I The Sidh tornando dopo l’album d’esordio autoprodotto “Follow The Flow”. La giovanissima band di Celtic Modern Music presenta adesso il suo secondo lavoro “Nitro”. Un album ricco di innovazioni e contaminazioni che ha consacrato la band come una delle migliori rivelazioni del 2014 aiutandoli a entrare nelle classifiche musicali di tutto il mondo.
Quando c’è stato l’incontro che ha portato poi a far nascere i THE SIDH?
«Iain Alexander Marr e Federico Melato (flauti – cornamuse / tastiere – percussioni) si conosciuti circa nel 2004, durante un festival chiamato Celtica. Hanno suonato insieme per diversi anni ma solo a partire dal 2010 nasce l’idea di un nuovo progetto musicale basato sul miscelare la musica celtica con basi hip hop e musica elettronica. Nel 2011 il progetto richiede la presenza di un chitarrista ed un bassista, si aggiungono cosi Salvatore Pagliaro e Michael Subet, completando la line up. Con Sal l’incontro è avvenuto nel 2011 durante il festival Celtica. Mike invece era una vecchia conoscenza di Federico e aveva tra l’altro assistito al primo concerto tenuto dal duo The SIDH in Valle d’Aosta.»
Siete una band italo – scozzese che incanta il mondo con la musica che, banalmente, classifichiamo come celtica. Per cui mi chiedo: quanto le vostre origini influenzino quotidianamente le vostre composizioni?
«In realtà non molto, meno di quel che si possa immaginare. Non neghiamo che certi tipi di sonorità sono abbastanza radicati in noi, come è normale che sia. Però la continua ricerca di qualcosa di nuovo porta sempre ad allontanarsi dalle proprie origini per cercare altri spunti, altre fonti di ispirazione. Inoltre proveniamo singolarmente da quattro mondi musicali più o meno differenti, e questa cosa è stata ed è tutt’ora di grande aiuto nella ricerca di un sound personale e riconoscibile.»
Vi aspettavate, quando avete iniziato, di poter in così poco tempo collaborare ed essere apprezzati da artisti come Carlos Nuñez, Hevia, PaddyMoloney ,Lindsey Stirling, Flook, Barrage, Celkilt, Red Hot Chilli Pipers e altri?
«No, assolutamente. È accaduto tutto così di fretta che spesso ci chiediamo se sia tutto vero. Quando siam partiti con questo progetto ovviamente c’era la voglia di fare qualcosa di bello e che potesse catturare l’attenzione delle persone, dei giovani. C’era e c’è tutt’ora anche la consapevolezza che la strada sarebbe stata in salita, che ci sarebbero state tante porte chiuse e tante delusioni. Ma non avremmo mai immaginato di raggiungere certi traguardi così velocemente. Sono state tutte grandi esperienze, grandi maestri di musica e ora grandi amici.»
Nitro è il vostro secondo cd, quando avete iniziato a lavorarci e cosa sperate arrivi a chiunque vi ascolti (per chiunque intendo dal fan attento all’ascoltatore distratto)?
«Nitro è la naturale evoluzione di Follow The Flow (Il nostro primo cd) e del tour successivo all’album. Subito dopo la firma del contratto con la Cramps Music all’inizio del 2014, abbiamo iniziato a pensare a cosa inserire nel disco. Avevamo già molto materiale pronto e testato live, ma dovevamo selezionarlo. Abbiamo ripensato ai nostri concerti e a cosa faceva saltare la gente, cosa dava la carica, cosa regalava momenti emozionanti. Da li la scelta dei brani è stata quasi automatica. Nitro è esattamente quel che siamo noi dal vivo. Il fan attento scoprirà molti richiami musicali, scelte di arrangiamento non sempre scontate, piccole sorprese da scoprire ascolto dopo ascolto. L’ascoltatore distratto si ritroverà dopo pochissimo tempo ad essere un fan attento.»
Quali sono i vostri prossimi progetti?
«Abbiamo appena annunciato sui nostri canali social la nostra collaborazione con un nuovo team di management e booking, On AIRish. Stanno già lavorando alla grande e presto potremo svelare le prime news. Per ora possiamo solo dire che sarà un anno ricco di sorprese!»