Dal 24 al 29 marzo il Teatro Bellini ospita “Orchidee”, uno spettacolo di Pipp Delbono con Dolly Albertin, Gianluca Ballarè, Bobò, Margherita Clemente,Pippo Delbono, Ilaria Distante, Simone Goggiano, Mario Intruglio,Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Pepe Robledo, Grazia Spinella. Immagini e film Pippo Delbono – Luci Robert John Resteghini musiche di Enzo Avitabile, Deep Purple, Miles Davis, Philip Glass, Victor Démé, Joan Baez, Nino Rota, Angélique Ionatos, Wim Mertens, Pietro Mascagni. La direzione tecnica è affidata a Fabio Sajiz, il suono a Matteo Ciardi, le luci e video a Orlando Bolognesi, l’elaborazione costumi a Elena Giampaoli. Dello staff tecnico troviamo il capo macchinista Gianluca Bolla, il responsabile produzione Alessandra Vinanti, l’organizzazione di Silvia Cassanelli e l’amministratore di compagnia Raffaella Ciuffreda.
A PROPOSITO DI ORCHIDEE
“Ancora posso scrivere d’amore” scriveva il poeta Dario Bellezza, grande amico di Pier Paolo Pasolini morto ucciso dall’aids.
L’orchidea è il fiore più bello ma anche il più malvagio, mi diceva una mia amica, perché non riconosci quello che è vero da quello che è finto.
Come questo nostro tempo.
In Orchidee c’è, come in tutti i miei spettacoli, il tentativo di fermare un tempo che sto attraversando. Un tempo mio, della mia compagnia, le persone che lavorano ormai da molti anni con me, ma anche un tempo che stiamo attraversando e vivendo oggi tutti noi. Italiani, europei, occidentali, cittadini del mondo.
Un tempo confuso dove mi sento, ci sentiamo, in tanti, credo, sperduti…
Con la sensazione di aver perduto qualcosa. Per sempre. Forse la fede politica, rivoluzionaria, umana, spirituale.
Orchidee nasce anche da un grande vuoto che mi ha lasciato mia madre quando è partita per sempre. Mia madre che dopo i conflitti, le separazioni, avevo rincontrato per ridiventare amici. Io, un po’ più grande un po’ più saggio, lei vecchia ritornata un po’ più bambina.
E così il vuoto. Il sentirsi non più figlio di nessuno. Il vuoto dell’amore.
Ma Orchidee nasce anche da tanti vuoti da tanti abbandoni.
Il vuoto che viviamo nella cultura, nell’essere artisti perduti. Il teatro che spesso sento un luogo diventato troppo polveroso, finto, morto. La menzogna accettata, della rappresentazione teatrale.
Ma Orchidee parla anche del bisogno vitale di riempire quel vuoto.
Parla del bisogno di ricercare ancora, altre madri, altri padri, altra vita, altre storie.
E poi stranamente le parole “importanti” del teatro che volevo abbandonare mi sono ritornate addosso e hanno ritrovato un loro senso nuovo, incastrate con la mia vita.
E anche la mia vita forse è diventata con quelle parole, la vita di tanti altri.
Credo che Orchidee rappresenta per me quel bisogno vitale, incontenibile, di continuare ancora nonostante tutto a scrivere, a parlare dell’amore.
Pippo Delbono