Cosa c’è voluto per portare in cima alle preferenze mondiali del new pop i 4 giovani fratelli che compongono gli Ecosmith? Un ritornello azzeccato, attenzione al look coordinato e soprattutto tanto garbo. La loro Cool Kids secondo quanto affermano, è figlia di un pop melodico e sussurrato degli anni 80, ma a noi ricorda di più certe pieghe alla Cardigans anni 90. Insomma, non per farne una questione di decenni, ma dal sud della Californiagli Echosmith, gruppo fondato 7 anni fa, si sta facendo strada (mezzo milione di copie in Usa) e 20 milioni di streaming del pezzo si Spotify. Abbiamo incontrato Jamie, Sydney, Noah e Graham in occasione del lancio italiano del loro album che uscirà a marzo e si intitolerà Talking Dreams.
Cosa vi colpisce del vostro appeal internazionale?
«Stiamo esplorando le reazioni dei posti lontani da casa, è sempre bello vedere con mano quello che la nostra musica ha saputo fare. Ci dobbiamo ancora abituare, anche se non siamo improvvisati, stiamo assieme facendo musica da 7 anni. Solo ultimamente ci rendiamo conto di avere la musica come lavoro a tempo pieno.»
Che cosa avreste fatto se non decollava questo tipo di carriera?
«Sempre qualcosa che avesse a che fare coi viaggi o qualcosa nel cinema. Alla cantante piacerebbe invece essere istruttrice di yoga.»
Il vostro successo usa la parola “cool”. Che cosa ci vuole per essere cool oggi?
«Vogliamo invogliare i nostri ascoltatori a essere se stessi. Quando si è giovani si attraversano fasi in cui si vuole a tutti i costi assomigliare ad altri. Noi diciamo: essere cool significa accettarsi.»
Che tipo di messaggio volete dare ai vostri fan che sono giovani come voi?
«Cercate di essere appassionati da qualcosa, non solo nel campo dello spettacolo. In tutti i lavori c’è bisogno di essere convinti per comunicare qualcosa alle persone.»
Chi ascoltate nel tempo libero?
«Senza dubbio Florence and The Machine e Sam Smith. Vogliamo diventare come loro, fedeli alle loro radici e non deludere mai il pubblico. Non siamo per i cambiamenti radicali, non siamo uno di quei gruppi che si trasformano al secondo disco.»
Siete fratelli e ormai vivete on the road assieme. È difficile?
«A volte ci secchiamo degli atteggiamenti altrui ma poi ci rendiamo conto che è la cosa più bella che ci possa essere capitata. Se litighiamo è solitamente su dove andare a mangiare o cose stupide. Questo lavoro in realtà ci mette di fronte a delle situazioni entusiasmanti che è bello affrontare se si è in famiglia.»