Vito Ranucci, compositore tutto partenopeo, dona una nuova luce, una rinnovata chiave di lettura alla musica classica del ‘900 esprimendone un timbro puramente post-contemporaneo, elevandone le rinnovate suggestioni che essa può donare.
Un lavoro dunque tutto da ascoltare, che riflette il tessuto attuale, attraverso una completa rielaborazione…brillante e nel contempo sfacciata, dal carattere decisamente originale.
Killing The Classic (KTC ) è questo il titolo del nuovo lavoro discografico di Vito Ranucci il quale non a caso, richiama il completo rifacimento su cui si fonda la creazione del suo lancio. La passione di Vito Ranucci per la musica si estrinseca in forma di essenziale atto d’amore “Cerco di stapparne l’essenza e farla mia” questa, una delle sue più vive esclamazioni espresse in merito all’elaborazione di Killing The Classicuna ripresa vivace di brani classici che spaziano da Bach a Vivaldi, ripercorrendo immancabilmente Mozart e Orff. Un lavoro discografico composto da tredici brani qui in sequenza: Amadeus ( arrangiamento da W.A. Mozart), Night to Love (arrangiamento ispirato a A. Vivaldi), Tempus Fugit, La Danse, Innocence (arrangiamento tratto da M. Ravel), Lost in the Garden, Lobet Den Herrn (arrangiamento ispirato a G. Puccini), Le Ciel D’Hiver (arrangiamento tatto da F. Chopin), In a Landscape( arrangiamento tatto da A. Vivaldi), Flobt, Mein, Heiland (arrangiamento tatto da A.S. Bach), Cantio Vernalis (arrangiamento ispirato a Carmina Burana), che consacrano Vito Ranucci grande promotore della musica di riproposizione, un genio della sperimentazione. Killing The Classicè stato presentato in alcuni luoghi europei tra cui l’Olanda e la Germania, incitandone altresì la brillanteperformance tutta napoletana presso il Teatro Mercadante.
Una ripresa dei grandi classici quella che Vito Ranucci fa rivivere, attraverso la sua curiosità in continua espansione e trasformazione, laddove, il timbro classico non viene ucciso bensì rinnovato tramite nuove forme musicali che spaziano dal colto al popular, proprio come una ricca forma d’arte. Risiede in questa innata capacità di trasfigurazione il fascino del compositore partenopeo che ha rapito spontaneamente Mario Monicellitanto da affidargli la colonna sonora del suo ultimo film, La Rosa del Deserto,nel 2006. Godiamoci dunque, ogni suggestione!