È il frutto di anni di esperienza come chitarrista e di intense sperimentazioni musicali, “The White Bird”, il primo album del musicista Aléxein Mégas , un disco singolare che fonde la musica elettronica con quella orchestrale. “The White Bird” nasce dall’esigenza di affrancarsi dai vincoli che la società impone e di condividere attraverso l’arte sentimenti e pensieri celati nell’anima. «L’uccello bianco, protagonista dell’intero lavoro, vuole rappresentare lo stato emotivo e mentale di un individuo che, metaforicamente imprigionato in una gabbia, affranto dalla noiosa sistematicità di una vita piena di vincoli sociali, cerca una via di fuga al fine di essere libero. Un percorso tortuoso e una lotta tra stati emotivi che alternano urla di rabbia, bisogno di solitudine e voglia di amore e libertà.» Le composizioni del disco di Aléxein Mégas risentono dell’influenza di artisti di musica elettronica quali Bonobo, Nicolas Jaar, Jan Blomqvist, Safri Duo, Moderat e dei compositori di colonne sonore Hans Zimmer, James Howard, James Horner, Ennio Morricone, Alexander Desplat, Trevor Jones. In occasione dell’uscita di “The White Bird” lo abbiamo intervistato per voi.
È uscito da poco il tuo album d’esordio “The White Bird” come stai vivendo questo momento gratificante nel tuo percorso di musicista?
«Sono estremamente felice. Dopo 5 anni di dubbi e complicazioni durante i quali ho avuto la sensazione che non fosse ancora il momento giusto, ho sentito delle vibrazioni nettamente positive ed ho valutato di uscire allo scoperto. A dirla tutta, trattandosi di un processo di maturazione personale, ritenevo perfetto coronare questa mia presa di coscienza perché sono riuscito ad inserire le emozioni ed esperienze del mio ultimo vissuto, all’interno dei 10 brani di “The White Bird”. Ahimè, un paio di brani li ho dovuti scartare ma, essere indecisi su quali siano le idee più adatte e conformi a ciò che si vuole dire, succede a qualsiasi artista e alla fine si taglia inevitabilmente fuori qualcosa».
Il brano Midnight Lullaby è un pezzo di musica elettronica dance che si distingue dagli altri. Quali pulsazioni emotive stavi vivendo quando lo hai composto?
«Midnight Lullaby rappresenta l’essenza della mia esperienza in una big city. Mi vedevo attraversare la città di Milano in piena notte, dopo aver fatto dello small talk con mio cugino. I rumori della città che sono così diversi durante la notte rispetto al giorno. Una pioggia appena cessata bagna tutti i sampietrini che calpestati producono quel suono che mi fa compagnia mentre cammino nel bel mezzo dell’oscurità. Quegli spazi immensi, quel profumo di strada, quelle luci che mi riscaldano nella solitudine che mi segue. Forse perché lontano da casa, chissà. Mi affascina l’urban style e sinceramente ero molto indeciso al momento delle riprese video, se percorrere la strada più introspettiva di The White Bird, videoclip del singolo, com’è poi avvenuto, oppure sfruttare l’affascinante scenario notturno cittadino. Credo che non accantonerò l’idea per sempre.
Vector Space è un’esplosione di musica elettronica che conduce l’ascoltatore in una dimensione immaginaria. È il tuo modo per esternare il bisogno di libertà, nella speranza di uscire finalmente da quella gabbia in cui la società ci costringe a vivere?
«Vector Space è stato uno dei primi brani che ho composto da quando mi sono avvicinato alla world music. Mi innamorai letteralmente di Everything dei Safri Duo, che tra l’altro appartiene ad uno dei periodi più felici della mia vita. Inoltre, l’influenza del compositore greco Yanni, di cui amo l’originalità e le atmosfere eteree che caratterizzano moltissime sue opere, mi hanno ispirato alla creazione di questo brano che come effettivamente dici, rappresenta quel forte desiderio di libertà che l’uccello bianco protagonista dell’album, continua a ricercare disperatamente».
In I just wanna feel good sembra quasi percepire una sensazione di leggerezza che porta verso il tanto sognato volo liberatorio…
«In questo caso, ho optato per un tipo di sonorità semplice, diretta e magnetica. Qualcosa che riuscisse a sgomberare la mente da ogni preoccupazione, lasciandosi un po’ coccolare da suoni freschi dall’ampio respiro. “Ho solo voglia di sentirmi bene” godendo di ciò che di meraviglioso la vita ha da offrirmi, come il tramonto che non smette mai di sorprendermi, la risata sincera con gli amici, la ventata ricca del profumo delle rose del giardino di casa. A volte basta veramente poco per toccare la felicità».
Rays of a warm sunset è un brano dalla melodia morbida che crea un’atmosfera onirica. L’uccello bianco è riuscito trovare il suo spazio all’interno della società?
«Lo strumento solista di Rays in a Warm Sunset prende la voce dell’uccello bianco, che canta la sua liberazione dalla prigionia. Quando l’ho composto immaginavo di essere nella savana rincorrendo il tramonto di un sole arancio caldo ed irraggiungibile. Come la luce infondo al tunnel che sembra aspettarti e che nonostante gli sforzi fatti, smetti di percepire la fatica dell’affanno, tanta la voglia di raggiungerla. Quella fuga da qualcosa di opprimente rappresenta la ricerca di una gabbia più confortevole da parte dell’uccello bianco. Sì, perché ben sappiamo quanto la continua ed innata sensazione di insoddisfazione dell’uomo, porti a desiderare ardentemente qualcosa fino a che non la si conquista. A quel punto, si torna alla ricerca di altro che possa soddisfare i nuovi bisogni, come un ciclo senza fine».
Quale tra i dieci brani ha avuto un effetto catartico maggiore rispetto agli altri?
«Ritengo The White Bird, l’ottavo brano che dà anche il nome all’album, essere il cuore pulsante ed il brano più rappresentativo di tutti. È un misto di emozioni in un viaggio che è una vera e propria lotta interiore del personaggio protagonista. I vari crescendo che trasmettono un senso di insoddisfazione perenne ed il canto dell’uccello voglioso di libertà, si intrecciano in una trama ricca d’ansia che spero comunichi il disagio che ho provato mentre lo componevo».
E adesso, nel frattempo, hai altri pezzi nel cassetto da elaborare per il futuro?
«Qualcosa già bolle in pentola, ma non posso identificarlo correttamente. Ogni fase della vita che attraversiamo è diversa e le sensazioni che ne seguono si articolano in base al proprio stato d’animo. Questo è ciò che mi permette di essere più sincero possibile al momento della stesura della mia musica, da cui vorrei farne pilastro portante».