Carmine Recano, dopo anni trascorsi ad interpretare ruoli per il cinema e la televisione, di recente ha deciso di dedicarsi al teatro, calandosi nei panni di Masaniello. Lo spettacolo dal titolo “Masaniello” – di Elvio Porta e Armando Pugliese, per la regia di Lara Sansone – ha aperto la stagione teatrale 2018-2019 del Teatro Sannazaro di Napoli. L’esordio teatrale non ha, però, allontanato l’attore campano dai suoi impegni televisivi. Infatti, nel 2019 lo vedremo tra i protagonisti della seconda stagione della serie televisiva “La porta rossa”, le cui riprese sono terminate da qualche settimana. In questa intervista Carmine Recano ci racconta di questa sua nuova esperienza e dei prossimi progetti.
Di recente ti abbiamo visto in scena al teatro Sannazaro di Napoli nei panni di Masaniello, nell’omonimo spettacolo diretto da Lara Sansone. Come hai vissuto questo esordio teatrale?
«È stata un’esperienza positiva, che ho vissuto con un po’ di paura, com’è giusto che fosse, essendo per me la prima volta. Avendo fatto un altro percorso, non sapevo cosa aspettarmi, ma la paura mi ha permesso di essere più concentrato. È stato molto faticoso, ma posso dire che ne è valsa la pena».
Come mai ti sei avvicinato al teatro solo ora?
«Ho fatto un percorso diverso e non me pento. In passato mi è stato proposto di prendere parte a degli spettacoli teatrali, ma per impegni già presi con il cinema e la televisione, non ho potuto».
Come ti sei avvicinato al personaggio di Masaniello?
«Ho fatto delle ricerche su tutto quello che riguardava il personaggio e il periodo storico. Il confronto con la regia di Lara Sansone mi è stato di aiuto, soprattutto nel rendere Masaniello quanto più viscerale possibile. Ho un senso di responsabilità molto alto e questo mi porta a dare il massimo in tutto quello che faccio».
Il teatro quindi ti ha conquistato?
«Amo il mestiere dell’attore in tutte le sue forme e sfumature. Sono contento di aver vissuto questa esperienza teatrale. Come ti dicevo prima, in passato più volte mi è stato proposto un testo teatrale, ma ho dovuto sempre rinunciare per dare spazio al cinema e la televisione».
Quali sono le differenze che hai riscontrato tra cinema e teatro?
«Al cinema puoi ripetere la scena più volte, cosa che il teatro non ti permette. Ma il pubblico cinematografico, quello che si trova dietro la macchina da presa, è più pretenzioso del pubblico presente nella sala di un teatro, perché composta da esperti e competenti del lavoro che si sta portando avanti».
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
«Da poco ho terminato le riprese della seconda stagione de “La porta rossa”. È una serie televisiva ambientata a Trieste, ideata da Carlo Lucarelli e Giampiero Rigosi. La prima stagione è andata in onda su Rai2 nel 2017. Sono subentrato nel cast della nuova stagione che andrà in onda nel 2019. La fiction per chi non l’avesse vista vede al centro della storia il commissario Leonardo Cagliostro, interpretato da Lino Guanciale. L’uomo rimasto vittima di incontro a fuoco, dopo essere morto, al posto attraversare la porta rossa, che conduce all’aldilà, decide di restare nelle vesti di un fantasma per scoprire e dare un volto al suo assassino».
Il tuo personaggio in questa serie?
«Essendo una serie che unisce diversi generi, dal thriller al noir, dal poliziesco al fantasy, il mio personaggio ha come caratteristica la capacità di vedere i morti. Ma al momento non posso svelare altro».
Hai mai pensato di dedicarti alla regia?
«La volontà di dirigere un cortometraggio o un lungometraggio, nasce dall’esigenza di voler comunicare qualcosa, di voler raccontare una storia, e al momento non è una cosa che ho preso in considerazione. Mi piace di più trasmettere emozioni attraverso le mie interpretazioni».
Nel 2017 eri tra i protagonisti della fiction “Amore pensaci tu”, ci sarà una seconda stagione?
«Purtroppo per una serie di motivi, non ci sarà una seconda stagione. Purtroppo nel nostro lavoro succede anche questo. Quello che posso dire è che la serie era fatta bene e a mio parere era un buon prodotto».
Cosa ricordi dei tuoi esordi?
«Ho esordito a 19 anni nel film “Un nuovo giorno” di Aurelio Grimaldi. Mentre per quanto riguarda le fiction e le serie tv, la mia prima esperienza risale al 1998 in “Un Posto al Sole” e subito dopo in “Don Matteo 2”. Da quel momento ho iniziato lavorare in maniera costante sia per il cinema che per la televisione. Mi ritengo molto fortunato ad aver lavorato con bravissimi registi e attori».