Se tutto l’universo di Mark Ronson, dj e produttore lanciatissimo nell’Olimpo pop, avesse mai bisogno di un compendio definitivo, questo è racchiuso nel suo nuovo vendutissimo album, Uptown Special. Un disco che più Ronson non si può, l’unica uscita della style icon globale dei nostri giorni in grado di tirare una linea dopo il capolavoro che lo ha già consacrato alla storia, Back To Black. Quel disco era di circa 10 anni fa e a cantarlo c’era Amy Winehouse. Visto che non c’è più né quella interprete, né quel clima discografico, a noi oggi tocca Uptown Special, con il singolo con Bruno Mars a spaccare le frequenze di ogni radio nel pianeta e a farci simpaticamente interrogare da quale album di Jacko siano presi i vari hook che si sentono.
Mars non è nuovo a riferimenti soul anni 80, ma qui in coppia col produttore più hot del momento siamo nel territorio della perfezione stilistica per la musica popolare. Canzoni che popolano e spopolano giustamente: in un periodo di depressione e crisi di idee, Ronson rispolvera quanto di meglio c’è nel repertorio dei favoriti di ognuno di noi e questa volta si concentra sul black americano anni 80. Daffodils con la voce di Kevin Parker è un’elegante parentesi vintage, Crack In The Pearl con Andrew Wyatt è un ponte tra passato e presente pressocchè perfetto. Cosa sarebbe Ronson senza “un piccolo aiuto dai suoi amici” è materia di discussione abbondante nei magazine di tutto il mondo. A noi importa che oltre a ridisegnare le carriere di Kaiser Chiefs, Duran Duran e Lilly Allen, questa volta sia riuscito a ritrarsi come meglio poteva, con una sicurezza di maniera e sostanza invidiabile per chiunque faccia il suo mestiere.