Sabato 1 dicembre ore 21, va in scena al Nuovo Teatro Sanità “L’archivio delle anime. Amleto”, un progetto di Naira Gonzalez e Massimiliano Donato, quest’ultimo anche interprete dello spettacolo. Il lavoro teatrale prodotto dal Centro Teatrale Umbro scardina ogni macabra identificazione della tragedia del Bardo trasformandola in un carrozzone di re e regine, principi, fantasmi, amanti, attori, puttane e buffoni in un continuo gioco metateatrale. Sul palco, un unico istrionico personaggio, un inarrestabile becchino, figura comica del dramma, che si trasforma in custode, cerimoniere, attore, regista, burattinaio, presentatore, mago e ballerino di tip tap. Replica domenica 2 dicembre ore 18. Info e prenotazioni al 3396666426 oppure all’indirizzo e-mail info@nuovoteatrosanita.it. Costo del biglietto intero 12 euro, 10 euro il ridotto (per under 25 e over 65).
“L’archivio delle anime” è un’originale messinscena dell’opera del Bardo. La tragedia viene fermata come in un’istantanea nel momento in cui sta per compiersi: Amleto dedica al pubblico la sua morte, di lì a poco il suo corpo verrà portato sul palco e i cannoni annunceranno al cielo che un nobile uomo è caduto: «Quando della morte rimane solo il silenzio e l’odore — spiegano Gonzalez e Donato —, quando i personaggi hanno compiuto il loro tragico destino, chi si occupa di seppellire i sogni perché il giorno dopo rifioriscano? É davanti a una platea vuota che prende forma la figura del becchino. Pallido di cipria, l’ombretto che marca le occhiaie, con una barba finta di vecchio, in un cappotto nero, il becchino del teatro non può essere che pieno di finzioni. A lui il compito di cancellare le tracce della tragedia, di raccogliere i feticci dei personaggi, di seppellire i loro desideri, i loro pensieri, di cancellare i segni del loro passaggio».
Ma siccome non può esserci teatro senza pubblico, per quanto il becchino abbia deciso di ritirarsi nel silenzio e nella solitudine di un teatro vuoto, di servire un cimitero che accoglie e custodisce enigmi, deve celebrare questo Amleto. Lui da solo animerà i personaggi, come burattini nelle mani di un demiurgo compassionevole e ironico, ricordandone le battute. Celebra così questo dramma intessuto di domande e di dubbi, di risposte contraddittorie, di lacune che ha un’unica certezza: la morte. Quella dei personaggi ma forse anche quella degli uomini condannati a rivivere sempre uguale il loro destino. A questa tragedia del disincanto non c’è soluzione se non quella per il becchino di vivere in un cimitero fatto di trucchi e artifici in cui forse è ancora possibile lasciarsi incantare.