Entrato a pieno diritto a far parte dei sette Teatri Nazionali (unico Stabile del Sud) appena due giorni fa, il Mercadante di Napoli, che ora rappresenta un vero fiore all’occhiello per la città e il suo teatro, apre questa nuova fase con uno spettacolo che ha già riscosso grande successo nell’ultima edizione del Teatro Festival: Tre Sorelle di Anton Cechov, per la regia di Claudio Di Palma (repliche fino a dom. 15 Marzo).
Tre Sorelle, datato 1901, è il penultimo capolavoro di Cechov, che sarebbe scomparso di lì a tre anni. L’azione ruota intorno alle ormai celeberrime Masha, Olga e Irina che, insieme al fratello Andrej, vivono in una piccola città di provincia dove si erano trasferiti da Mosca, a seguito del padre, generale Prozorov. Morto questi, le tre sorelle orfane sognano di tornare nella grande città, dove contano di realizzare ciascuna le proprie ambizioni. Ma una serie di circostanze le costringerà a veder man mano svanire i loro sogni di gloria, relegandole per sempre in una provincia che appare tanto più una prigione, quanto più lontana si dissolve la loro terra promessa. Un ennesimo affresco di un’aristocrazia terriera in decadimento, aggrappata ad un passato che non tornerà mai più, che non sa risolversi (non a caso, anche qui, come nello Zio Vanja, la battuta-tormentone è “bisogna lavorare”), e che di lì a poco sarebbe stata spazzata via dalla Rivoluzione. Ma anche una riflessione sull’immutabilità del destino che – argomenta il barone Tuzenbach, amico di famiglia – lascia all’uomo solo momenti di transitoria felicità. E, quando Masha gli chiede: “E il senso dove sta?”, questi le risponde: “E quando nevica, il senso dove sta?”.
La regia di Claudio Di Palma coglie perfettamente tutte le sfumature di un testo poetico e complesso, non rinunciando a momenti di vera e propria comicità, una comicità che nasce dalle stesse situazioni che spesso tradiscono le aspettative e si risolvono in paradossi (atteso che lo stesso Cechov definiva i propri drammi “commedie”, perché il comico è il tragico visto al rovescio). L’idea di ambientare il tutto su una spiaggia, con tanto di barca pronta a partire, rende ancora più tangibile la frustrazione di personaggi che non riescono a prendere il largo. Un grosso contributo ad uno spettacolo ben fatto e dal buon ritmo, lo danno le suggestive scene di Luigi Ferrigno, i bei costumi, più simbolici che naturalistici, di Zaira De Vincentiis, il disegno luci complesso e dal forte impatto visivo di Gigi Saccomandi, e le musiche evocative ed eseguite dal vivo di Ran Bagno. Quanto ai numerosi interpreti, tutti bravi e nella parte, oltre alle strepitose protagoniste Gaia Aprea (Masha), Sabrina Scuccimarra (Olga) e Federica Sandrini (Irina), vanno ricordati Paolo Serra (Andrej), Andrea Renzi (il comandante Vershinin) e Alfonso Postiglione (il medico Ivàn).
Da non perdere.