Il più grande tesoro di monete antiche è stato trovato nelle scorse settimane sul fondo del mare nell’antico porto di Cesarea. Si tratta di circa duemila monete d’oro risalenti a mille anni fa: la moneta più antica è un quarto di dinaro coniato a Palermo nella seconda metà del IX secolo d.C. (epoca fatimide). La scoperta e’ stata annunciata dalla Israel Antiquities Authority, citata dal quotidiano “Jerusalem Post” e ripresa dal sito internet Israele.net.
A trovare le monete sono stati 4 sub nel mare antistante Cesarea, uno dei siti archeologici romani più importanti e più visitati di Israele. Il gruppo di subacquei del club di Cesarea ha segnalato il ritrovamento alle autorità archeologiche israeliane, i cui esperti si sono poi recati insieme ai subacquei nel luogo del ritrovamento, muniti di un metal detector ed hanno scoperto quasi duemila monete d’oro di diverso taglio, dimensioni e peso: un dinaro, mezzo dinaro, un quarto di dinaro.
Robert Cole, esperto numismatico della Israel Antiquities Authority, dice che le monete sono in ottimo stato di conservazione e che non necessitano di alcun intervento di pulizia o conservazione nonostante il fatto che siano rimaste in fondo al mare per un migliaio di anni. Kobi Sharvit, direttore della Unita’ di Archeologia Marina della Israel Antiquities Authority, e’ del parere che vicino al luogo del ritrovamento si trovi probabilmente il relitto di un battello ufficiale della tesoreria fatimide.
Diverse le ipotesi riguardo il ritrovamento: un battello che forse faceva rotta verso il governo centrale del Cairo dopo aver riscosso le tasse, oppure le monete erano destinate a pagare i salari del presidio militare fatimide di stanza a Cesarea.
La maggior parte delle monete ritrovate risalirebbe ai califfi fatimidi Al-Hakim (996-1021) e suo figlio Al-Zahir (1021-1036), e vennero coniate in Egitto e Nord Africa. I Fatimidi, dinastia sciita ismailita giunta dal Nord Africa, diede nuovo sviluppo all’antica città di Cesarea e ad altre città costiere della zona. Queste sono monete che restarono in circolazione anche dopo la conquista dei Crociati.