È in distribuzione “La Gitana”, il primo singolo dei Jack & The Starlighters, la rock band palermitana composta da Gioacchino Jack Cottone (voce), Dario Lo Giudice (basso), Danilo Mercadante (chitarra e tastiere) e Fabrizio Pacera (batteria e percussioni). Il brano fa da apripista ad un progetto discografico di prossima pubblicazione.
“La Gitana” è il vostro primo brano inedito, il singolo che fa da apripista ad un progetto discografico di prossima pubblicazione. Cosa rappresenta per voi questo brano che segna la rinascita, il cambiamento?
«Sicuramente è un lavoro inedito che ha creato nel gruppo nuove sinergie e modi di “vivere” la musica originale. La Gitana è creare a 8 mani un’idea, che si traduce in suono, sperando che ne sia uscito qualcosa di unico e riuscito per il fruitore».
Come sarà questo primo progetto discografico? A quando l’uscita?
«Non ci sarà un’uscita discografica nell’immediato. La strategia che stiamo utilizzando per il futuro lancio di un album è divisa in 4 videoclip, seguita da quattro singoli, che hanno come apripista, “La Gitana”, che è paradossalmente il brano meno attinente a tutto il progetto. La motivazione è dettata dal fatto che questo progetto vede tanti brani scritti in periodi della vita diversi. Dopo i quattro singoli uscirà l’album che conterrà molte altre tracce inedite».
“La Gitana” è un brano etno-folk che racconta il tormento all’inizio di una storia d’amore. Come saranno le sonorità, le tematiche degli altri brani?
«Parleranno di temi non solo d’amore, ma anche sociali. Come l’integrazione o la visione del mondo in un contesto di musica rock, che a volte tende a toccare le corde della psichedelia. Non mancherà il crudo modo americano di fare rock».
“La Gitana” è stato masterizzato presso i celebri Abbey Road Studios a Londra. Un bel traguardo!
«Un ottimissimo traguardo, che sicuramente ha visto delle grosse spese per la produzione, ma una resa superiore a quella di qualsiasi altra casa di mastering».
Ci saranno altri singoli prima dell’uscita del disco?
«Sì! Ci saranno altri 4 singoli, che esprimeranno la visione poliedrica della band».
Siete nati nel 2002 e in questi anni avete proposto un repertorio di rock e rock and roll italiano, inglese e americano dagli anni Cinquanta agli anni Settanta. Quando avete deciso di proporre qualcosa di vostro?
«Nel corso degli anni, ma non ci siamo mai cimentati nella produzione di un disco, perché volevamo aspettare il momento più adatto per fare un lavoro di qualità che potesse rimanere del tempo. In qualsiasi progetto, è importante la presenza dell’anima che ci crede. E in questo caso l’anima siamo noi».
Avete all’attivo oltre 4 mila concerti tra piazze, locali e apparizioni televisive…cosa rappresenta la dimensione live?
«Una fondamentale dimensione che porta al contatto col pubblico e scoprire gli interessi della gente nei nostri confronti e della musica dal vivo in generale».