Riflettori puntanti sulla nuova stella del panorama indie italiano. Lui è Manfredi, classe 1998, al secolo Antonio Guadagno, entrato a far parte del management di una delle band indie più note e apprezzate nel nostro paese: Thegiornalisti. Il cantautore lombardo, cresciuto a pane e musica (come si suol dire), si è fatto strada e non è passato inosservato agli addetti ai lavori. Il suo ultimo brano s’intitola Noi meno tu, disponibile su tutte le piattaforme streaming, ed è una vera chicca. Dopo i suoi precedenti 20143 Milano Navigli e Cuffiette, singoli entrati nelle playlist ufficiali di Spotify “Indie Italia” e “Viral 50 Italia” superando il milione di ascolti complessivi, Manfredi, torna sulla scena più carico che mai e si presenta con un pezzo che ha tutta la nostra stima. Abbiamo avuto modo di farci raccontare da lui le fasi di lavorazioni di questo brano e non solo.
Com’è nata Noi meno tu?
«Non è semplice da spiegare. Devi sapere che, in un primo momento, “Noi meno tu” era una canzone completamente diversa. La storia che c’è dietro a questo pezzo è abbastanza curiosa».
Ce la racconti?
«Dovevo andare in studio per registrare un provino per il nuovo singolo solo che, a causa di una lite particolarmente accesa con una persona a me molto cara, in quei giorni non avevo voglia né di suonare né tanto meno di scrivere. Sono arrivato in studio poco motivato, con duemila pensieri che mi affollavano la testa e la cosa che più mi pesava era il dover cantare una canzone che in quel momento non mi rappresentava affatto. Resomi conto che non riuscivo a pensare ad altro se non alla litigata, ho deciso di ricominciare da zero: ho preso lo scheletro della vecchia canzone, ho cambiato gran parte del testo, la struttura del brano, il ritornello, e ci ho aggiungendo quel “noi meno tu” che fino all’ultimo non c’era e che non credo abbia bisogno di essere spiegato. Sostanzialmente possiamo dire che “Noi meno tu” è stata scritta in poco più di una giornata, ma è stata per me un grande sfogo. Nel ritornello quel “Stanotte dormi da me” è preso dal titolo di un disco che ho fatto io per la ragazza della lite e che le ho regalato».
Come organizzi la tua giornata?
«Gli impegni sono tanti, ma la voglia di fare è davvero troppa. Ad oggi non saprei rinunciare né alla musica né all’università, anzi, direi che le due cose sono inscindibili. In università ho la possibilità di conoscere sempre persone nuove, di vivere tante esperienze, dall’ansia per gli esami alla cotta per la compagna di corso. Tutte queste cose confluiscono inevitabilmente nelle mie canzoni, si trasformano in emozioni, in pensieri e poi in testi. D’altro canto, gli orari non sono leggeri e la fatica si fa sentire; senza musica non riuscirei mai a staccare e a prendermi del tempo per me: finirei con l’impazzire. Il segreto è un giusto mix, l’equilibrio paga in tutte le cose».
Con quale musica sei cresciuto?
«Mio nonno era un grande appassionato di musica, suonava il piano e ascoltava molto spesso Pavarotti e Bocelli (anche di prima mattina). Io mi sono trasferito a Milano quando avevo solo 3 anni quindi ho vissuto poco questo primo contatto con la musica considerando anche il fatto che i miei genitori non sono grandi appassionati. Ho iniziato ad ascoltare musica regolarmente solo verso i 15/16 anni così per caso. All’inizio ascoltavo Rock e Blues, ma la verità è che avevo un grande debole per il Pop (specie per le mode, lo ammetto)».
Quando hai scoperto l’indie?
«Solo verso i 17 anni ho scoperto l’Indie e quasi in contemporanea ho iniziato a scrivere. A dirla tutta io non sono affatto una di quelle persone che ascolta di tutto e conosce tutte le band del pianeta, sono più uno che va in fissa con qualcosa e la ascolta fino ad odiarla».
Partecipare ad un talent è positivo o negativo?
«Non ho una forte opinione per quanto riguarda i talent: non li osanno e non li condanno. Credo siano uno tra i tanti modi per farsi strada nel mondo della musica e se a qualcuno non piacciono sì può benissimo evitare di guardarli senza fare troppe polemiche. Dietro ci sono molti interessi economici, ma chi decide di partecipare lo sa bene. L’artista viene “spremuto” finché si può e poi, nuovo anno, nuovo vincitore. C’è da dire, però, che con un talent passi dalla tua cameretta alle prime serate in televisione, il che non è male. A conti fatti si può dire che dai talent sono usciti sia artisti che ancora oggi sono sulla cresta dell’onda sia artisti di cui nemmeno ricordiamo il nome».
Perchè?
«Diciamo che dipende molto da quello che vuoi fare della tua musica e della tua carriera. Per quanto riguarda me, io ho scelto una strada diversa da quella dei talent per mio puro gusto personale e ad oggi sono molto felice del percorso che ho intrapreso».
Adesso cosa ti aspetti?
«Noi meno tu è uscita da poco, sta andando bene e sono molto contento del risultato finale. Ho in mente dei traguardi che mi piacerebbe raggiungere ma non voglio farmi troppi film mentali e credo che parlarne porterebbe male; voglio lavorare bene e continuare a fare musica come ho fatto fino ad ora».
Il disco quando uscirà?
«Per quanto riguarda il disco, non saprei. Non è tanto il disco a non essere pronto, quanto l’artista. Arriverà il giorno in cui sentirò il bisogno di realizzare un disco, ma sento che manca ancora qualcosa. Non voglio mettermi fretta. Coi giusti tempi farò tutto, promesso».