Chitarrista e compositore crotonese, Renato Caruso, lo scorso 11 maggio ha pubblicato il nuovo disco di inediti solo guitar, dal titolo “Pitagora pensaci tu”. Si tratta di un lavoro molto particolare in cui il funk, il jazz, la bossa nova e la classica, si uniscono in unico genere chiamato Fujabocla, termine coniato dallo stesso Caruso. Il disco contiene 11 composizioni inedite e 2 cover (“Quando” di Pino Daniele e “Tears in heaven” di Eric Clapton).
Di recente è uscito “Pitagora Pensaci tu”. Come e quando sono nate queste composizioni?
«Sono nate nel corso di un paio di anni, dall’ultimo mio disco ad oggi. Solitamente i miei brani nascono da semplici ispirazioni del quotidiano, oppure dagli sbagli che possono succedere in fase di composizione, in cui copio, incollo, cancello, fino a far nascere la melodia che più mi convince».
Cosa rappresenta per te questo nuovo lavoro discografico?
«Un bigliettino da visita per presentare Renato Caruso come compositore. Vorrei scrivere colonne sonore e spero questo disco sia un buon incipit per quello che voglio fare».
All’interno dell’album anche due cover “Quando” di Pino Daniele e “Tears in heaven” di Eric Clapton. Come mai la scelta è caduta su questi due artisti?
«Pino Daniele perché l’ho sempre amato, l’ho sempre definito il mio maestro nascosto, ovvero quello che mi ha insegnato tanto, soprattutto a livello di ritmica. Avendo fatto studi classici al conservatorio, lui ha saputo darmi la svolta più latina. “Quando” è seconde me il brano più bello di Pino, sia come melodia, sia come armonia, quindi ho voluto rischiare proponendo questa sua cover per ricordarlo e omaggiarlo. “Tears in heaven” di Eric Clapton è un brano che ho sempre suonato nei concerti, tra l’altro credo che sia uno dei pezzi più belli al mondo».
Nel 2015 hai pubblicato il tuo primo libro “La Mi Re Mi”, dedicato a Pino Daniele. Attualmente stai scrivendo un nuovo libro. Ce ne vuoi parlare?
«Sto scrivendo un altro libro, questa volta un po’ diverso dal primo. Si tratta di un romanzo culturale, in cui la fisica e la musica si incontrano. Un romanzo che rispecchia un po’ i miei studi scientifico musicali».
Sei l’inventore di un nuovo genere musicale, “Fujabocla”…
«Il Fujabocla e l’acronimo di funk, jazz, bossa nova, classica. È questa mescolanza di generi che insieme rappresentano il modo in cui io suono».
Come mai ha scelto di intitolare il disco “Pitagora Pensaci tu”?
«Per omaggiare Pitagora, vissuto nella mia città, Crotone. È stato un grande musicologo, uno dei primi esperti di teoria musicale, colui che ha capito cos’era la frequenza, l’armonia, la filosofia. È stato uno che ha fatto i primi esperimenti e che ha dato i primi concetti della teoria musicale».
Hai lavorato cinque anni presso l’accademia musicale di Ron, “Una Città Per Cantare”, ma anche in altre accademie come docente di chitarra classica, acustica, T&S, informatica musicale. Che tipo di docente sei?
«Il mio è un insegnamento molto filosofico. Cerco di capire bene la persona che ho davanti. Oggi è tutto cambiato. Un docente deve fare anche un po’ da psicologo, filosofo. Quando avevo 10 anni, non avevo molte scelte, dovevo fare quello e basta. Oggi c’è molta distrazione, quindi devi capire prima cosa piace e poi scegliere un percorso. Insegno anche nelle scuole, di conseguenza sono a stretto contatto con i ragazzi, quindi so quello che va e quello che non va».
Ti sei esibito con Ron, i Dik Dik, Fabio Concato, un percorso che ha arricchito sicuramente la tua crescita artistica?
«Queste sono esperienza che ti segnano e ti fanno capire che stai percorrendo la strada giusta».