Mariposa in spagnolo significa farfalla ed è una metafora che sta molto a cuore a Lodovica Comello, l’artista italiana famosissima in tutto il mondo latino e non, grazie alla sua partecipazione al blockbuster Disney Violetta. Oggi Lodovica esce con il suo secondo disco in 13 paesi, lanciato dal singolo Todo El Resto No Cuenta. Ci siamo fatti spiegare com’è cambiata la sua vita in questi anni.
Come sei arrivata a questo capitolo della tua carriera?
«Ci ho messo due anni ma mi son decisa a buttarmi da sola, infatti credo che nell’ego di ogni artista ci sia sempre qualcosa che ti spinge a fare il salto, a spiegare le ali, a crescere di più. Ho lasciato la produzione di Violetta e la mia vita a Buenos Aires e sono tornata in Italia determinata a proseguire nel mio sogno, la musica.»
È un salto nel vuoto o sei sicura delle tue scelte?
«Adesso la paura delle reazioni dei fan è un po’ passata, ma ho avuto molto sostegno sui social network e mi sono rincuorata. Mi hanno difeso tutti, specialmente chi davvero ha pensato che stessi costruendo il mio futuro. Sono caduta sul morbido, anche se nell’ultimo anno ho dovuto affrontare emozioni molto forti.»
A che livello?
«Anzitutto personale, perché l’abbraccio con i ragazzi del programma non lo dimenticherò mai. Sono passata dal volermene andare al non volerli abbandonare e al dovermi ricostruire una vita qui in Italia. Abbiamo creato un gruppo di messaggi e ci sentiamo spesso, così si avverte di meno la lontananza.»
Come trovi l’Italia dopo anni di distacco?
«Quando ero via i miei, che hanno un commercio nell’abbigliamento, si lamentavano della crisi. Ma quando sono arrivata non ho trovato certamente la povertà che ho visto in Argentina. Quindi mi sembra che ci sia bisogno di ottimismo. Io sono fiera di essere italiana, all’estero ci trattano benissimo, come se avessero sempre bisogno di imparare da noi.»
Come hai concepito questo disco in un momento di passaggio?
«Sul set mi portavo il quaderno e appuntavo i miei pensieri nelle pause. Poi nel weekend via skype lavoravo col mio produttore che era a Milano. Ho poi voluto un duetto con Abraham Mateo, che ora è una superstar nei paesi spagnoli, e anche più canzoni in italiano per i miei fan, alcune delel quali si trovano nella versione deluxe del disco.»
Hai mai sentito la costrizione del personaggio della tv?
«Non ho paura di essere incasellata musicalmente perché la mia musica si evolve, questo album è un passo avanti dal mondo del precedente, Universo e si sente. È la mia versione 3.0, la mia vena rock verrà fuori anche nei live e sono sicura che la mia proposta interesserà anche un pubblico più grande dei teenagers.»
Senti comunque una responsabilità nei confronti di un pubblico molto giovane?
«Mi viene spontaneo dire certe cose quindi non penso di sbagliare a dare messaggi positivi, a incoraggiare la lotta per i propri sogni. Dico di essere liberi ai ragazzi che mi seguono perché così si può fare quello che si vuole riuscendo a realizzarsi.»
Parlaci del brano in italiano che chiude l’album…
«Si chiama Ci vediamo quando è buio ed è la pecora nera del disco, perché è una mia creazione totale ed è stata scritta in solitudine a Buenos Aires. Pensavo sempre a quella frase che la mia collega spagnola Alba mi diceva: Se ti senti sola, guarda la luna, è la stessa che stanno guardando i tuoi famigliari. E questo pensiero mi ha aiutato molto.»
Come vedi la tua carriera oggi?
«Dal vivo ho uno spettacolo in grande stile, con quattro ballerini, tre coristi e una band totalmente live di cinque elementi. Voglio andare verso il rock, per il momento ho abbandonato l’idea di stare da sola su un palco con chitarra tipo Joni Mitchell, anche se i miei riferimenti restano quelli. Spero di lasciare un segno nella musica quest’anno, con tutto il lavoro che c’è dietro al disco credo ce la farò.»