. Un fondamento del tessuto identitario di ognuno di noi, che per contro, ci fanno vivere la diversità di un volto, del colore della pelle, in elementi di diversità. La costruzione di barriere e di pregiudizi che possono definire strutture discriminatorie. “Riconoscere il diverso, il reciproco arricchimento, l’apprendimento alla tolleranza, è la soluzione per un’integrazione attraverso la quale, il sistema acquista e conserva un’unità strutturale e funzionale, pur mantenendo la differenziazione degli elementi”. E da questo punto di partenza che l’artista, Massimiliano Cusumano ritiene che la musica possa divulgare un immediato veicolo di integrazione e conoscenza. Noi siamo andati a conoscerne più da vicino il suo sentimento. Quello emozionale ed insieme musicale.
Island Tales, un disco colmo di vivacità antropologica nei suoni e negli accordi vocali. Ce lo racconti nella più intima ispirazione?
«Credo che il luogo in cui vivo mi consenta una prospettiva privilegiata, e non solo per la dimensione geografica. Mi permette di raccontare in musica i luoghi e la storia che li contraddistingue, con dinamiche socioculturali e con quella ricchezza ricevuta dalla mescolanza di culture e dalla fusione di idee».
Il tuo è un esordio rock con influssi black. Island Tales è un lavoro discografico inondato invece da timbriche arabe, africane ed andaluse. Uno specchio della contaminazione siciliana.
«Sicuramente è un luogo comune ma un chitarrista agli esordi non può non ascoltare coloro i quali hanno reso straordinario tale strumento. Da giovani probabilmente si troppo proiettati nel futuro e non ci viene nemmeno di chiederci “ma come siamo arrivati qui”? Poi ad un tratto cominci a farti delle domande, per cercare di capire cos’ era il mondo prima del nostro arrivo. A quel punto ti immergi nella storia e molte cose che ritenevi datate e coperte dalla polvere degli anni. Così le tradizioni cominciano ad apparirti piene di valori. Rivisitare la storia di un luogo in musica, credo possa aiutarci a capire chi siamo e quale direzione prendere, aiutandoci soprattutto ad apprezzare ogni cultura, provando a limitare i pregiudizi».
Il contenuto del disco appare chiaro sin dal principio. Qual è il pensiero che scegli di trasferire?
«Le melodie presenti in questo lavoro tentano di evocare le culture che hanno arricchito la storia della mia terra. Vorrei che riconoscessimo il diverso come il reciproco arricchimento. Come la soluzione per un’integrazione attraverso cui il sistema acquista e conserva un’unità strutturale e funzionale, pur mantenendo la differenziazione degli elementi».
Che consiglio daresti a chi si approccia alla musica al giorno d’oggi?
«Credo sia la domanda più difficile che mi sia stata posta. Sono convinto che la serietà e l’onestà con se stessi siano di fondamentale importanza. Capire quanto si è disposti a rischiare è di assoluta rilevanza. Così come studiare ed ascoltare di tutto. Alimentare il proprio talento è fondamentale. Sono le uniche cose che possono aiutarci ad affrontare i momenti difficili, che ciclicamente si ripetono nella vita di un artista. Chi fa musica o arte in genere, deve considerare che il successo potrebbe non arrivare mai».
I suoni dei dieci brani sono coinvolgenti ognuno in modo singolare. Tanto che non ne riesco a scegliere uno. Tu?
«C’è un brano a cui sei particolarmente legato? Ognuno di essi racconta qualcosa di me. Un particolare momento, un’emozione, uno stato d’animo. Se dovessi scegliere un brano, credo che Ballarò, colga l’essenza di tutto. Racconta la mia terra con le sue contaminazioni. Con i suoi chiaro scuri, con i sogni, l’amarezza di un destino che sembra già segnato. Il video di Ballarò, racconta tutto questo».
Quando hai sentito di voler comunicare in musica il tuo sentimento interiore?
«Ricordo che già da piccolo, trovavo che la musica fosse la forma espressiva che mi faceva sentire di più a mio agio. La musica riusciva a cogliere le mie emozioni più profonde, Posso dire che sia un’esigenza, piuttosto che una scelta. (Credo che sia una valutazione, questa, valida per tutti gli artisti). Ovviamente non tutto quello che compongo è meritevole dell’attenzione altrui, ma alcune volte avverti quella sensazione di “farfalle nello stomaco” che devono venire fuori ad ogni costo, quasi un riflesso incondizionato».
Qual è la misura tra il punto di arrivo e quello di partenza con che puoi “raccogliere” da Island Tales?
«In qualsiasi tipo di viaggio, reale o introspettivo, si cerca e si trova un arricchimento. Questo viaggio non fa eccezione. Scavare ne passato, ci fa scoprire come certe contaminazioni che riteniamo venire dall’esterno, in realtà già facciano parte di noi. Questa consapevolezza, ci offre uno sguardo nuovo su noi stessi e sull’altro».