Al Teatro Bellini di Napoli è in scena Glauco Mauri con Una Pura Formalità, adattamento e regia dello stesso Mauri dall’omonimo film di Giuseppe Tornatore, con Roberto Sturno; una produzione Compagnia Mauri-Sturno in collaborazione con Fondazione Teatro della Pergola (repliche fino a dom. 22 Marzo).
Quando Una Pura Formalità uscì nelle sale nel 1994, fu accolto con freddezza dalla critica, forse per la sua inquietante novità o per il suo impianto squisitamente teatrale. Oggi è considerato uno dei capolavori di Tornatore, oggetto di culto di un certo pubblico televisivo notturno. La storia si svolge in uno squallido Commissariato di Polizia, sperduto nel mezzo del nulla dove, in una notte tempestosa, viene condotto un uomo trovato a correre nei boschi. Interrogato da un enigmatico Commissario che sta indagando su un omicidio, l’uomo rivela di essere Onoff, famoso scrittore, ricostruendo poco a poco la sua vita, fino alla scoperta di una sconcertante verità… “Una Pura Formalità è un viaggio alla scoperta di se stessi”, dichiara Mauri. “L’intensità del racconto, il suo ritmo, illuminato da emozionanti colpi di scena, una razionale e al tempo stesso commossa visione della vita, mi hanno spinto – in pieno accordo con Tornatore – ad una libera versione teatrale. Il racconto rimane oscuro fino al suo sconvolgente epilogo, dove avviene un capovolgimento radicale di quello che sembrava un giallo”.
In effetti, la versione teatrale di Glauco Mauri nulla toglie alla bellezza del film, carica com’è di un’inquietudine strisciante, di ritmo serrato e di continui capovolgimenti delle situazioni, che ne fanno uno spettacolo fluido e appassionante. L’incontro-scontro tra due forti personaggi – commissario e scrittore – è magnificamente reso da Mauri e da Roberto Sturno, entrambi in gran forma e capaci di renderne tutte le numerose sfaccettature. Insieme a loro, sul palco, i bravi Giuseppe Nitti, Amedeo D’Amico, Paolo Benvenuto Vezzoso, Marco Fiore. Particolarmente belle e sorprendenti le scene di Giuliano Spinelli. Di forte impatto anche i costumi di Irene Monti e le musiche di Germano Mazzocchetti.
Da vedere.