“Casa Surace” è un autentico fenomeno di massa esploso sul web, nonché una factory che dal 2015 ad oggi ha totalizzato più di 400 milioni di visualizzazioni su Facebook e YouTube, con oltre 150 video realizzati e con un seguito di più di 2 milioni di fan. Alcuni protagonisti di “Casa Surace” (Riccardo Betteghella, Bruno Galasso, Andrea Di Maria, Fernanda Pinto) sono sati ospiti all’ultima edizione del Social Wordl Film Festival. Per l’occasione abbiamo scambiato quattro chiacchiere con loro.
Il segreto del vostro successo è anche quello di affrontare tematiche sociale con molta semplicità e diretta
«Lanciare un messaggio importante con la giusta ironia e farlo arrivare a quante più persone possibili, crediamo sia la cosa migliore. La gente vuole ridere, quindi se si riesce a farla ridere e pensare contemporaneamente è un grande risultato».
Come nascono i vostri lavori?
«A tavola, perché a stomaco pieno nascono le idee migliori. Giochiamo sugli stereotipi e cerchiamo di stravolgerli senza mai sfociare nella volgarità».
Le vostre idee sono belle e piacciono tanto. Avete mai pensato di fare un passo verso la cinematografia?
«È abbastanza difficile. Per realizzare un video di tre minuti ci impieghiamo circa dieci giorni. In realtà abbiamo anche ricevuto delle proposte che abbiamo rifiutato perché non ci sentivamo pronti. È un altro linguaggio, un altro canale di comunicazione. Con un film ti vai a confrontare ad un pubblico diverso. Quando sarà il momento cercheremo di non fare un collage dei nostri video, ma di proporre una storia che abbia un senso».
Cosa ne pensate invece dei colleghi youtuber che già si sono affacciati al mondo del cinema?
«Sono stati molto coraggiosi, perché sono riusciti a prendere una decisione che non è facile. Alcuni film mi sono piaciuti, altri meno. Forse questo non era il momento migliore per sperimentare nuove forme di comunicazione diverse dal web. Ovviamente far ridere in tre minuti è diverso che far ridere in un’ora e mezza».
Dagli inizi ad oggi vi aspettavate questo successo? Come lo state vivendo?
«Nessuno di noi si aspettava questa risposta quando abbiamo cominciato, però, abbiamo avuto l’avvisaglia che poteva essere un progetto che sarebbe piaciuto. Da quel momento in poi ci abbiamo creduto veramente. La popolarità la affrontiamo in maniera spontanea e ingenua. L’emblema di Casa Surace è nonna Rosetta e il suo approccio con questa popolarità».
Come è nata l’idea di Casa Surace?
«È nata nel 2015 un po’ per caso e un po’ per gioco da un gruppo di amici e coinquilini».
Quanto lavoro c’è dietro ogni singolo episodio?
«Un grande lavoro autoriale, di scrittura e stesura dei testi. Ma anche un lavoro con i brand. Dietro Casa Surace c’è una squadra che si muove e collabora in maniera sinergica. Lavoriamo anche in maniera abbastanza teatrale. Non seguiamo dei copioni. Abbiamo un canovaccio, studiamo le scene con il regista al momento, anche se poi ogni scena è arricchita da molta improvvisazione».
Il rapporto con Antonella Morea?
«Per noi è come una mamma. Essendo una grande attrice napoletana di tradizione ha portato questa sua contaminazione, riuscendo ad essere molto moderna. Per noi tutti è una grande ispirazione e lei a sua volta si lascia contagiare dal nostro entusiasmo».
Il MATRIMONIO al SUD