“Capri-Revolution” (nelle sale da oggi, giovedì 20 dicembre) chiude la trilogia di un percorso filmico iniziato con “Noi Credevamo” (2010), seguito dalla pellicola “Il Giovane Favoloso” (2014), in cui Mario Martone ha fotografato il cambiamento culturale e sociale dell’Italia tra ‘800 e ’900. Il film, in lingua italiana e sottotitolato nei dialoghi in inglese e napoletano, come nei precedenti lavori del regista napoletano, è animato dal rapporto col presente. Si spazia dai temi come l’organizzazione sociale al modo di vivere delle persone, dal rapporto con la natura alla reazione a un progresso, il vegetarianesimo, la rivoluzione industriale. “Capri-Revolution” prende ispirazione dall’esperienza della comune che il pittore Karl Diefenbach creò a Capri tra 1900 e il 1913, anno della sua morte. È un viaggio, un modo di guardare il presente cercando una prospettiva, una profondità rispetto al passato, un percorso che Martone ha voluto compiere. «Questo film chiude la trilogia – commenta Mario Martone – ma al tempo stesso è anche un lavoro diverso dai precedenti, anche nella concezione è molto libero anche nei riferimenti storici. È stato una scoperta, non tanto sulla pittura di Diefenbach, che è possibile vedere nella Certosa di Capri, una pittura più vecchia delle sue idee, alcuni quadri sono molto belli soprattutto quelli del rapporto con il paesaggio. “Non uccidere” rappresentato da Dio che ferma la mano di un uomo mentre uccide un cervo è un’opera molto particolare fondante del vegetarianesimo in senso culturale ed ho capito che c’era un’idea di arte intesa in senso politico, in senso rivoluzionario, quindi immediatamente ho fatto un cortocircuito con il grande artista che invece poi a Capri ha creato la Capri Battery, Joseph Beuys. Immediatamente ho unito le idee ed il film ha fatto subito un passo tra passato e presente. Con Ippolita Di Majo volevamo proporre un progetto che avesse una donna per protagonista, un desiderio che avevo dai tempi de “L’amore molesto”. Un aspetto molto significativo, anche perché da quando lavoriamo insieme, la dinamica maschile e femminile è per me molto preziosa. Si sono mescolati tutte queste informazioni che avevamo raccolto e il film ha preso forma, in rapporto costante tra passato e presente».
La storia, ambientata a Capri nel 1914, un’isola che nel film diventa metafora del mondo, si sviluppa attraverso il personaggio di Lucia (Marianna Fontana), una ragazza, una capraia che si lascia coinvolgere da una comunità di giovani artisti provenienti da diversi posti d’Europa, i quali mettono in pratica una forma d’arte alternativa, poiché la loro pratica di vita è la loro espressione artistica. Il film quindi narra l’incontro tra Lucia, la comune guidata da Seybu (Reinout Scholten van Aschat) e il giovane medico del paese (Antonio Folletto).
«Avevamo il desiderio – racconta Ippolita Di Majo, che ha curato il soggetto e la sceneggiatura insieme a Martone – di avere come protagonista un personaggio femminile e di raccontare una donna nella sua trasgressione che raggiunge la libertà e una consapevolezza di sé attraverso la trasgressione dalla famiglia patriarcale in cui è vissuta, un istinto a ribellarsi e a cercare qualcosa di diverso, una trasgressione rispetto alla famiglia di origine ma anche alla comunità che l’accoglie e attraverso la quale lei riesce ad entrare in contatto con se stessa ed allontanarsi dal modello patriarcale di provenienza, ma che tuttavia abbandona, perché non riesce a stare neanche nei confine nelle regole della comune. Una trasgressione continua che la spinge verso certi contesti e che poi la porta verso una ricerca di sé anche solitaria. Potrà essere solitaria, potrà essere faticosa di cui il prezzo si paga sempre, ma che tuttavia è la libertà ed è irrinunciabile».
Marianna Fontana, la protagonista femminile di “Capri-Revolution” che avevamo già apprezzato insieme a sua sorella nel film “Indivisibili” di De Angelis, la ritroviamo in un ruolo molto impegnativo, quello di una capraia analfabeta, testarda, curiosa, che a un certo punto diventa una donna che prende in mano il proprio destino.
«Il mio personaggio – dichiara Marianna Fontana – l’ho visto come un bruco che diventa farfalla. Lei vive con la sua famiglia, non conosce il mondo, le uniche “persone” con cui socializza e si confronta, a parte i fratelli e la madre, sono le capre. Quindi tramite la comune riesce ad uscire fuori dagli schemi, un incontro che si rivela un viaggio interiore. Tramite la cultura e la conoscenza, Lucia si avvia verso quello che è il suo futuro non aggregandosi alla massa».
Gianluca Di Gennaro, che nel film interpreta Antonio, uno dei fratelli di Lucia, del suo personaggio dice: «È stato un ruolo difficile sotto certi aspetti. Ricordo in particolare l’a scena in cui devo dare uno schiaffo a Marianna, che abbiamo ripetuto almeno 40 volte, perché non riuscivo, gli schiaffi che chiede Mario non sono finti, quindi è stato difficoltoso perché per me la violenza sulle donne è impensabile ma ne è valsa la pena. Mi sarebbe piaciuto far parte dei ragazzi della comune, ma comunque il mio personaggio, con i suoi pro e i suoi contro, mi ha arricchito tanto in modo molto particolare».
Anche la colonna sonora, firmata da Sascha Ring e Philipp Thimm assume un ruolo importante in questo nuovo lavoro cinematografico di Martone. I due artisti sono stati premiati alla 75esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con il Soundtrack Stars Award, Premio per la miglior colonna sonora alle musiche.
Nel cast troviamo anche e Eduardo Scarpetta, Jenna Thiam, Ludovico Girardello, Kola Klamroth, Maximilian Dirr, con la partecipazione di Donatella Finocchiaro.