Una mostra fotografica da non perdere è sicuramente “Pietra Viva” di Ciro Caruso, in esposizione presso il Palazzo Fondi di Napoli, fino al 9 dicembre 2018. Si tratta di un progetto rappresentato da immagini fotografiche ispirate ad opere statuarie famose, rese vive grazie all’utilizzo delle tecniche fotografiche, senza l’uso del digitale.
Guardando la mostra a Palazzo Fondi, in cui ritroviamo opere scultoree riproposte in chiave fotografica, si evince la tua passione per l’arte. Come e quando nasce l’dea?
«L’idea è quella di dare forma e importanza alle opere più conosciute, attraverso il semplice utilizzo delle tecniche fotografiche, evitando di snaturare le immagini con elaborazioni grafiche»
Quali sono le opere da cui hai tratto ispirazione e che sono rappresentate nelle tue immagini?
«Le opere raffigurate non sono tutte famose. Abbiamo la Venere di Milo di Alessandro di Antiochia, la Venere Italica di Antonio Canova, Amore e psiche sempre di Canova, La Nike di Samotracia di Pitocrito, la Venere di Callipigia, autore sconosciuto, esposta nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli».
Quali sono le tecniche che hai utilizzato?
«Per la realizzazione degli scatti fotografici, oltre alle tecniche fotografiche, ho voluto che il corpo dei modelli fosse dipinto, quindi mi sono avvalso della collaborazione di Daniela Piccolo di Castellammare di Stabia, che ha realizzato per l’occasione un body painting capace di dare un effetto marmoreo. I tessuti sono stati curati dallo stilista Maurizio Galatola di Torre del Greco. La tecnica per far sparire braccia e teste è un semplice uso di tessuti neri che si neutralizzano con lo sfondo scuro. Anche la luce gioca un ruolo importante nella resa di uno scatto. Anche se molto spesso può sembrare uno schema semplice, per alcune opere, nello specifico la Nike di Samotracia, ho utilizzato anche 4 punti luci diversi. Saper utilizzare la luce è fondamentale. Nel caso delle immagini che rappresentano “Pietra Viva” lo è ancora di più. La luce che ho utilizzato serve a valorizzare la posa delle statue e per renderle ancor più affascianti agli occhi di chi osserva, ecco perché le foto sono tutte state scattate nel mio studio quindi in una sala posa».
Come mai hai scelto proprio queste opere piuttosto che altre?
«Le opere sono state scelte sia per la propria bellezza che importanza. Quasi tutte sono rappresentazioni del bello, inteso come concetto estetico femminile. Rappresentarle attraverso l’uso di luci basse ha dato alle stesse opere una forma di “censura”, in un gioco di “vedo non vedo” decisamente affascinante.
La tua è una mostra itinerante, dove hai esposto precedentemente?
«Prima di Napoli la mostra è stata presentata presso Le scuderie di Villa Favorita ad Ercolano».
In quanto tempo è stata realizzata?
«Il processo di lavorazione è durato tre anni, durante il quale selezionare con cura i modelli, i collaboratori e i materiali giusti da utilizzare».
La mostra è stata inaugurata l’1 novembre e sarà aperta fino al 9 dicembre, quali i commenti più belli e interessanti che hai raccolto?
«La mostra sta riscuotendo molto interesse, principalmente per la scelta di aver esposto immagini pulite, non volgari, di nudi femminili e maschili, esaltando la bellezza del corpo, intesa come arte. Ho letto diversi commenti, alcuni lasciati da turisti, in cui descrivevano le loro sensazioni, le emozioni che avevano suscitato i miei scatti. Questo per me è un motivo di orgoglio, poiché significa che sono riuscito, attraverso l’ispirazione di opere scultoree che ancora oggi lasciano senza fiato, a trasmettere il mio messaggio di arte, di bello».