Dal 17 febbraio al 1 marzo 2015 al Teatro dell’Orologio va in scena “Sei personaggi in cerca d’autore” di Luigi Pirandello con Michele Altamura, Nicola Borghesi, Riccardo Lanzarone, Paola Aiello, Natalie Norma Fella, per la regia di Gabriele Paolocà, ideazione di VicoQuartoMazzini e la produzione del Teatro Kismet Opera e VicoQuartoMazzini, con il sostegno di Progetto Goldstein e Teatro dell’Orologio.
La compagnia VicoQuartoMazzini porta in scena per la stagione 2014 – 2015 del Teatro dell’Orologio, dal titolo What’s the Time?, una delle opere più celebri di Luigi Pirandello, Sei personaggi in cerca d’autore. Lo spettacolo andrà in scena dal 17 febbraio al 1 marzo in Sala Orfeo.
Sei personaggi negati dallo scrittore che li ha concepiti irrompono in un teatro durante le prove di uno spettacolo. Devono rappresentare il proprio dramma, devono a tutti costi, ne va della loro ragion d’essere.
Sono un padre, una madre e i loro figli; portano con sé il fardello di una storia tremenda, macchiata di sangue e vergogna. Una storia che li renderà interpreti di un tormentato dramma di cui tutti e sei conoscono già i tremendi risvolti. Eppure devono vivere il loro dramma, sono nati per questo. E non si tireranno indietro.
Note di regia
I Sei Personaggi tentano il loro autore nell’ora del crepuscolo, quando egli, abbandonato su una poltrona, lascia che l’ombra invada la sua stanza e che quell’ombra brulichi della loro presenza. E’ questa l’immagine con cui Pirandello descrive il sacro momento della creazione, è un’immagine magica e inquietante, bianca e nera: la questione creativa è una questione di vita o di morte. Pirandello intende l’artista come un sensitivo succube di un’idea che s’impadronisce della sua testa, che ne modifica lo sguardo e la realtà. Ed è così che la realtà, quella riconosciuta da tutti, diventa distante, la realtà di un altro pianeta.
In che mondo vive un artista?Qual è la sua verità? Quanto una “realtà altra” diventa alienazione e quanto diventa ancora di salvezza.
Affrontare Pirandello vuol dire sedersi accanto a lui, in quell’ora del crepuscolo, per fare la conta dei propri fantasmi.
“Ho scritto questa commedia per liberarmi da un incubo”, così scrive Pirandello nella sua presentazione. E se invece di allontanarsi, quell’incubo s’impadronisse di noi?
Gabriele Paolocà